18/10/2019 - A San Lazzaro di Savena, in provincia di Bologna, è stata ufficialmente inaugurata la nuova Chiesa del Buon Ladrone e il complesso parrocchiale annesso progettati dal team di giovani architetti composto da INOUTarchitettura, LADO architetti e LAMBER + LAMBER.
Il progetto del nuovo spazio sacro nasce da un processo, fortemente partecipato e condiviso con l’intera comunità, iniziato nel 2010: una Chiesa che non rinuncia alla dimensione simbolica ed evocativa, ma che al contempo vuole essere riconoscibile e riconosciuta.
Partendo dall’immagine archetipa di chiesa, il progetto ricerca un’architettura priva di virtuosismi, essenziale nei tratti e d’immediata comprensibilità: sobria, solenne, ma non monumentale, immagine di una mistica quotidianità.
L’involucro murario è di colore chiaro, come il marmo di importanti architetture, ma scevro di quel possente elemento materico che astrae le geometrie semplici della chiesa, rendendola eccezione preziosa rispetto al contesto.
Il perimetro della nuova chiesa è formato da pareti che nella loro interezza, si piegano, slittano l'una rispetta l'altra, diventando esse stesse grandi porte semiaperte, individuando due punti di accesso all’aula principale, oltre all’ingresso principale.
Un spaccatura continua, da cielo a terra e lungo tutta la copertura, seziona e fende l’involucro della Chiesa, rivelando la presenza del cielo. Uno “squarcio nel velo del tempio” intimamente connesso alla scelta dell’intitolazione della nuova Chiesa al Buon Ladrone e al messaggio di redenzione che vuole trasmettere.
Il progetto architettonico, quello liturgico e quello artistico sono stati pensati ed approfonditi quali componenti intimamente connesse, quali facce di un unico corpo.
Lungo il perimetro, ricavati in nicchie murarie, sono organizzati i principali spazi liturgici: il battistero di fianco all’ingresso, la cappella feriale a lato dell’altare e, speculare a essa, un ambito raccolto dedicato al coro. Anche il percorso artistico si sviluppa sfruttando l’intero sviluppo murario. Il vuoto centrale risultante è dedicato all’assemblea. Uno spazio intimo e misurato che ha come fulcro l’altare, attorno al quale si dispongono a semicerchio, come un abbraccio, i banchi, in grado di accogliere oltre 300 fedeli.
I fuochi liturgici – l’altare, l’ambone, il fonte battesimale – sono elementi lapidei in selenite: un gesso cristallino caratteristico delle colline bolognesi. Presenze fortemente materiche che emergono rispetto allo sfondo murario bianco e si accordano con la naturalità del pavimento ligneo. Ne deriva uno spazio interno quasi domestico, caratterizzato da pochi materiali, intimo e accogliente, enfatizzato dalla luce naturale.
Il complesso parrocchiale si sviluppa sul lato est della Chiesa e si compone di due nuovi edifici più il recupero del fabbricato esistente, utilizzato precedentemente come luogo di culto. L’organizzazione planimetrica consente di accedere alla Chiesa dai locali parrocchiali, e attraverso essi avere accesso al nuovo edificio anche dal retrostante Parco della Pace.
I nuovi corpi di fabbrica vanno a formare una corte interna su cui si affacciano tutte le aule per la catechesi: uno spazio aperto alberato e pubblico, di filtro rispetto al contesto urbano, di aggregazione, gioco e ritrovo.
La copertura dell’edificio di collegamento tra la nuova Chiesa e il fabbricato a due piani che struttura il lato est del lotto, è un tetto verde inclinato accessibile dal Parco stesso, a enfatizzare il rapporto di connessione e apertura del complesso parrocchiale alla dimensione urbana alla quale appartiene.
Il messaggio di liberazione e riscatto, legato alla figura del Buon Ladrone al quale è dedicata la struttura, è inoltre rafforzato dalla scelta di coinvolgere il carcere La Dozza di Bologna per l’inserimento di alcuni detenuti (a fine pena e a seguito di un periodo di formazione) nella fase costruttiva e realizzativa del complesso stesso. Un progetto dunque di architettura e sociale in grado di generare un nuovo polo di aggregazione per i fedeli e non solo.
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