Foto Alex Filz
30/03/2022 - Lungo una delle strade commerciali più antiche di Bolzano, all’interno di un’antica bottega dalle volte a botte, lo studio noa* ha dato vita a Bogen, un accogliente bistrot, "in bilico fra eredità storica e finezza contemporanea".
Il passato mercantile di Bolzano riecheggia attraverso via Portici, asse principale delle città e fin dal 1200 teatro di scambio per mercanti italiani e tedeschi. Come via Portici, anche la sua parallela a nord, oggi Via Dr. Streiter, ha mantenuto molto del suo aspetto originario: la strada ripercorre quello che era il fossato settentrionale del primo insediamento cittadino e tutt’ora è attraversata in tre punti da archi in pietra di origine medievale. A circa metà di questa strada sorge “Haus am Gang”, l’edificio in cui sorge Bogen, costruzione con soli due piani e punto di rottura nel fronte stradale compatto, grazie ad un ballatoio che si apre al di sopra di un vicolo.
“La casa ha un passato storico che va indietro di secoli e che trabocca di vita e varietà” spiega Stefan Rier, fondatore di noa* e architetto a capo del progetto. “È passata fra le mani dell’Ordine Teutonico, di un orafo di nome Hanns nel XV secolo, del segretario comunale Ennthofer nel 1500, e di un lungo seguito di famiglie poi. Con il nostro intervento volevamo che il passato della Bolzano mercantile emergesse chiaramente da queste mura”.
Il progetto ha interessato lo spazio a piano terra dove nel XIX secolo lavoravano calzolai, falegnami, carrettieri, commercianti di legname e frutta, e dove, in tempo più recenti, era nato il primo ristorante della via. Un’ambiente che, pur conservando la suggestiva architettura originale, nel tempo si era rovinato. La famiglia Mayr, attuale proprietaria dell’immobile, incarica noa* del restauro della parte storica e della progettazione della nuova destinazione d’uso a bistrot.
Il forte rapporto con la storia è stato determinante per la definizione del progetto: sia perché la casa è sottoposta a tutela monumentale, sia perché il team di progettisti ha voluto accentuare al massimo l’architettura originaria delle arcate, che lo stesso bistrot omaggia con il nome “Bogen”, in tedesco “arco”.
Nella facciata esterna, l’intervento si è tradotto in un accurato rifacimento dell’intonaco nel colore bianco fumo e nell’allargamento dell’arco d’entrata. Qui è stato installato un serramento in metallo nero tripartito, dal carattere essenziale ed elegante, che segue l’andamento a sesto ribassato e che permette una buona illuminazione naturale.
“Nel corso della nostra ricerca su quella che allora si chiamava Via dei Carrettai abbiamo trovato un dipinto del pittore Richard Wolff, un fermo immagine affascinante della vita a cavallo del XVIII e XIX secolo. In primo piano si vede il portone d’entrata a Bogen, esattamente dove si trova oggi”, racconta Stefan Rier.
Per gli interni, l’idea spaziale alla base era quella di porre l’accento sui quattro archi che su entrambi i lati ritmano i quasi 19 metri di profondità del locale. Per farlo, noa* ha agito sia sul piano orizzontale che verticale. Nel primo caso, risolvendo già in entrata il preesistente dislivello interno con una piattaforma in legno di rovere e scegliendo per la pavimentazione un massetto dalla granulometria grigio-beige che non creasse un forte distacco cromatico dalle pareti. Su queste noa* ha, invece, lavorato sull’illuminazione, preferendo faretti che esaltassero delicatamente le curvature degli archi all’illuminazione puntuale dei tavoli. Tranne che per i due tavoli nella parte finale, non ci sono singoli pendenti e l’illuminazione aggiuntiva è risolta con lampade a stelo.
Nei primi incontri fra committenza e interior designer, volti a focalizzare l’aspetto e le atmosfere del bistrot, è emerso il desiderio da parte dei clienti di avere un locale dallo stile romantico e bohémien, nonché l’innata abilità manuale e artistica di Roswitha Mayr, padrona di casa, desiderosa di aggiungere un tocco personale all’ambiente.
noa* ha raccolto questi spunti e strutturato il design attorno ad un motivo floreale, creando nello spazio centrale l’elemento cardine degli interni: un accogliente bancone lungo 7 metri disposto sotto un soffitto di cesti di fiori.
“Le volta fiorita si è imposta subito come fulcro dell’interior design. I cesti capovolti ricolmi di fiori secchi sono un’immagine suggestiva che sintetizza la caducità ma al contempo la bellezza della vita che scorre” spiega Silvia Marzani, interior designer da noa*.
Lo studio noa* non è nuovo a proporre soluzioni di conviviale familiarità per gli spazi della gastronomia; in questo caso il bancone è, sul lato destro, anche piano di lavoro, essendo libero dagli sgabelli e ospitando cassetti e vani tecnici.
Sopra il tavolo, l’ampia composizione floreale che sembra riversarsi dal soffitto è la personale creazione di Roswitha. Fra i fiori trovano posto anche le lampade pendenti in rattan, anch’esse a richiamare il motivo del cesto.
Allo spazio partecipato del grande bancone si contrappone l’intimità dei tavolini disposti lungo il lato sinistro del bistrot, al riparo degli archi e con vista sul vicolo esterno parallelo all’edificio. La sensazione di privacy è ulteriormente accentuata nella prima coppia di archi, dove le pareti sono rivestite da un tessuto con una raffinata stampa floreale e le sedute sono ricavate nelle rientranze del muro. La nicchia a chiusura del locale è stata progettata nello stesso modo. In continuo dialogo fra passato e presente, anche per le sedie noa* ha deciso di alternare nuovi pezzi in legno e stoffa a delle sedie vintage riverniciate.
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