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Fotografare l’immaginazione: Massimo Gardone per Foscarini
Un racconto visivo che unisce la sensibilità di un artista alla capacità generativa dell’intelligenza artificiale, per restituire un nuovo modo di raccontare la luce
Autore: antonella fraccalvieri
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FOTOGRAFARE L’IMMAGINAZIONE: MASSIMO GARDONE PER FOSCARINI
25/11/2025 - Alla costante ricerca di linguaggi originali e inediti, non solo legati al prodotto, ma anche alla sua narrazione, Foscarini esplora un nuovo orizzonte visivo insieme a Massimo Gardone, fotografo e storico collaboratore del marchio. Un progetto che indaga le potenzialità dell’intelligenza artificiale come strumento espressivo, sempre però guidato da una mano umana, sensibile e consapevole. Un racconto in cui la tecnologia è uno strumento che amplifica lo sguardo umano, dove gli ambienti generati con l’AI accolgono lampade Foscarini fotografate dal vero.
 
La ricerca, sviluppata da Foscarini con Gardone e il suo studio Azimut, ha avuto un obiettivo tanto semplice quanto ambizioso: insegnare al computer a “vedere” come il fotografo, restituendo quello sguardo sospeso e delicato che contraddistingue il lavoro che Gardone da anni porta avanti con il mondo dei fiori, soggetti preferiti - insieme al mare - delle sue esplorazioni personali. Migliaia di immagini floreali hanno invaso la memoria digitale della macchina, in un processo lungo e metodico, in cui ogni sfumatura, dettaglio del petalo, vibrazione cromatica veniva assorbita e ricodificata.
 
Con questo nuovo progetto fotografico, la stessa sensibilità è stata trasportata agli ambienti, in un affascinante slittamento di scala dal piccolo al grande, dal naturale all’immaginato, dal dettaglio fragile e naturale del fiore alla creazione di paesaggi domestici che accolgono le lampade Foscarini. 
 
Punto fermo del percorso sono le lampade Foscarini che rimangono reali, fotografate per preservarne l’autenticità e abitare spazi che appartengono al confine tra realtà e suggestione. Il risultato non è una replica del reale, ma un atto di traduzione poetica.
 
Come racconta lo stesso Gardone, «La mia ricerca visiva nasce sempre dalla curiosità, dal desiderio di lasciarmi contaminare. Ho imparato a muovermi tra analogico e digitale come dentro un dialogo continuo; due linguaggi diversi, che si sfiorano e si completano, aprendo ogni volta nuove possibilità.»
 
La sperimentazione tecnologica è un terreno condiviso da Gardone e Foscarini: per entrambi la tecnologia non è un fine, ma un mezzo per dare forma alle idee. Nel lavoro di Gardone questo approccio si traduce in un dialogo tra gesto analogico e potenziale digitale, in cui l’intelligenza artificiale viene guidata, istruita, calibrata per amplificare lo sguardo umano, non sostituirlo. Il fotografo innesta sensibilità e intuizione nel processo tecnologico, restituendo un racconto inedito della luce Foscarini: un equilibrio tra materia e immaginazione, realtà e visione.
 
«Con il mio sguardo ho attraversato le epoche e le tecnologie: le prime sperimentazioni erano con il grande formato Polaroid 20x25, una pellicola che restituiva l’impalpabilità dei fiori; con il digitale ho spesso puntato al risultato inverso, volevo inoltrarmi nella matericità del mondo floreale ma immerso in un mondo evocativo, sospeso. La tecnologia mi ha sempre affascinato. Ho iniziato con un Amiga 1000 della Commodore: passavo ore a giocare con la luce del tubo catodico, appoggiavo le pellicole fotografiche sullo schermo e le rifotografavo con la Polaroid, intervenendo sui colori del monitor. 
Gestualità che oggi sembrano preistoriche, e che mi fanno pensare a Wim Wenders che in “Fino alla fine del mondo” immagina uno strumento che cattura dall’attività del cervello i sogni e li trasforma in immagini. Questa visione anticipa di decenni le attuali ricerche sull’AI.» afferma Massimo Gardone.
 
Un nuovo capitolo della vocazione di Foscarini alla sperimentazione e all’esplorazione di strumenti e linguaggi capaci di generare nuove opportunità. Un nuovo modo di affermare la propria identità di brand che vive nella luce, ma anche nel pensiero e nella cultura visiva.
 
«In Foscarini la sperimentazione non è mai fine a sé stessa, ma un modo per aprire nuovi orizzonti. Con questo progetto, insieme a Massimo Gardone, abbiamo esplorato le potenzialità dell’AI come strumento di creatività e di racconto, senza mai rinunciare alla sensibilità umana che è parte della nostra identità. È un approccio che ci offre nuove possibilità di comunicazione e che ci permette di dialogare con il nostro pubblico in modi sempre originali e distintivi.» Carlo Urbinati, fondatore e presidente di Foscarini.

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