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Iris Tondo

A Milano apre il MEET, spazio per 'connessioni' tra persone e tecnologie
Carlo Ratti e Italo Rota svelano la nuova sede del Centro internazionale di cultura digitale che aprirà al pubblico il 31 ottobre
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30/10/2020 - Nonostante il periodo difficile che sta vivendo, Milano è pronta ad aggiungere un tassello importante per la città: il MEET - Centro internazionale di cultura digitale, una nuova casa per il mondo digitale, un luogo di incontro fisico e virtuale che inaugurerà il 31 Ottobre 2020.

MEET ha la sua sede a Milano, in zona Porta Venezia, in uno storico palazzo costruito all’inizio del Novecento e ampliato da Gae Aulenti alla fine degli anni Novanta del secolo scorso. Rinnovata da CRA-Carlo Ratti Associati e Italo Rota, la sede si estende su una superficie di oltre 1500 metri quadri divisa su tre livelli. 

Il progetto si sviluppa intorno a un ampio spazio pubblico verticale - una “scala abitata” alta 15 metri, fulcro del progetto, la quale può trasformarsi di volta in volta in teatro, spazio di lavoro o area riunioni, e rappresenta il crocevia della attività e degli eventi del centro.
Tema centrale del progetto sono i modi in cui, in un mondo sempre più digitalizzato, lo spazio fisico possa promuovere la serendipità e connessioni inattese tra le persone. 

Con il progetto per MEET, CRA punta a indagare il ruolo dello spazio fisico in un modo digitalizzato. Il progetto sostiene il principio che l’architettura debba provvedere quel che spesso manca alla dimensione digitale: ovvero la possibilità di generare incontri casuali tra le persone. Il design di MEET insegue questo obiettivo attraverso una “ibridazione” delle funzioni, ovvero la possibilità per qualsiasi spazio di ospitare diverse attività allo stesso tempo. Questo approccio si riflette innanzitutto nello spazio verticale centrale, ma si ritrova anche nei numerosi ambienti dell’edificio destinati a mostre, conferenze e performance.

“Qual è il ruolo dello spazio fisico nel mondo digitale? Oggi continuiamo a vivere e lavorare in un regime di isolamento indotto dalla pandemia, in cui quasi ogni compito o azione si svolge online. In questo momento diventa allora essenziale usare l’architettura per produrre
occasioni di serendipità, ovvero per stimolare connessioni inaspettate tra gli individui - quelle connessioni che di rado accadono sul web,”
dice Carlo Ratti, fondatore di CRA e professore di Tecnologie Urbane al Massachusetts Institute of Technology (MIT). “Un modo per raggiungere quest’obiettivo è quello di superare le distinzioni tra le varie funzioni spaziali. Quando ogni spazio può servire a più scopi, questo invita all’incontro tra persone diverse, agevolando la generazione e la circolazione di nuove idee.”

La sede di MEET fonde le tecnologie digitali nello spazio fisico, attraverso una serie di sistemi di proiezione e schermi tecnologici distribuiti in diversi punti dell’edificio. Questo consente ai visitatori di accedere all’archivio digitale di MEET in modi nuovi. Il progetto trae ispirazione dall’idea di ’”ubiquitous computing” (“computazione ubiqua”) introdotta dall’informatico americano Mark Weiser, secondo la quale la tecnologia può diventare tanto pervasiva da “recedere sullo sfondo delle nostre vite”. L’architettura stessa si trasforma in un medium per condividere e trasmettere contenuti e conoscenze.

Tra le altre funzioni, MEET ospiterà un auditorium riconfigurabile e un cinema gestito in collaborazione con la storica Cineteca Italiana, un caffè e una sala immersiva per installazioni digitali.
 

  Scheda progetto: MEET Digital Culture Center
Michele Nastasi
Vedi Scheda Progetto
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