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Roma sperimenta la bioclimatica per l’edilizia residenziale pubblica
Entro il 2007 al via i lavori per il progetto di Herzog e Tucci
Autore: fabrizio tucci
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16/10/2006 - Il Comune di Roma nel corso del 2004 ha avviato una serie ambiziosa di concorsi che pongono in primo piano gli aspetti sperimentali sulla questione ambientale e bioclimatica che, alla luce della Direttiva Comunitaria 2002/91/CE sul rendimento energetico degli edifici e relativi provvedimenti legislativi che ne stanno conseguendo in tutti i Paesi Membri, sono finalmente riconosciuti come centrali e imprescindibili nelle strategie e azioni del progetto e della realizzazione di opere pubbliche.

Il primo importante bando di concorso ha avuto per oggetto due interventi di edilizia residenziale pubblica nell’area del Piano di Zona di Lunghezzina 2 ove, ai fini della sperimentazione, sono stati individuati, tra le previsioni del Piano, due lotti ospitanti altrettanti edifici a blocco di 4 piani l’uno.
Il progetto è stato vinto dal gruppo diretto da Thomas Herzog (capogruppo) e Fabrizio Tucci (capo progetto e coordinamento).

I criteri delle scelte progettuali che hanno caratterizzato la proposta presentata da T. Herzog e F. Tucci sono improntati sulla consapevolezza che, come dichiarato dal bando di concorso del Comune di Roma e sottolineato dal sindaco Walter Veltroni il giorno della premiazione, questa esperienza rappresenta la prima sperimentazione pubblica nel centro Italia nell’ambito della progettazione bioclimatica ed ecosostenibile, e in questo senso incarna necessariamente il ruolo di vero e proprio progetto-pilota e, una volta realizzato, di edificio-prototipo.

Va inoltre sottolineato che tali criteri sono fortemente connessi con cinque aspetti:
1) l’attento studio dei caratteri specifici del sito in termini di relazione col contesto biofisico e microclimatico;
2) il rispetto applicativo delle indicazioni prescrittive delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano di Zona di Lunghezzina 2;
3) la risposta all’input del Bando di offrire un mix di tipologie rispondenti alla Normativa Nazionale e al Regolamento Edilizio del Comune di Roma;
4) lo studio e sperimentazione di soluzioni architettoniche bioclimatiche adatte alle condizioni climatiche di Roma, anche innovative dal punto di vista morfologico/tecnologico, per l’impostazione corretta del progetto degli elementi che connotano la proposta presentata, a partire dall’involucro architettonico e dai suoi dispositivi e componenti, per arrivare alla individuazione e conformazione degli spazi-chiave (prevalentemente intermedi ed interni all’edificio) caratterizzanti la “spina dorsale bioclimatica” di entrambi gli interventi, e per il perseguimento degli obiettivi più generali di sostenibilità ecologica e ambientale.
5) la consapevolezza della necessità, ormai imprescindibile oggi alla luce delle vicende ambientali del nostro “piccolo pianeta”, di far uso di precise procedure bioecologiche e di specifici materiali bioedili, la cui scelta è stata strettamente e necessariamente correlata alla individuazione delle soluzioni di comportamento bioclimatico di cui al precedente punto 4 e in generale all’impostazione stessa di tutte le scelte architettoniche di fondo del progetto che, va ancora e fortemente sottolineato, è indissolubilmente correlata a quelle propriamente definibili di “bioclimatica” e di “bioedilizia”.

L’attenzione del progetto si è concentrata sullo sviluppo di quello che i progettisti chiamano “una sorta di decalogo” delle principali categorie di comportamento bioclimatico e bioecologico degli edifici:

1. massimizzazione del riscaldamento naturale passivo;
2. ottimizzazione del raffrescamento naturale passivo;
3. diffuso impiego della ventilazione naturale;
4. controllo e potenziamento dell’illuminazione naturale;
5. controllo del comfort termoigrometrico e mitigazione dell’umidità relativa;
6. potenziamento dell’isolamento naturale;
7. impiego dei processi di evapotraspirazione con uso di essenze vegetazionali;
8. predisposizione all’integrazione architettonica di solare “attivo”, sia fotovoltaico per produzione di energia elettrica, che collettori solari per produzione di energia termica;
9. ottimizzazione della gestione ecologica delle acque;
10. impiego di sistemi avanzati di raccolta e riciclaggi locale dei rifiuti.

