Quattro relatori d’eccezione – Leonardo Cavalli, managing partner di One Works, Patrik Pedòe Juri Pobitzer, fondatori dello studio monovolume architecture+design, Vincenzo Latina e Stefania Manna, founder di Ian+e attualmente dello studio LGSMA– hanno espresso la propria personale visione sull’inscindibile rapporto tra illuminazione naturale e progetto attraverso un excursus di lavori e collegamenti multidisciplinari che hanno coinvolto una vasta platea di architetti, progettisti, operatori del settore e appassionati di cultura del progetto.
Durante i quattro giorni della fiera lo stand Velux di Rho Fiera Milano si è trasformato così in uno spazio dove raccontare, conoscere, sperimentare e imparare a usare la luce naturale.
Ad inaugurare i quattro giorni di incontri, l’arch. Leonardo Cavalli, con l’intervento dal titolo "La luce che non c'era".
L' architetto ci ha raccontato come, nel corso degli anni, insieme allo studio One Works, di cui insieme a Giulio De Carli ne è il fondatore, abbia cercato di utilizzare la luce naturale come strumento fondamentale di trasformazione di grandi contenitori funzionali per facilitare l’interazione fra le persone e la loro capacità di usare lo spazio in modo inaspettato. “La luce, come tutti gli elementi naturali”– afferma l’architetto – “esiste indipendentemente dal costruito e interagisce con l’opera umana a prescindere dalla nostra volontà. A noi è offerta l’opportunità di considerarla come una delle chiavi di lettura dello spazio e un amplificatore delle nostre emozioni”.
Il racconto di Leonardo Cavalli ripercorre diversi progetti: dall’ampliamento dell’Aeroporto Marco Polodi Venezia, che si esprime in una nuova “piazza” coperta dal maestoso a griglia che, filtrando la luce naturale, illumina il cammino dei passeggeri, al progetto del Centro Commerciale Carosello a Carugate, costruito intorno ai concetti di risparmio energetico e benessere, svelandoci inoltre in anteprima alcuni dettagli del progetto del TEC a Doha.
La videointervista che ha preceduto il talk:
Per Patrik Pedòe Juri Pobitzer, fondatori dello studio monovolume architecture+designla luce è invece "parte integrante del processo creativo". "In un territorio come il nostro" – dichiarano gli architetti –"la quantità e la qualità della luce naturale sono fortemente influenzate dalla presenza incombente di un altro elemento naturale: le montagne”.
E così luce, natura e viste panoramiche diventano i tre concetti chiave sui quali si è incentrata la presentazione, nonché quelli attorno ai quali sono stati ideati i lavori presentati. Una carrellata di progetti su piccola e grande scala, partita dall’ HQ Rothoblaas, in cui le vetrate conferiscono agli ambienti immensa libertà, e passata alla sede di Blaasin cui l’espediente della scala al di sotto di un grande lucernario induce l’utilizzatore a salire verso la fonte di luce naturale. Sono stati poi presentati in anteprima due progetti ancora in fase di realizzazione: la casa unifamiliareE&B e l’ampliamento della sede Durst Phototecnik AG a Bressanone concepito come una sinuosa “goccia di inchiostro” che si spande sul lotto.
La videointervista che ha preceduto il talk:
Le riflessioni e i progetti, presentati nella Lecture di Vincenzo Latina sono riassunti nel titolo “Sulla roccia verso il cielo”.
Un intimo viaggio partito dalla presentazione di alcune architetture ipogee, che “risuonano attraverso la luce generatrice dello spazio, suscitando sentimenti contrapposti” fino a spingersi verso la volta celeste, il sacro, lo spirito. Dal buio, passando per l’ombra, la penombra fino ad arrivare alla bellezza che si rivela attraverso la luce, strumento di percezione dello spazio e di misura del tempo.“Alcuni edifici durante la giornata sembra che dormano poi d’un tratto, all’improvviso, basta un raggio di luce radente per farli svegliare, anche per pochi attimi. Si svegliano e cominciano a raccontarti la loro «storia»: ci sono edifici che parlano, narrano, altri che urlano. Pochi sono quelli che con un raggio di luce cantano", ed è questo il caso del Padiglione d’ingresso agli scavi dell’Artemisiona Siracusa.
La lecture si è conclusa con la presentazione del progetto per il memoriale in ricordo dello sbarco del 3 Ottobre 2013 in cui persero la vita 368 persone a largo delle coste di Lampedusa. Una parete fronte mare con 368 fori che ogni 3 ottobre, all'imbrunire e per tutta la notte, con una cerimonia, si possano illuminare con dei lumini a cera, così da diventare simili a costellazioni celesti. “La perdita e l'assenza del foro nella parete, in quella ricorrenza, diventerà di notte presenza, diventerà luce. La morte che si trasforma in vita, in speranza”.
La videointervista che ha preceduto il talk:
A chiudere il racconto dei progettisti fatto di visioni ed esperienze di luce e architettura, l’ingegner Stefania Manna fondatrice di Ian+, ora partner di LGSMAcon Luca Galofaro, con "La costruzione dell'immateriale".
La progettazione, secondo Stefania Manna, inizia dall’esperienza dello spazio e dall’intercettazione della luce naturale che si tradurrà in elemento architettonico, e vista la natura mutevole e fenomenologica della luce naturale il risultato del progetto è un salto nel vuoto.
Presenta il progetto dell’Ospedale del mare per il nuovo complesso ospedaliero di Napoli, a firma di Ian+. L’elemento di ispirazione per il progetto è stato il cielo, quindi nel loro lavorare per sottrazione di materia Manna ha raccontato come si è cercato di mantenere una relazione diretta con esso tramite dispositivi come quelli dei grandi coni di luce.
Prosegue poi con il Centro Nazionale Trapianti a Roma, realizzato sempre con Ian+, in cui la natura dell’edificio non ha lasciato altra soluzione che sperimentare il rapporto con la luce naturale, rendendolo una casa per la luce la cui forza si proietta verso l’esterno con una serra.
L’intervento si è concluso con la presentazione di un progetto per la Stazione di Pozzuoli, non ancora realizzato.
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