04/12/2025 - Assegnato il Premio Raffaele Sirica 2025, promosso dal CNAPPC e riservato ai professionisti under 40. Giunto alla sua sesta edizione, il concorso ha invitato i partecipanti a confrontarsi con il tema dell’Emergency Hub, un organismo architettonico flessibile, riconfigurabile e capace di accogliere le funzioni necessarie nella gestione di crisi e calamità.
Il progetto vincitore: CUBO di OUT Architecture
A convincere la giuria è stato il progetto “CUBO” di OUT Architecture (Francesco Nardacci, Alessandro Minotti), "un padiglione modulare, prefabbricato e completamente riconfigurabile, progettato per rispondere con efficienza ai contesti di emergenza. Aperture mobili, pannelli scorrevoli e superfici trasformabili modulano il rapporto tra protezione e apertura, mentre gli spazi interni garantiscono comfort, luce naturale e funzionalità. Le dimensioni ottimizzate facilitano la logistica e consentono un montaggio rapido. Il suo sistema architettonico flessibile e circolare è concepito per adattarsi con facilità a scenari mutevoli, mantenendo alta qualità spaziale e sostenibilità".

Motivazione della Giuria: "Il progetto si distingue per la capacità di delineare un modello originale di identità per la struttura d’emergenza, discostandosi con decisione dalla soluzione più convenzionale del container, pur all’interno di una composizione semplice ed estremamente lineare di modulazione del cubo.
La sua componibilità immediata ne rafforza la praticità d’uso, garantendo al tempo stesso una buona resistenza strutturale e proporzioni accuratamente studiate.
Le due facciate principali, grazie alle bucature irregolari dei serramenti prefabbricati circolari, instaurano una relazione inedita con l’esterno e conferiscono al volume una forte iconicità nel contesto. Tale scelta, oltre a qualificare l’immagine architettonica, restituisce al modulo un segno dinamico e leggero fortemente identitario e accogliente. Il contrasto materico tra esterno e interno è attentamente calibrato e unisce sensibilità verso il contesto con un sottile gioco di riflessioni, offrendo al suo interno un ambiente capace di favorire aggregazione e comfort.
Interessanti anche le aree tra i moduli, per le quali lo sviluppo di un sistema di copertura potrebbe trasformare gli interstizi in veri e propri spazi di relazione, aggiungendo una maggiore multifunzionalità.
Nel complesso, si tratta di una soluzione pratica ed efficiente per la fase di prima emergenza, convincente per chiarezza, originalità e coerenza complessiva".
I progetti premiati
Il secondo premio è andato a “Aula del Ricostruire” di LML (Luca Vertuani, Marco Setaro, Laura Sirtori) che "nasce come risposta immediata alle emergenze, offrendo uno spazio sicuro e accogliente in cui favorire la ricostruzione delle comunità. Il progetto si fonda su un modulo architettonico semplice, economico e rapido da assemblare. La struttura utilizza l’arco a tre cerniere, una forma archetipica che garantisce stabilità, leggerezza e un forte valore simbolico. Il sistema reinterpreta la tradizione nomade in chiave contemporanea, puntando su mobilità e adattabilità. Materiali essenziali come il legno e teli tecnici isolanti assicurano sostenibilità e facilità di reperimento. Tutti gli elementi sono lasciati a vista, traducendo l’atto del costruire in linguaggio architettonico esplicito. L’impiego di un modulo contenuto di 120cm permette l’espansione del sistema con la massima flessibilità, rendendolo adattabile a molteplici usi e realizzabile in base alle risorse disponibili sul territorio. La leggerezza consente il montaggio anche da parte di non addetti ai lavori, favorendo pratiche di auto-costruzione e di ibridazione professionale. Il sistema è vivo ed evolve nel tempo, assumendo configurazioni spaziali e materiali sempre variabili a seconda dell’interazione con le varie comunità e i diversi ambienti".

