26/11/2008 –
Tre grandi “bolle” in vetro trasparente, tagliate da solai che si inseguono planimetricamente nell’area, si specchiano in un’ampia vasca d’acqua in un gioco di riflessi e trasparenze. Si tratta dei nuovi edifici progettati dall’architetto
Dante Oscar Benini per il recupero dell’
area ex Sieroterapico di Milano, nel cuore dei Navigli.
I lavori di costruzione delle tre bolle, da poco avviati, porteranno entro il 2010 a conclusione l’importante progetto di recupero di un’area dismessa di 35mila metri quadrati che ospitò sino agli anni ‘90 l’Istituto Sieroterapico, noto centro per la ricerca medica. Nei vecchi edifici, già ristrutturati dal Gruppo Cabassi, trova attualmente spazio la sede della Nuova Accademia di Belle Arti. Restano ora da ultimare i 15mila metri quadri a ridosso di via Borsi.
“Ho voluto realizzare un progetto – spiega Benini – in cui ci fosse uno straordinario rispetto reciproco tra il vecchio e il nuovo che porta a un reciproco rafforzamento. Perché il nuovo non è la verità ma solo la contemporaneità”.
Piuttosto che percorrere la strada del falso storico, Benini ha preferito puntare sul tema della contemporaneità futuribile “ultimate future”. Di qui la scelta di tagli inclinati dei solai, che mettono in relazione tra loro i diversi livelli degli edifici, “dando la sensazione di aver conquistato un attico pur restando al primo piano”.
“Grandi e profonde lobby d’ingresso, alta tecnologia, sostenibilità, low energy sono state le linee guida indicate dal mercato internazionale e di cui con il nostro cliente ci siamo impossessati per trasferirle ai futuri utenti. Se si aggiungono trasparenza, permeabilità, fruizione ed ottimizzazione dello spazio, “senso della luce” naturale ed artificiale, atta ad enfatizzare le emozioni sensoriali, dovrebbero esserci tutti gli ingredienti per un utilizzo felice di questi nuovi buildings.
Ultimo, ma non meno importante, il grande asse che taglia longitudinalmente tutta l’area, regalando ai passanti uno scorcio inaspettato di “orizzonte”, cosa di cui ha veramente bisogno per un’emozione in più nell’abulico corso del quotidiano”.