Luce, mare e memoria: Vibia alla Biennale di Venezia 2025
Le lampade del brand spagnolo illuminano l'allestimento curato da Guendalina Salimei negli spazi delle Tese delle Vergini, all'interno del Padiglione Italia
Vibia at Tese delle Vergini, Padiglione Italia - photo Fernando Alda
24/07/2025 - In occasione della Biennale Architettura 2025, le lampade Vibia illuminano gli spazi delle Tese delle Vergini, all'interno del Padiglione Italia all’Arsenale. La storia millenaria di questo luogo fa da sfondo alla messa in scena delle creazioni luminose del brand spagnolo, pensate per evocare suggestivi giochi di luce e ombra.
La 19a edizione della Mostra Internazionale di Architettura, curata da Carlo Ratti e organizzata dalla Biennale di Venezia, si svolge sotto il titolo “Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva.” In un contesto che riflette sulle sfide climatiche e sulla sostenibilità, l’esposizione italiana – con oltre 750 partecipanti – esplora il futuro dell’architettura attraverso le lenti dell’intelligenza naturale, artificiale e collettiva, con l’obiettivo di creare ponti tra generazioni e discipline.
Tra i 66 padiglioni nazionali, le soluzioni luminose Vibia sono protagoniste in quello italiano, intitolato “Terrae Aquae. L’Italia e l’intelligenza del mare.” Curata dall’architetta e docente universitaria Guendalina Salimei, l’esposizione propone riflessioni architettoniche, scientifiche e culturali attraverso disegni, video, installazioni artistiche ed esperienze interattive che raccontano il passato, il presente e il futuro dell’Italia, osservati dal punto di vista del mare.
La posizione del Padiglione Italia ha avuto un ruolo chiave nello sviluppo concettuale dell'intervento. L’Arsenale di Venezia, un tempo il più grande centro produttivo del mondo preindustriale e simbolo del potere politico, economico e militare della città, rappresenta un contesto carico di memoria.
All’interno di questo scenario iconico e secolare si trova lo spazio illuminato da Vibia: le Tese delle Vergini, un edificio risalente al XVI secolo. La sua natura industriale ha guidato la scenografia luminosa, che valorizza le strutture originarie – pareti, soffitti e sostegni – con delicatezza e rispetto.
L’obiettivo era quello di rafforzare il dialogo tra la memoria storica dell’ambiente e le lampade Vibia, concepite come parte integrante dell’architettura. Segnano il percorso espositivo, accentuano le opere presenti e contribuiscono a un’esperienza immersiva e sensoriale, in linea con la filosofia del brand: Shaping Atmospheres.
Le installazioni scelte esaltano il contrasto tra luce e ombra, orientando il cammino del visitatore e svelando le trame materiche dello spazio.
L’ampiezza del luogo conferisce ulteriore valore alla luce come elemento essenziale, in grado di creare tensione visiva e attrarre lo sguardo verso forme luminose cariche di malinconia.
All’ingresso del padiglione, due sospensioni Array disegnate da Umut Yamac, offrono un impatto visivo immediato grazie a una luce discendente morbida, che sembra scaturire da sottili fili creando un’illusione ottica leggera e vibrante.
Nel secondo spazio, i proiettori Circus Solo di Antoni Arola illuminano dall’alto le fotografie esposte. Con una luce puntuale e indiretta, creano un’atmosfera intensa e teatrale, lasciando in penombra il resto dell’ambiente.
Salendo alla struttura metallica centrale, i visitatori incontrano le versioni da terra delle North Floor, disegnate da Arik Levy. Segnano il percorso tra i tavoli espositivi con una luce direzionale, fondendosi con lo spazio e diventando parte della sua grammatica architettonica.
Nella parte finale della mostra, le lampade Flamingo – ancora una volta firmate da Antoni Arola – chiudono il percorso luminoso con un effetto caldo e scenografico.
Sospese come se volassero sopra ai visitatori, emettono una luce poetica e rarefatta.
Le loro sagome leggere sembrano opere d’arte, esaltate da accenti luminosi che ne completano l’aura evocativa.
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