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Know-how italiano per riqualificare il waterfront di Maribor
Il team di Delisabatini Architetti vince il concorso internazionale
Autore: rossella calabrese
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23/06/2011 – Viene da Roma il team guidato da DELISABATINI architetti, vincitore del concorso internazionale di progettazione per la sistemazione del waterfront di Maribor (Slovenia), Capitale Europea della Cultura nel 2012 assieme alla città portoghese di Guimarães. A comporre la cordata vincitrice anche gli architetti D´Andria, Console/Oliva, e Belvedere.

Oggetto dell’intervento è la zona del fiume Drava, compresa tra l’argine Nord su cui si affaccia la città vecchia di Maribor (Lent) e l’argine Sud, luogo d’espansione novecentesca della città.
 
“Il progetto ha seguìto un approccio diverso e contrapposto tra le due sponde: essendo totalmente diverse le due situazioni. Da una parte Lent, la città storica costituita,  dall’altra Tabor una sua storica appendice in via di dissoluzione, e infine una estesa e ripida sponda verde.
 
L’intervento
si distingue in tre momenti fondamentali riconoscibili all’interno del più esteso intervento di riqualificazione e pedonalizzazione delle sponde.  Sulla sponda di Lent è risolto in un unico segno continuo: un elemento ordinatore esteso a scala territoriale tracciato in corrispondenza dell’intero fronte sul fiume della originaria città murata, compreso tra le due torri, ribattente la dimensione della città storica.
 
Un oggetto estraneo materializzato in una superficie continua di legno incisa da molteplici accadimenti; mentre sulla sponda di Tabor  l’intervento della piazza è puntuale e la sua  genesi deriva proprio dalla piccola scala del contesto in cui è inserito, un grumo superstite di antiche case, lì dove sorgeva la testa di ponte della scomparsa fortezza di Tabor. Infine la sponda verde e scoscesa di Studenci che viene ridisegnata con sentieri e punti di sosta panoramici.
 
Sulla banchina di Lent, la grande lastra incisa, dal potente valore figurativo, è una figura geometricamente definita e modularmente calibrata che si conforma in una superficie continua in legno. Una passeggiata pedonale   che  scorre con continuità, leggermente sollevata (circa 80 cm) al di sopra del livello attuale, a cavallo tra il fiume e il fronte della città storica.
 
Costellata di episodi e accadimenti spaziali locali e diversi, risente  lungo il suo percorso delle tensioni diverse di volta in volta impresse dalla città e dal fiume. Presentandosi generalmente con un profilo più frastagliato verso la città, con la quale intrattiene un colloquio più minuto alla scala del singolo edificio, mentre verso il fiume mantiene generalmente un profilo più compatto che si interrompe in episodi maggiori come l’approdo di Benetke, e la piazza di Lent.
 
Solo in corrispondenza della piazza di Lent infatti, la piastra lignea risente di un vistoso abbassamento secondo un piano e una gradonata che vanno a sfiorare con un piano inclinato  l’acqua, ridefinendo la piazza e risolvendo il suo rapporto con il fiume.
 
Questa grande lastra è di fatto un catalizzatore di eventi, concentrando in sé tutte le nuove ridefinite e integrate funzioni, assolve a tutte le necessità del godimento quotidiano della sponda  ma offre anche una struttura spaziale flessibile adatta ad accogliere le piccole come le grandi manifestazioni quali il Festival di Lent. La piastra, assai permeabile a dispetto del suo leggero rilevato altimetrico, è comodamente accessibile con scale e comode rampe, e non costituisce di certo una barriera, costituendosi invece come il luogo privilegiato dello stare e del passeggiare, spazio prettamente sociale.
     
La pista ciclabile è un segno continuo e libero che incide l’oggetto in tutta la sua lunghezza, una traccia persistente della linea di costa attuale, che accompagna il visitatore attraverso una successione fluente di   spazi di percorrenza pedonale e ambiti diversi diversamente caratterizzati, da quelli più vasti e rappresentativi a quelli più intimi.
 
Le due estremità orientale e occidentale del sistema, si conformano come  nuove porte urbane rafforzando il momento di passaggio tra città storica ed espansione. 
 
Quella occidentale, caratterizzata dagli alti getti d’acqua emergenti dal fiume attraverso una grande asola aperta nella piastra e  la torre esistente, accoglie il visitatore con una estesa area solarium. Il setto, che allude alla memoria del forte perduto di Benetcke,  protegge invece un piccolo e appartato giardino segreto in riva al fiume, accessibile con  una comoda rampa.
 
