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03/01/2007 – Si sta per concludere a Roma presso il Museo Hendrik C.Andersen la mostra Gianni Berengo Gardin. Reportage su Carlo Scarpa. Fotografie 1966-1972.
La mostra, organizzata dalla DARC (Direzione generale per l'architettura e l'arte contemporanee) e dal MAXXI Architettura - Centro Archivi e curata da Maddalena Scimemi, chiuderà i battenti il 10 gennaio prossimo.
L’esposizione presenta una “selezione di fotografie che Gianni Berengo Gardin ha scattato ai "cantieri" di Carlo Scarpa, in particolare alla Biennale di Venezia e alla Tomba Brion. Le foto, realizzate nel 1972, sono conservate nella collezione della Fototeca Carlo Scarpa del CISA Palladio”.
“Una spettacolare selezione di fotografie in bianco e nero tuttora inedite, una documentazione straordinaria realizzata a cantiere aperto che viene riproposta a Roma nella sede del Museo Andersen diretto da Elena Di Maio. La versione romana della mostra è stata realizzata con il contibuto della Regione del Veneto e con il coordinamento di Erilde Terenzoni. Attualmente il Museo Andersen è anche sede provvisoria del Centro Archivi del MAXXI Architettura diretto da Margherita Guccione.
«In mostra sono esposte 40 fotografie articolate in 4 sezioni tematiche. Sono una serie di “storie
fotografiche” attraverso le quali si intende comporre un ritratto di Gianni Berengo Gardin che illustri la varietà delle sue fonti di ispirazione, la rapidità istintiva del suo occhio, la perfezione della sua tecnica e la forza espressiva delle sue inquadrature. Sono fotografie che documentano l’uomo e l’architettura, l’arte più legata alla vita, e che rivelano tutto il carattere di questo energico fotografo.
Ritratti
La vita nei padiglioni e nei giardini della Biennale d’Arte di Venezia è effimera quanto una stagione. Nella solennità di un evento, nella frenesia di un cantiere, nell’incontro con un amico o con un personaggio pubblico, Berengo Gardin coglie l’occasione per comporre una straordinaria galleria di ritratti che immortalano operai e protagonisti del mondo dell’arte. Insieme allo stesso Carlo Scarpa, si riconoscono lo scrittore Dino Buzzati, gli artisti Lucio Fontana, Emilio Vedova e Bepi Santomaso, l’editore d’arte Bruno Alfieri e gli amici fotoreporter Ugo Mulas e Rolly Marchi.
Distanze
Nel 1988 Italo Zannier aveva riconosciuto all’interno del mondo di Berengo Gardin la presenza di “Piccole Figure”, che si stagliano in fondo a monumentali paesaggi naturali o urbani. Ispirate a questa categoria, le fotografie che seguono sono affiancate ad altre in cui compaiono “Grandi Figure”, così da rivelare i movimenti del fotografo e l’uso che egli fa degli strumenti ottici (come il teleobiettivo) intorno agli oggetti che intende rappresentare.
Linee
Lo stesso Berengo Gardin ha definito geometrico e astratto il carattere di certa architettura scarpiana. In questa selezione il fotografo centra le sue inquadrature affinché le linee e le superfici convergano e le immagini appaiono ai nostri occhi alla stregua di proiezioni prospettiche disegnate. Si tratta di fotografie composte con frazioni di architetture, privilegiando gli allineamenti e le intersezioni di precise soluzioni compositive, come il taglio nero al centro della scalinata di un allestimento o come il profilo a guscia di una grande vasca, che un giorno scomparirà sott’acqua.
Ombre
Dedicata al complesso monumentale Brion nel cimitero di san Vito d’Altivole, questa sezione è come un piccolo album fotografico ispirato dalla luce lunga di un pomeriggio autunnale. In essa sono raccolte immagini “clandestine” che riprendono feritoie in controluce, pareti oblique, dettagli delle architetture e dei materiali con accentuato chiaroscuro, cogliendo ed enfatizzando gli infiniti stimoli percettivi del progetto di Scarpa».
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