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Pelouches di guardia all'allestimento dello showroom De Padova a Milano del Natale 1994 A. Castiglioni
26/05/2025 - Ogni anno, la Fondazione Achille Castiglioni rinnova il proprio allestimento, trasformando la visita in un viaggio sempre nuovo nell’archivio e nell’universo progettuale dei fratelli Castiglioni. Dopo aver riproposto storici allestimenti, indagato gesti quotidiani, ricostruito ambienti iconici come la birreria Splügen Bräu e dedicato intere esposizioni a momenti emblematici come l’anno 1962, il 2025 si apre con un progetto curatoriale che guarda alla dimensione più intima, familiare e sorprendente del celebre designer milanese.
“Non prendiamoci troppo sul serio…”: è questo il motto che accompagna la nuova mostra, un invito a riscoprire la giocosità di Achille Castiglioni attraverso oggetti, racconti e memorie raccolti non solo dallo studio, ma anche dalla casa di famiglia. L’idea nasce da Giovanna Castiglioni, figlia del designer e oggi anima attiva della Fondazione, stimolata dalle domande frequenti dei visitatori: “Ma Achille giocava con te? Che giochi facevate?”. La risposta è affidata a un percorso espositivo che mette in scena il gioco come atto progettuale, collezionistico, pedagogico.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, Achille Castiglioni non ha mai progettato giochi veri e propri, ma ne ha raccolti e custoditi in gran numero: oggetti anonimi, trovati o regalati, conservati in studio o a casa, usati con i figli e gli amici, spesso fonte di ispirazione progettuale. Tra questi, un posto speciale è riservato alla trottola, giocattolo arcaico e affascinante, la cui apparente semplicità cela una complessità meccanica e simbolica. Carlo Castiglioni, figlio maggiore, espone in mostra una collezione personale di trottole, eredità affettiva e culturale del padre, che ha saputo trasformare un gioco da bambini in oggetto di studio e contemplazione.
L’allestimento, progettato da Marco Marzini, gioca anch’esso sul confine tra esperienza ludica e rigore espositivo. Pannelli in faesite bianca forata trasformano gli spazi della Fondazione in una sorta di grande emporio ambulante, un’officina del meraviglioso dove tutto può essere azionato, toccato, vissuto. La mostra si sviluppa in più ambienti, ciascuno con un proprio tema: nella sala riunioni trovano posto i “compagni di gioco” di Castiglioni – nomi come Bruno Munari, Enzo Mari, Aoi e Max Huber – mentre nella sala dello specchio le Wunderkammer aprono finalmente le loro vetrine per mostrare curiosità raccolte nel tempo. Nella stanza dei tecnigrafi si riscoprono i giochi dei figli Giovanna e Carlo, mentre nella sala dei prototipi la riflessione si sposta su come il gioco sia stato spunto per molti oggetti di industrial design.
Completano l’esperienza le illustrazioni dell’architetto Carlo Stanga, che accolgono i visitatori come quinte teatrali popolate da figure familiari e stralunate, in dialogo giocoso con gli altri elementi della mostra.
Non mancheranno momenti di approfondimento: tra il 2025 e il 2026 la Fondazione ospiterà laboratori, workshop e conferenze con designer, artigiani e artisti legati al mondo del gioco, aperti a collaborazioni con musei ed enti culturali interessati a esplorare l’incontro tra ludico e progettuale.
Questa esposizione non è solo un omaggio al lato più ironico e vitale di Achille Castiglioni, ma anche una riflessione più ampia sulla progettazione come esercizio di immaginazione, stupore e intelligenza sensibile. Perché in fondo, come amava ricordare lui stesso, “progettare è un gioco serio”.
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Scheda evento: |
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Geometrie colorate rotanti per il padiglione Rai, Fiera di Milano 1968, A.e P.G. Castiglioni_grafica Giancarlo Iliprandi Giostra di poltrone Imperiale nella mostra itinerante Achille Castiglioni Designer dal 1984 al 1986, progetto di A. Castiglioni Mongolfiere luminose per padiglione Rai del 1957 Fiera di Milano_A.e P.G Castiglioni
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