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A Barcellona uno smart-building ispirato allo stile mid-century americano
Le lampade Vibia illuminano il progetto SWITCH, la nuova sede di Simon in una ex-fabbrica anni Cinquanta nel quartiere Poblenou
Autore: antonella fraccalvieri
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Simon SWITCH | b720 Fermín Vázquez Arquitectos - photo Enric Badrinas Simon SWITCH | b720 Fermín Vázquez Arquitectos - photo Enric Badrinas
05/09/2025 - Uno smart-building ispirato allo stile mid-century americano, con spazi per lavorare, accogliere e rilassarsi. Le lampade Vibia illuminano il progetto SWITCH, la nuova sede di Simon a Barcellona, una ex-fabbrica anni Cinquanta nel quartiere Poblenou.

Il progetto è il risultato di diverse azioni volte a consolidare i quattro pilastri fondamentali dell’impresa: collaborazione, benessere, sostenibilità e innovazione. A giocare un ruolo chiave è stato il lavoro di b720 Arquitectos (ristrutturazione), Katty Schiebeck Studio (interior design), Estudi Antoni Arola (interior design) e MMAS Lighting (illuminazione), che ha evidenziato l’importanza del progetto di illuminazione come materia prima con cui Simon lavora. Una volta stabilita l’efficienza energetica come priorità, la scelta delle collezioni Plusminus, North, Flamingo, Pin e Ghost di Vibia rispondeva alle esigenze di illuminazione funzionale, ambientale e simbolica del progetto.
 
SWITCH non è solo il nome della nuova sede aziendale di Simon e un esempio dell’attuale ruolo di avanguardia in ambito tecnologico svolto dal marchio e della sua proiezione internazionale. Ma è anche un omaggio alla sua storia, un riconoscimento di quel percorso iniziato nel 1916 e consolidato con la costruzione della fabbrica nel quartiere Poblenou di Barcellona negli anni Cinquanta. È proprio questo edificio a essere stato riqualificato, diventando “un catalizzatore della trasformazione e del cambiamento culturale di Simon”, spiega Emili Túnica, Global People & Culture Chief Officer dell’azienda.

Connubio perfetto tra architettura e interior design

Mantenendo visibile la struttura industriale originale, sono stati progettati spazi aperti che favoriscono l’interazione e la collaborazione. Lo scopo era rendere flessibile l’uso degli ambienti lavorativi e valorizzare “quelle piacevoli e rilassanti aree esterne con vegetazione capaci di migliorare il benessere durante il corso della giornata”, come evidenzia Fermín Vázquez.
 
Partendo dal concetto di architettura come contenitore e di spazi come contenuto, era essenziale raggiungere una simbiosi naturale e armoniosa. Il cemento che caratterizza la struttura originaria doveva essere ‘ammorbidito’, “trasformando ambienti industriali in uffici più caldi e accoglienti, con un’atmosfera quasi domestica”, afferma Katty Schiebeck. L’uso della curva, in contrasto con la razionalità dell’edificio, ha giocato un ruolo fondamentale per creare spazi più organici e confortevoli, come dimostra la scala elicoidale dell’ingresso – un elemento dinamico, accogliente, simbolico e anche salutare.

La nuova sede di Simon è uno spazio in cui il benessere dei dipendenti e dei collaboratori costituisce una priorità, portata avanti innanzitutto tramite l’inserimento della vegetazione nell’edificio. Il patio con pergolato perimetrale, progettato da Antoni Arola in collaborazione con Jordi Tamayo, rappresenta un esempio evidente di questo approccio, così come l’interior design di uno showroom dove la tecnologia d’illuminazione digitale permette di modificare l’atmosfera.

Un progetto di illuminazione efficiente e sensoriale

Nella concettualizzazione del progetto di interior design sono risultati fondamentali la storia intrinseca del marchio e il futuro verso cui è proiettato. La convergenza di questi due universi è stata resa possibile “da un design retro-futuristico”, spiega Schiebeck, ottenuto grazie all’uso di materiali ed elementi che evocano lo stile mid-century americano, combinandosi con accenti tecnologici. Dal piano terra dominato dalla scala ai piani superiori con la mensa, l’ampia terrazza e la sala wellness, passando per l’area espositiva, l’auditorium e i laboratori, ogni spazio sviluppa una nuova concezione del lavoro, più dinamico e collaborativo, senza rinunciare ad atmosfere in grado di risvegliare i sensi.
 