Il processo progettuale seguìto si fonda sull’obiettivo fondamentale di massimizzare la qualificazione ambientale dell’area in oggetto, dal punto di vista fruitivo e funzionale, attraverso strategie di progetto mirate da un lato ad una congruente integrazione con le specifiche caratteristiche biofisiche e bioclimatiche del luogo, prevedendone anzi, ove possibile, la valorizzazione e l’utilizzazione delle potenzialità, dall’altro alla ricerca di un sistema di tecnologie e materiali, di non elevato input economico, applicabile ai differenti obiettivi ed alle differenti scale di progetto, in grado di costituire una base di riferimento per gli aspetti tecnico-attuativi in funzione di interventi anche diversificati dal punto di vista formale e funzionale.

Per ciò che riguarda lo studio del sito e la caratterizzazione degli spazi e delle sistemazioni esterne, va detto che parte integrante dell’impostazione progettuale è stata quella di assegnare un ruolo determinante e strutturante al sistema dei “vuoti”: dal grande spazio esterno a giardini, pavimentazioni e attrezzature di vario tipo, allo spazio intermedio delimitato dal percorso protetto con un leggero grigliato con rampicanti, di connessione tra i due edifici, alla serie di spazi interclusi che, come detto, costituiscono il vero “focus” dell’impostazione progettuale in quanto espressione viva della assoluta relazionabilità tra esterni e interni, ossia:

a) l’atrio-serra bioclimatico, chiuso con vetratura d’inverno e totalmente schermato e aperto d’estate;
b) la chiostrina centrale, chiusa in sommità d’inverno e aperta d’estate;
c) il corpo scala baricentrico tra atrio e chiostrina, quale elemento-filtro tra l’uno e l’altra perché caratterizzato da pareti parzialmente apribili nelle mezze stagioni e totalmente apribili d’estate per “dosare” la gamma dei rapporti d’interconnessione climatica e di scambio dei flussi d’aria tra i due spazi;
d) lo spazio a tutta altezza con sbocco esterno situato a nord e correlato al funzionamento della torre di climatizzazione.
Questi “spazi vuoti interclusi” sono trattati come spazi intermedi semiaperti, ove trova posto anche un albero di medio fusto ad essenza spoliante per fornire evapotraspirazione d’estate e garantire al contempo il massimo accesso all’irraggiamento solare invernale all’interno dell’atrio.

Infine, va segnalato che il progetto dei due edifici a carattere bioclimatico per Lunghezzina 2 e delle relative aree di pertinenza prevede come parte integrante anche l’accentuazione dei processi di gestione ecologica dei cicli delle acque bianche/grigie/nere ormai in sperimentazione in tutta Europa.

La progettazione ha affrontato gli aspetti legati, per citare solo quelle fondamentali, alle seguenti questioni:

1) il trattamento delle acque reflue in loco con tecniche bioecologiche;
2) la differenziazione tra le acque grigie di recupero dagli alloggi e quelle, convenzionali, “bianche” e nere”;
3) il recupero, stoccaggio e riutilizzo delle acque piovane;
4) il trattamento e riuso non convenzionale, per determinati fini “semisporchi” all’interno dell’area, delle acque provenienti dalle strade in luogo della loro totale dispersione in fogna;
5) il riuso, previo eventuale trattamento, delle acque grigie recuperate da alloggi, giardini, strade, dalla pioggia, in ambiti apparentemente secondari, quali quello dell’irrigazione dei giardini, ma primari nell’ottica del complessivo risparmio idrico.

L’apertura del cantiere è attesa a partire dalla prima metà del 2007. È prevista una durata complessiva dei lavori di realizzazione di 20 mesi.

Redazionale a cura dell’Arch. Fabrizio Tucci:

Larco Pannonia 23 - 00183 Roma
Tel. 06-77202858 - Fax: 06-70474625
e-mail: fabrizio.tucci@uniroma1.it

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