Ph. Fabio Oggero
01/06/2023 - Al margine del bosco della collina di Torino, il nuovo complesso residenziale Borgo Hermada – progettato da Mediapolis Engineering, + Studio Architetti e TRA Architetti – in un felice dialogo con la chiesa neogotica ortodossa russa di San Massimo, introduce un senso inatteso, nuovo e contemporaneo, alla ricostruzione del tessuto urbano ed edilizio di una parte di città più intima, che cambia tono, rapporti e scala rispetto al centro storico.
Borgo Hermada prende il posto dell’ex convento del Redentore, rivitalizza una storica villa e costruisce nuovi volumi e ricrea la sensazione di un piccolo borgo, ricostruendo il tessuto urbano ed edilizio attraverso l’armonizzazione e il riequilibrio dei volumi e la ricerca di continuità materiche e formali tra le nuove residenze e le preesistenze monumentali.
"Elemento di continuità che tiene insieme tutti gli edifici è il basamento in laterizio facciavista, una quinta ritmata da lesene e aperture per illuminare e aerare i locali interni, che riprende gli imponenti muraglioni in laterizio che caratterizzano la prima parte di Strada Val San Martino. I tre edifici, formalmente indipendenti, sono tutti collegati tramite un sistema di percorsi interni.
Cerniera di tutto l'intervento è quindi l’ingresso che, formalmente concepito come un vuoto baricentrico, disegna un nuovo e inatteso spazio urbano, una piazza di comunità a uso pubblico, che riqualifica l’intero borgo e in cui convogliano il sistema dei percorsi interno, le esigenze di rappresentatività e la ricucitura con il contesto. Il progetto ridefinisce i rapporti tra i fronti della piazza e il suo stesso perimetro", spiegano i progettisti.
Cifra stilistica di Borgo Hermada è il cambio di rapporto tra pieni e vuoti, mentre la memoria del passato passa attraverso l’uso delle tinte bianche calde o grigie chiare per gli intonaci e dei coppi tradizionali per le coperture.
"Le testate del Palazzo Redentore sono scavate da loggiati rivestiti in legno naturale che smorzano l’imponenza del volume originario e aprono scorci inediti sulla città, a sud ovest, e sulla collina, a est. La facciata su strada è scandita da aperture geometriche che seguono le proporzioni originarie con alcuni disallineamenti coerenti con le funzioni interne. Il ritmo è accentuato dalle rigature verticali dell’intonaco e dai marcapiano appena accennati. La facciata interna, in continuo dialogo con l’abside della chiesa, è invece mossa dalla rigorosa griglia regolare in acciaio dei terrazzi arricchita da elementi brise soleil orizzontali in laterizio. La testata di Villa Angelica è invece caratterizzata da una facciata in lamiera pressopiegata preverniciata e retroilluminata, un nuovo avancorpo, in parte coperto e in parte terrazzato, che accentua la simmetria del volume originario, di cui sono riproposti i marcapiani, le lesene e i serramenti in legno verniciato originari. Le ville sul lato est del lotto con un cambio di passo e di scala segnano la transizione tra la città e la collina e si articolano in un gioco di volumi finiti con intonaco grigio chiaro", concludono i progettisti.
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