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15/01/2008 - La avveniristica architettura di montagna proposta dal celebre studio Zaha Hadid Architects per la nuova funicolare di Innsbruck è stata accolta dagli abitanti con grande entusiasmo: in soli venti minuti è ora possibile raggiungere dal centro cittadino le vette che raggiungono i 2300 metri di quota. Seconda opera della nota progettista anglo-irachena nella città austriaca, dopo il trampolino di lancio del Bergisel realizzato nel 2003 e subito divenuto indiscutibile attrattiva del capoluogo tirolese, il nuovo impianto di risalita è stato ufficialmente inaugurato il 1° dicembre scorso dopo meno di due anni di lavori.
Quattro stazioni – Centro città , Ristorante Löwenhaus, Zoo Alpino e Stazione a monte della Hungerburg – sorgono lungo il tracciato della funicolare che conduce alle catene montuose di Innnsbruck. A completare l’impianto il nuovo ponte su cui passa la funicolare: una struttura in cavi di acciaio a forma di “S” sospesa sul fiume Inn e sorretta da due grandi piloni di 34 metri.
L’esperienza del movimento, l’incredibile vista sul paesaggio circostante ed il brivido del tragitto risultano nel progetto importanti quanto l’obiettivo di raggiungere la destinazione.
“Ci hanno chiesto di realizzare un’opera – commenta l’autrice del progetto intervistata durante la cerimonia di inaugurazione – che dalla montagna come un sole irradiasse la città ; l’idea è di connettere la montagna al tessuto urbano in maniera fluida”.
A dare forma alla fluida spazialità di ciascuna stazione è un continuo gioco tra due elementi contrastanti che la progettista definisce “Shell & Shadow”, ovvero un esercizio che alterna geometrie concave e convesse, combinandole al contrasto chiaro-scuro.
La copertura è disegnata come una struttura organica che sembra fluttuare al di sopra di un basamento in cemento. Ogni geometria che compone il progetto contribuisce alla creazione di un rilievo artificiale nel quale risultano iscritti i percorsi verticali della funicolare.
“Osservando le fluide forme ed i morbidi contorni del guscio della copertura – commenta il capo progetto Thomas Vietzke – si ha la sensazione di esser dinnanzi ad un fenomeno naturale come il movimento dei ghiacciai”.
“Abbiamo studiato – continua Vietzke – le forme delle morene e dei ghiacciai. Volevamo che le stazioni sembrassero delle sculture di ghiaccio nel paesaggio, come corsi d’acqua ghiacciati che scendono lungo i pendii”.
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