Il lighting design si innesta sul concetto alla base dell’interior design di SWITCH, diventando il mezzo per trasmettere i contributi proposti dai diversi partecipanti al progetto di architettura e interior design. Diretto da Michela Mezzavilla, il lighting design doveva rispondere a due esigenze principali: l’efficienza energetica e l’applicazione del prodotto Simon al massimo delle sue potenzialità.

La luce è stata la materia prima e il filo conduttore. Al cuore del progetto illuminotecnico ci sono una serie di strati sovrapposti", afferma Mezzavilla. Concretamente ciò significa “risolvere gli aspetti funzionali, rispondere alle esigenze emotive, di benessere e di comfort delle persone e trasmettere in forme attraenti e innovativi il carattere trasformativo e al contempo permanente dell’azienda”, spiega. I vari scenari di illuminazione si adeguano ai differenti spazi dell’edificio a seconda dell’uso e del momento della giornata. Il ricorso a diversi prodotti Vibia ha collocato il fattore emozionale sullo stesso piano di quello funzionale ed estetico.

Sei lampade Vibia per accompagnare momenti diversi

È qui, all’incrocio tra spazio e tempo, che entra in gioco la scelta degli apparecchi Vibia più adatti a ogni situazione, sfruttando anche i vantaggi della luce dinamica. Un esempio: Plusminus, di Diez Office, la cui cinghia in tessuto permette di personalizzare il design e di adattarlo a qualsiasi spazio tramite il ricorso a una grande varietà di apparecchi. Negli uffici dei manager questa collezione permette un’ampia libertà creativa, espressa in design unici e diversi, come dimostrano le scrivanie e i tavoli rotondi aggiuntivi per le riunioni in gruppi ridotti.
 
Anche nell’area caffè è stata utilizzata Plusminus, in quanto la sua estetica informale si adatta perfettamente all’atmosfera rilassata di uno spazio dotato di tavolini alti e sgabelli che invitano alla socializzazione.
 
Proseguendo nell’area direzionale di Simon, troviamo una zona living in cui gioca un ruolo speciale la lampada Ghost, disegnata da Arik Levy. La sua presenza luminosa ed eterea emana vibrazioni rilassanti, perfette per accompagnare i momenti di tranquillità che caratterizzano questo spazio.
Dalla sua posizione dominante sul pavimento, Ghost svolge un ruolo di richiamo visivo e allo stesso tempo mette in mostra le sue curve sensuali, accentuate dalla fascia nera centrale. Il design – una rivisitazione contemporanea delle grandi lampade che un tempo ornavano gli ingressi e i salotti – è perfettamente in linea con quella rievocazione del passato alla base del progetto di interior design di SWITCH.
 
Nelle aree più sociali dell’edificio come la sala pranzo e la mensa, l’obiettivo era favorire un’atmosfera dinamica che invitasse alla socializzazione, conferendo alla luce un ruolo attivo nell’ambiente, non solo dal punto di vista estetico ma anche funzionale. A seconda della distribuzione dello spazio, la lampada a sospensione Flamingo di Antoni Arola si alterna alla collezione North, anch’essa di Arik Levy.
 
North pendant illumina il percorso dei tavoli e delle panche, con una luce diffusa che invita a piacevoli conversazioni dopo cena.
In altre zone dell’area pranzo North è utilizzata da sola o in combinazione con la versione floor, i cui bracci permettono di orientare la luce a piacimento e giocare al con l’estetica dell’inclinazione, che si allinea a quella del soffitto.
 
Nell’ampia area di lavoro della sede di Simon, con una distribuzione lineare e ordinata delle diverse postazioni, spicca la collezione Pin di Ichiro Iwasaki nella sua versione da tavolo, capace di esaltare la continuità dell’estetica minimalista dello spazio.
Il suo design delicato e sottile, classico e contemporaneo allo stesso tempo, segue il filo conduttore del progetto, offrendo un perfetto connubio tra caratteristiche tecniche e funzionali.

Il progetto di ristrutturazione dell’ex fabbrica Simon, su un’area di oltre 12mila metri quadrati, fonde il recupero del passato industriale con il ricorso a un’architettura di qualità, che si apre all’innovazione tecnologica senza dimenticare la sostenibilità ambientale e il benessere delle persone. 

Vibia su ARCHIPRODUCTS


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