© Lina Peak
04/12/2025 - Chiedersi come sarebbe una torre di 260 metri incastonata tra le Alpi non è più solo un esercizio teorico. Lina Peak, il concept presentato dall’architetto e imprenditore locale Heinz Julen, immagina un “villaggio verticale” che trasformerebbe il profilo di Zermatt, ai piedi del Cervino, e riscriverebbe il modo di abitare in montagna. Se realizzata, sarebbe la struttura più alta della Svizzera, un gesto architettonico radicale in un territorio dominato da chalet in legno, baite e una rigorosa cultura paesaggistica.
Il progetto: una micro-città alpina di 65 piani
Lina Peak è pensata come una torre multifunzionale sviluppata su 65 piani, con oltre 500 unità abitative destinate soprattutto ai lavoratori stagionali e ai residenti. La struttura ospiterebbe una sala concerti da 2.500 posti, una piscina pubblica e un centro sportivo, spazi commerciali e ristorazione, aree per coworking e community, un asilo nido, parcheggi interrati da circa 1.000 posti e terrazze panoramiche con vista sul Cervino. Una densificazione verticale progettata per limitare l'espansione orizzontale e preservare il suolo agricolo circostante.
La promessa: risolvere la crisi abitativa di Zermatt
Ogni stagione Zermatt si trova a fare i conti con una domanda di alloggi che supera drasticamente l’offerta. Prezzi alle stelle, contratti brevi e alloggi temporanei inadeguati penalizzano il personale necessario per mantenere attivo il motore turistico. Julen propone una visione opposta alla dispersione edilizia: concentrare, integrare, creare un habitat misto e funzionale. “Non un dormitorio per stagionali, ma un ecosistema abitativo completo”, ha dichiarato l’architetto.
La critica: un elemento fuori scala nel cuore delle Alpi
Sull’altro fronte, oppositori e paesaggisti sottolineano i rischi di un intervento così potente. La torre si imporrebbe su uno dei paesaggi più fotografati al mondo e, secondo molti, costituirebbe un elemento estraneo, un segno verticale che altererebbe la percezione iconica del Cervino. Inoltre, il terreno individuato è oggi agricolo e servirebbero deroghe e cambi di destinazione d’uso, con un iter politico complesso e potenzialmente controverso. Alcuni temono che una struttura di queste dimensioni amplifichi i flussi verso una località già al limite della sua capacità logistica. Non mancano, infine, paragoni con precedenti progetti alpini rimasti sulla carta, alimentando dubbi sulla reale possibilità che Lina Peak diventi realtà.
Un progetto che divide, ma che accende una riflessione più ampia
Al di là della fattibilità, Lina Peak solleva domande cruciali sull’architettura in montagna: come garantire alloggi accessibili nelle località turistiche senza compromettere la tutela paesaggistica e come conciliare sviluppo economico e identità culturale del territorio. La densificazione verticale può diventare un modello replicabile nelle Alpi o resterà un’eccezione?
Tra entusiasmi, timori e reazioni contrastanti, una cosa è certa: Lina Peak ha già lasciato un segno. Che diventi realtà o rimanga un’idea visionaria, il progetto di Julen ha spalancato un confronto inedito sul futuro dell’abitare alpino. E la Svizzera — come il resto del mondo dell’architettura — continua a chiedersi: rivoluzione necessaria o provocazione fuori scala?
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