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Premio Alto Adige a Mahlknecht & Mutschlechner
Vince il progetto di una sala polifunzionale in Val Aurina
Autore: comunicato stampa carlo calderan direttore turrisbabel
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13/03/2007 - «Il “Premio architettura Alto Adige” è una delle strategie messe in atto dalla Fondazione dell’Ordine degli Architetti […] nella speranza di attrarre l’attenzione di un pubblico più vasto attorno al valore di alcuni edifici di recente realizzazione che altrimenti passerebbero, per la loro dimensione o per la loro collocazione, quasi inosservati.
Ogni due anni gli architetti della provincia vengono invitati a sottoporre le loro opere al vaglio di una giuria esterna, quest’anno hanno risposto all’appello in 57. Durante un lungo ed intenso fine settimana i tre giurati del premio architettura, l’italiano Mario Cucinella, il tedesco Andreas Meck e l’austriaco Beny Meier, hanno dapprima visionato le tavole inviate e poi vistato personalmente, muovendosi da un capo all’altro della provincia, una ventina di lavori. Tra questo gruppo di selezionati, sono state scelte 4 menzioni speciali ed infine la rosa dei tre premi, tra i quali è poi stato scelto il vincitore. Delle opere di quest’ultimo “girone” ogni giurato ha voluto scrivere un giudizio personale, a sottolineare il valore riconosciuto a questo gruppo di progetti, e rivelandoci, senza intaccare l’unanimità raggiunta per il primo premio, almeno un affinità particolare di ognuno di loro per una delle tre architetture.
Agli architetti Mahlknecht & Mutschlechner, per la sala polifunzionale di San Giacomo, in Val Aurina, è stato assegnato il premio architettura 2007. Come già nel loro precedente lavoro per l’ampliamento del cimitero di Luttago, anche a San Giacomo, intervengono su uno dei punti più sensibili del paesaggio costruito sudtirolese, nella sua iconografia, accanto ai castelli, sicuramente una delle sue emergenze monumentali più caratterizzanti e codificate: quelle piccole composizione di edifici, recinti, muri di contenimento, alberi che si stringono attorno ad una chiesa, talvolta aggrappati ad un gradino lungo un pendio, talaltra esposti su di un’altura al margine di una vallata, come nel caso dei Bühel dei progetti di Mahlknecht & Mutschlechner in Val Aurina. Quadri perfetti che forse molti vorrebbero inviolabili; eppure il progetto vincitore ci mostra invece come possano ancora caricarsi di nuove funzioni senza venirne snaturati, anzi rafforzando in questo modo la loro natura, quella di luoghi destinati alla socialità pubblica, punti ad alta densità nei sistemi insediativi altrimenti sparsi delle valli sudtirolesi.
Il secondo premio va agli architetti Schmidt e Schwarz per la realizzazione di un ampliamento con per tre piccoli alloggi turistici ed uno spazio comune dell’Esserhof di Lana. Costruito in maniera non convenzionale con murature in balle di paglia intonacate, il progetto interpreta in modo nuovo il tema della villeggiatura in campagna, più che un edificio vero e proprio, il piccolo complesso ha la dimensione dell’architettura dei giardini: un raffinato, ermetico fronte absidato protegge gli alloggi dall”aia” del maso, mentre verso il vigneto si apre con quattro terrazze vetrate. Una pergola avvolge l’edificio che con il tempo finirà con il confondersi con la campagna.
A Stanislao Fierro, per l’autorimessa e la sistemazione di piazza Tribunale a Bolzano, è andato infine il terzo premio. Il tema dell’infrastrutture per la mobilità, decisivo nei primi decenni dell’architettura moderna e ricco di testimonianze anche nella nostra provincia, è divenuto sempre meno campo di sperimentazione degli architetti, quasi si trattasse della soluzione di un problema esclusivamente tecnico ingegneristico. Fierro ci mostra quanto sia fallace questa posizione: la discesa nel sottosuolo sapientemente accompagnata dalla luce tagliente dei lucernari può diventare un’avventura spaziale.

Per la seconda volta, accanto al premio architettura, è stato assegnato, dal Künstlerbund e dalla Fondazione dell’Ordine degli Architetti, quello per l’arte nell’architettura, il premio cioè per quei lavori che investono direttamente lo spazio costruito, in cui sia difficile o impossibile scindere l’intervento dell’artista da quello dell’architetto. La giuria composta da Eva Gratl e Wolfgang Piller ha deciso di assegnare un primo premio e di attribuire una menzione speciale. I due lavori non potrebbero essere più diversi.
Il primo premio va a Esther Stocker per il silo della ditta Barth a Bressanone. L’artista interviene in questo caso su di un manufatto tecnico preesistente, un corpo metallico cilindrico come se ne trovano in ogni zona produttiva della regione, lo riveste con fasce bianche e nere ed in questo modo lo rende improvvisamente presente, lo trasforma in un oggetto architettonico. Un opera in qualche modo esemplare perché ci mostra quante infinite possibilità di comunicazione possano offrire anche gli oggetti più negletti dei nostri paesaggi contemporanei.
La menzione speciale va a Taddäus Salcher che a Merano interviene invece in uno spazio interno progettato dall’architetto Heinold Gasser, la cappella del Kolpinghaus. Una sala essenziale in cui l’architettura si riduce ad un velario opalino ed al piano di legno del pavimento come sfondo rarefatto ai due monoliti dell’altare e del leggio. Oltre alle lastre opache che rendono indefinito il limite geometrico della sala, affiora, come un graffio sullo sfondo latteo, la croce. »

  Scheda progetto: Edificio polifunzionale sul Bühel
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