L’approdo di Benetcke, ritagliato nella sagoma della piastra, con la sua seduta continua in riva al fiume è accessibile attraverso comode scale e rampe e dominato da un volume  luminoso, un faro che si piega direttamente dalla piastra. Nel tratto successivo, piccoli intagli sul fianco della piastra accolgono protette aree di sosta, mentre sulla sua assolata superficie sono disposte numerose particolari grandi sedute avvolgenti. Le pieghe che la piastra subisce in corrispondenza della piazza di Lent genera un invaso che apre la vista della piazza direttamente sul fiume, invitando ad un contatto quasi tattile con l’acqua. Questo è il luogo deputato ad accogliere manifestazioni, con la possibilità di ampliare la dotazione di posti a sedere. L’ambito della piastra prospiciente la Old Vine House è invece in parte destinato ad accogliere numerose sculture e installazioni disposte su un sistema modulare di piedistalli.  In questo tratto, la pista ciclabile scende  al livello di un ambito appartato e protetto abitato da piccoli volumetti che ospitano chioschi e piccoli servizi. Il tratto successivo, ormai a ridosso della presenza incombente del ponte, lì dove sbarca il nuovo ponte pedonale, è attrezzato come estensione dei prospicienti bar e ristoranti con leggere coperture apribili e aree per tavolini. Oltrepassato il ponte, in corrispondenza di quel tratto più propriamente residenziale, un altro ambito protetto e raccolto è generato dall’incisione della piastra, con sedute e chioschi.
 
L’ultimo tratto, fino alla testata che avvolge la Water Tower e definisce la porta orientale, quella dove è maggiormente conservata l’atmosfera medioevale, è caratterizzato da una estesa zona di sosta disseminata di particolari sedute, e da una zona solarium. Il carattere tranquillo e meditativo di questo angolo superstite delle antiche mura è rafforzato anche dal verde di progetto che ricuce, all’interno di una nuovo spazio definito come una radura verde, i rapporti visivi tra la Water Tower, la Jewish Tower e gli speroni della Sinagogue.
 
Il legno, materiale  impiegato che costituisce questo grande oggetto, conferisce un carattere di reversibilità e temporaneità. Questo grande oggetto, non per la forma ma per il materiale impiegato, ( legno), si mostra alla vista con un carattere spiccatamente temporaneo, reversibile, avvalendosi di quello stesso meccanismo percettivo che aveva spinto Bernini a realizzare il Baldacchino di San Pietro in Vaticano, in quel caso  non con materiale, ma con forma apparentemente provvisoria, come cioè un baldacchino processionale, seppure a dimensione colossale.  
 
L’intera struttura della piastra è puntiforme modulare con orditure principali e secondarie sulle quali è tessuta la superficie di tavolato in legno. L’illuminazione, intimamente legata alla piastra e alla sua modularità, si differenzia in quattro tipologie. Tutte le incisioni e i bordi della piasta sono evidenziate nella visione notturna da una luce continua che fuoriesce dal bordo listellato. 
 Tre  gruppi di lampioni “albero”  sottolineano tre momenti di verde lungo la piastra, emergendo sopra la vegetazione. Corpi illuminanti verticali “candele” assicurano l’illuminazione della piastra lungo l’intera sua lunghezza, mentre faretti incassati a terra segnano il tracciato della pista ciclabile e gli spazi di Lent Square e Tabor Square.
 
Sulla sponda opposta a Lent, la violenza del colpo inferto con la costruzione del ponte, ad un secolo di distanza, mostra ancora la devastazione sul tessuto urbano morente di Tabor. Il progetto si propone di ricucire un tessuto edilizio perso o in via di dissoluzione, dotandolo di uno spazio, o meglio una serie di spazi dotati di una forte identità in grado di risolvere attraverso matericità e una geometria forte e calibrata sull’esistente. Il progetto nasce proprio dal contesto e non si configura come un corpo estraneo.
 
Infatti, considerando la presenza potente del ponte e lo sfrangiato minuto tessuto edilizio  superstite, il progetto è concepito individuando una  successione di fasce dall’andamento parallelo all’asse del ponte, fasce che si distinguono in spazi specializzati differenziati anche per materiali.  
 
I grandi ambienti voltati della grande massa del ponte che come un loggiato rinascimentale accolgono grandi sculture; la fascia del verde affiancata si organizza in un giardino che giunge a lambire con una gradonata erbosa l’acqua, ricercando il contatto con il fiume. La piazza centrale, geometricamente definita, ambito protetto, corregge lo schiacciamento percettivo operato dal ponte che con la sua presenza sovrasta il tessuto edilizio superstite.  
 
La piazza si sviluppa in piazza alta e bassa, un ambito raccolto, unitario e geometricamente definito e indirizzato chiaramente a ricercare un contatto con l’acqua nella piazza bassa sottostante che è anche approdo. Spazio meditativo dove sostare ma anche luogo adatto ad accogliere manifestazioni e spettacoli all’aperto.
 
Il progetto accoglie in sé una dimensione intima, un  luogo accogliente dove sostare, godendo della vista sul fiume, ricercando e recuperando il contatto con l’acqua, vivacizzato dalla futura presenza della facoltà di medicina, un salotto all’aperto in riva all’acqua.
 
La sponda verde e scoscesa di Studenci mantiene nel progetto il suo aspetto naturale, nel quale piccoli terrapieni geometrici volumi-piazzole belvedere e di sosta sono incastonati in un verde rigoglioso reintegrato. Una rete di nuovi sentieri dall’andamento geometrico spezzato risalgono il pendio con comode pendenze collegando la quota sommitale a quella del percorso pedonale e ciclabile sul fiume, consentendo inoltre il godimento del pendìo trasformato in un parco con spazi di sosta aperti sulle privilegiate vedute panoramiche  della città oltre il fiume.

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