Motivazione della Giuria: La proposta reinterpreta il tema della serra come luogo rassicurante e memoria positiva, con un linguaggio formale semplice e riconoscibile.
La modularità, unita all’impiego di materiali facilmente reperibili, offre una soluzione chiara e adattabile, con un equilibrio ben calibrato tra parti coperte e traslucide.
Di giorno il passaggio di luce stabilisce una relazione sfumata con l’intorno e con il trascorrere delle ore, mentre di sera l’illuminazione interna trasforma la struttura in un segno luminoso, rafforzandone la presenza simbolica e il ruolo di riferimento nel paesaggio.
Nel suo sviluppo, il progetto potrebbe riconsiderare le dimensioni del modulo base per migliorare compattezza, flessibilità d’uso e rapidità di montaggio, ampliando ulteriormente le possibilità di configurazione in contesti diversi.
Progetto coerente, poetico e formalmente radicato nell’immaginario collettivo, capace di evocare un senso immediato di protezione e familiarità pur nella sua semplicità costruttiva.
Terzo classificato il progetto “Bee Human” di Architetture Clandestine (Fabia Avezzù Pignatelli Di Montecalvo, Cristina Molinari, Jana Tosheva). "Non è solo uno spazio, ma una dichiarazione d'intenti: in un mondo che professa la guerra, noi scegliamo di organizzare la solidarietà. Come un alveare in movimento, l'hub nasce per aprirsi, operare, richiudersi e tornare, viaggiando leggero: meno materia, meno energia, più vite protette. La struttura sociale e organizzativa delle api diventa metafora e matrice: un superorganismo flessibile e adattabile c h e reagisce ai cambiamenti, si ricompone e si adatta ad ogni scenario, sia esso caratterizzato da dislivelli del terreno, condizioni climatiche estreme o ridotta disponibilità di spazio. Così i nostri moduli esagonali - contenitori di sé stessi, con pilastri telescopici e pareti avvolgibili - si espandono, si aggregano, si trasformano in triage, luoghi di coordinamento, riposo, ascolto. L'esagono non è un vezzo formale ma una grammatica di cura: genera corridoi intuitivi, nuclei funzionali, spazi che seguono l'urgenza invece di imporle una forma. Pensato per le prime fasi dell'emergenza (tecnici, architetti, ingegneri), l'hub è scalabile verso usi sanitari, logistici e di accoglienza, perseguendo sostenibilità. La leggerezza strutturale dialoga con la responsabilità ambientale: componenti disassemblabili, materiali riutilizzabili, VMC, LED, logistica compatta rendono ogni cella un tassello di futuro circolare. Una possibile futura integrazione con piattaforma digitale e logiche di digital twin leggero permetterà di ottimizzare configurazioni, risorse e prestazioni, standardizzando la solidarietà in scenari emergenziali, utilizzando i dati al servizio delle persone.
BEE - HUMAN è un alveare umanocentrico per i contesti emergenziali, un sistema razionale e insieme empatico, pensato perché ogni spazio nasca già con una promessa implicita: arrivare in fretta, capire, preservare".

Motivazione della Giuria: Il progetto si distingue per l’elevata flessibilità e per la notevole capacità di adattarsi a contesti e necessità differenti. Particolarmente interessante risulta l’organizzazione planimetrica, così come la relazione funzionale tra gli spazi, che permette configurazioni molteplici in base alle esigenze d’uso, alle specificità del sito e alle possibili necessità di espansione nel tempo.
Pur risultando meno sviluppato sotto il profilo materico e costruttivo, il progetto esprime un forte potenziale nella definizione di ambienti altamente variabili e riconfigurabili. Questa qualità rappresenta un elemento essenziale nelle situazioni di emergenza, dove rapidità, adattabilità e capacità di rispondere a scenari mutevoli diventano fattori decisivi.
Uno sviluppo materico e formale più avanzato, sia negli spazi esterni che interni, potrà arricchire ulteriormente il progetto, incrementandone il valore prestazionale e percettivo.
Nel complesso, una proposta che si distingue per chiarezza concettuale e per la capacità di immaginare sistemi spaziali agili e resilienti, ponendo solide premesse per ulteriori sviluppi.
Menzioni speciali
Sono state attribuite tre menzioni speciali a pari merito.
“Lanterna Urbana” di Loma Architetti (Veronica Maffi, Emanuele Loroni): un modulo versatile e riconfigurabile, proposto come rifugio e segnale urbano luminoso
Motivazione della Giuria: Progetto che evidenzia una notevole versatilità funzionale, potenzialmente adattabile a diverse configurazioni d’uso. Un’ottimizzazione in termini dimensionali per la sua applicabilità e in termini di numero e fasi di montaggio per l’ottimizzazione dei tempi di realizzazione, potrebbe portare ad un utilizzo realmente attivo in breve tempo.
“Plug-in Emergency Hub” di Jacopo Giovanni Villa: un sistema aggregato pronto a rifunzionalizzare elementi urbani esistenti come i dissuasori stradali
Motivazione della Giuria: Progetto interessante per la relazione instaurata tra i diversi volumi, uniti da una copertura che genera spazi protetti e multifunzionali, capaci di creare connessioni e aree di passaggio di qualità tra le varie parti.Sul piano strutturale, l’idea ready made di rifunzionalizzare i dissuasori urbani, insieme alla leggerezza degli elementi costruttivi impiegati, introduce un tema originale e stimolante, pur richiedendo verifiche ulteriori sulla fattibilità tecnica. L’impostazione attuale richiede superfici ampie e in piano; una maggiore flessibilità progettuale potrebbe accrescere la versatilità del sistema nei contesti complessi della prima emergenza.
Nel complesso, la proposta si configura come un contributo interessante, particolarmente adatto a fasi successive alla prima emergenza, quando qualità spaziale, identità e connessioni tra le parti assumono un ruolo sempre più rilevante.

“Ri-Contenere” di BCL Studio (Maria Baldassarre, Agustin Camicha, Julieta Lori, Gaston Camicha): un progetto che combina trasparenza e intimità, con una qualità luminosa che si adatta alle ore del giorno e della notte
Motivazione della Giuria: Il progetto indaga aspetti materici di interesse, l’alternanza tra parti traslucide e parti private crea un linguaggio insolito per progetti di questo genere, capace di trasmettere intimità e apertura allo stesso tempo. Di giorno l’edificio si riempie di luce mentre alla sera, illuminandosi diventa un segno identitario nel paesaggio, evocando una memoria domestica familiare e rassicurante.

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