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AMAA ridisegna il Caffè Nazionale di Arzignano tra memoria, materia e contemporaneità
Grazie a un sapiente gioco di quinte teatrali, materiali e collaborazioni artistiche l’intervento trasforma lo storico locale vicentino in un palinsesto vivente
Autore: cecilia di marzo
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Foto Mikael Olsson Foto Mikael Olsson
07/05/2025 - Il Caffè Nazionale progettato da AMAA si fonda sul recupero del locale storico di Arzignano (VI), un’opera composita che si nutre degli elementi e delle memorie esistenti per dare vita a un brillante palinsesto vivente.
 
AMAA ha progettato il Caffè Nazionale a partire dalla definizione di un rapporto diretto con la città di Arzignano e il suo spazio pubblico. 
Le tracce storiche, con le quali il progetto stabilisce un rapporto creativo intenso, danno luogo a profondità che AMAA ha enfatizzato attraverso una successione di dispositivi spaziali che svolgono il ruolo di quinte teatrali.
 
Lo studio fondato da Marcello Galiotto e Alessandra Rampazzo ha definito un intervento intenso e corale. Le numerose collaborazioni con artisti danno luogo a un’opera aperta e composita.
 
Attraverso il porticato dell’ottocentesco Palazzo Comunale, la dimensione pubblica della piazza si fonde con quella del nuovo Caffè Nazionale.

La sala principale, vivace palinsesto di frammenti di memoria e originali dispositivi spaziali, offre sconfinamenti visivi verso il rarefatto paesaggio naturale della piccola corte interna. Si tratta della prima di una serie di strategie progettuali che AMAA ha compiuto nel recupero dello storico Caffè Nazionale. Un intervento impegnativo e complesso che lo studio ha realizzato nella città che già ospita alcune delle loro opere più importanti. Attraverso una direttrice ideale che trafigge trasversalmente l’intero intervento, lo spazio traguarda continuamente dall’esterno all’interno e viceversa valorizzando il concetto della stratificazione di memorie, di momenti urbani, di materiali antichi e contemporanei. Il progetto organizza una sequenza di ambienti, simili a quinte teatrali, che creano una relazione visiva tra piazza, porticato e sala interna.
Qui, gli originali apparati scenici guidano lo sguardo verso il vestibolo e infine la corte interna, definita come un giardino di betulle. Quest’ultima offre una veduta prospettica aperta sull’ambiente naturale. L’accesso al bar avviene al centro dell’ala porticata del palazzo, costruito nella seconda metà dell’Ottocento su disegno dell’architetto Antonio Caregaro Negrin.
Nel progetto di AMAA la porta di ingresso è l’unica chiusura che affaccia sulla piazza a non essere trasparente. Realizzata a bilico in ferro brunito, presenta una forma diamantata visibile sia all’esterno sia all’interno. La maniglia è in marmo serpentino verde della Valmalenco, modellata su disegno dell’artista Nero/ Alessandro Neretti.
 
Sulla sinistra della porta di ingresso, in posizione angolare e all’inizio del porticato, si trova la cucina completamente a vista. Da una scala che parte tra il bar e la cucina si può raggiungere la saletta superiore allestita a ristorante. A destra si accede alla stanza principale nella quale coesistono lacerti di diversi interventi storici. Questo spazio pone al centro il tema delle quinte sceniche, amplificando l’idea di attraversamento già suggerita dall’ingresso.

Le tracce storiche suggeriscono una profondità quasi indefinita che il progetto enfatizza attraverso la disposizione di una parete, concepita come una sorta di sipario e realizzata con fogli in lamiera inox piegata e forata. Le trasparenze di questa parete rivelano in modo quasi illusorio le forme dei grandi archi rivolti verso la corte interna. Manifesti temporanei dell’artista Stefan Marx, incollati e illuminati dietro alla quinta plissettata, riecheggiano le affiche teatrali da belle époque e entrano a far parte del palinsesto e dell’artificio scenico della sala. Un elegante pavimento a mosaico policromo è contrappuntato da un imponente soffitto a cassettoni realizzato in legno multistrato che assolve anche alle esigenze illuminotecniche e acustiche. Adiacente alla sala principale, dietro alla parete in acciaio traforato che incorpora una grande porta a bilico, si apre un vestibolo: un luogo di decompressione e di mediazione nel quale si realizza una relazione imprevista tra l’interno del locale e lo spazio ulteriore, fisico e immaginifico, individuato nel quasi metafisico giardino di betulle.
 
Il Caffè Nazionale è allestito con un sistema integrato di tavolini e panche in legno realizzati su disegno originale da AMAA in collaborazione con Nero/ Alessandro Neretti e sono stati appositamente studiati con mock up in scala reale. Nella stanza principale le sedute che si trovano in posizione più interna si accompagnano a tavoli rettangolari, più ampi e più adatti alle consumazioni. I tavolini piccoli e rotondi sono invece rivolti verso la piazza e si estendono allo spazio esterno prospiciente il bar. Le sedute si ispirano a quelle della metropolitana newyorkese ma anche all’opera di Donald Judd.
 
Il confronto tra gli elementi storici recuperati e gli interventi che ridisegnano e riorganizzano lo spazio è diffuso in tutto il Caffè Nazionale, così come gli episodi lasciati deliberatamente incompiuti, che sembrano testimoniare una idea di apertura del progetto. In questi brani lasciati in evidenza la temporalità del cantiere, della costruzione, sembra quasi sospesa.
 
Un anno e mezzo di lavori ha portato alla realizzazione di un’opera delicata e complessa con la quale AMAA ha dato nuova luce e vita a un pezzo di storia della città di Arzignano. Il progetto abbraccia i temi sui quali lo studio sta affinando la propria ricerca: uno spazio denso di occasioni che si stratificano quanto la memoria del luogo in cui si inseriscono. Le azioni di restauro delle superfici decorate, ritrovate al di sotto delle contro pareti tecniche aggiunte in decenni di attività precedenti, rispondono alla volontà di trasferire quanto pervenuto sino ai giorni nostri nella loro onesta veste consunta e talvolta compromessa: il consolidamento dà atto del passaggio del tempo e arricchisce le stanze di una materia scabra e imperfetta che ha a che fare con l’idea di non finito e di continua evoluzione di ogni elemento. Allo stesso modo, le nuove partizioni funzionali dei servizi e dei vani tecnici rispondono alla medesima volontà di disvelare la tecnica costruttiva e le sue parti nonché il processo di realizzazione, bloccato in quella fase in cui ciascun elemento è ancora riconoscibile e non simula un significato altro.
 
Caffè Nazionale costituisce un importante passo nella messa a punto della ricerca e nella sperimentazione nel processo di progettuale di AMAA, che comprende un uso innovativo delle immagini. Queste non sono intese come prodotto finale ma come elemento di verifica del cantiere nel suo farsi. In tal senso esse integrano il lavoro che lo studio fa da diversi anni con il modello. Si tratta di un ulteriore sviluppo della ricerca intorno al tema del non finito e nella messa a punto di un processo originale che lo studio porta avanti con Virna Rossetto sull’uso dell’immagine nelle diverse fasi di progetto.

  Scheda progetto: Caffè Nazionale
Mikael Olsson
Vedi Scheda Progetto
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