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Riparte il comparto arredo. Intervista con Matteo Galimberti di Flexform
"Torniamo al nostro lavoro con la passione di sempre e con rinnovata determinazione. Ma dovremo affrontare le inevitabili difficoltà"
Autore: roberta dragone
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Matteo Galimberti, Direttore Commerciale Italia e membro del consiglio di amministrazione di Flexform Matteo Galimberti, Direttore Commerciale Italia e membro del consiglio di amministrazione di Flexform
28/04/2020 - Dopo cinque settimane di chiusura, il mondo dell’arredo e del design riprende le attività produttive. A dare il via ufficiale è il DPCM “Fase 2” del 26 aprile scorso, che sancisce la tanto attesa riapertura delle fabbriche.
Numerosissime le aziende che non hanno voluto perdere un ulteriore istante e sono subito ripartite, pur nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza. Tra queste Flexform, tra l’altro una delle nove aziende firmatarie del Design Manifesto, la lettera aperta al governo divulgata il 9 aprile scorso con cui si denunciava l’urgente necessità di una ripresa delle attività produttive.

Oggi finalmente una risposta e tanto entusiasmo, ma anche una profonda consapevolezza delle inevitabili difficoltà cui si andrà incontro. Dall’intervista con Matteo Galimberti, Direttore Commerciale Italia e membro del consiglio di amministrazione di Flexform, emerge un punto di vista che sembra rispecchiare un sentire comune tra le aziende del settore.
 
Con il Design Manifesto il 9 aprile Flexform, insieme ad altri otto brand italiani dell’arredo, chiedeva al governo di garantire la ripresa produttiva per evitare che “una grandissima tragedia umana e sociale si trasformasse in una conseguente tragedia industriale ed economica”.  Quanto inciderà questo ritardo di 2 settimane rispetto alla vostra richiesta? E quali sono oggi le prospettive per il nostro sistema industriale ed economico?

Impossibile calcolare quanto possa incidere il ritardo accumulato e forse non ha senso farlo. Sono tra coloro i quali preferiscono guardare avanti piuttosto che indietro, progettare la ripartenza in modo concreto piuttosto che recriminare. Quello che è certo è che per un’azienda come Flexform, lo scenario competitivo è internazionale e va sottolineato che mentre l’intero sistema del design Made in Italy è stato costretto al blocco della produzione, lo stesso non è avvenuto in molti altri paesi europei e non.
Certo le prospettive non sono affatto rosee e per molti paesi, a partire dall’Italia, l’outlook dei prossimi mesi è tale da immaginare che dopo l’emergenza sanitaria, tutti dovremo affrontare con senso di responsabilità ma anche con resilienza ed intraprendenza le inevitabili difficoltà che si presenteranno.
 
Che percezione ha in termini di domanda internazionale? Ci sono paesi che stanno soffrendo più di altri? Se si, quali?

Con mio cugino Giuliano che è il nostro Export Sales Director ci confrontiamo ogni giorno sull’evoluzione della pandemia nei singoli paesi. Flexform è distribuita in circa ottanta paesi e riteniamo che questa diversificazione possa oggi essere un vantaggio. Se è vero che il virus si è diffuso ormai ovunque nel mondo, è altrettanto vero che non tutti i paesi ne sono stati colpiti in egual misura, nello stesso tempo e con gli stessi effetti. Notoriamente la Cina, la prima ad esserne investita, sta già mostrando i primi segnali di ripresa e noi che in quel paese abbiamo un network di diversi flagship store ne stiamo già vedendo i primi effetti.
In Europa, inutile dire che Spagna, Francia e UK, che stanno ancora attraversando una fase espansiva dell’epidemia o che comunque non possono certo asserire di averla sotto controllo, probabilmente come noi nei prossimi trimestri e per tutto l’anno dovranno fare i conti con una recessione seria. Altri paesi europei, come la Germania, l’Austria o alcuni paesi scandinavi sembrano aver controllato meglio l’espansione del virus e potrebbero avere una maggiore propensione al consumo. Ma poiché non abbiamo riferimenti storici ai quali ricondurre questa situazione, è difficile fare previsioni. Dovremo “navigare a vista” anticipando soluzioni e cercando di cogliere, come ci insegnano i cinesi, l’opportunità dentro il problema, visto che l’ideogramma della parola crisi vede uniti questi due concetti.

Nel manifesto si leggeva anche: “Unitamente alla produzione è importante riuscire a riaprire presto i negozi di arredo”. Ma per questi bisognerà attendere fino al 18 maggio. Quali conseguenze porterà a suo avviso questa ulteriore proroga?

Prendiamo atto che il governo si sia riservato di prorogare ulteriormente l’apertura di molti esercizi commerciali, come i negozi di arredo. Questa misura non potrà che danneggiare ulteriormente questo comparto ma in questa fase è opportuno provare ad utilizzare il tempo che resta prima che si possa riaprire, per riorganizzare la propria attività e magari a pensare a come innovare il proprio modello di business e la propria offerta.
 
Il 17 aprile scorso la Regione Veneto – che è riuscita ad uscire piuttosto celermente dall’emergenza iniziale – ha messo a punto un piano per riaprire le fabbriche in sicurezza attraverso un apposito “manuale della riapertura” e la nomina di un Covid-manager in ogni azienda. Il progetto pilota prenderà vita in venti aziende – con il coinvolgimento dei medici del lavoro per raccogliere indicazioni epidemiologiche, organizzative e di processo – allo scopo di monitorare la situazione. A suo avviso è corretto che ogni Regione si organizzi in autonomia, magari sul modello del Veneto, o sarebbe più corretto che fosse il governo a farsi promotore di un progetto che assicuri lo stesso supporto in tutte le fabbriche italiane, indipendentemente dalle iniziative delle singole aziende? 
 
Anche se è innegabile che l’espansione del virus non abbia colpito tutte le regioni italiane in egual misura e che il Veneto pare essere una delle regioni che meglio ne hanno gestito una serie di aspetti, non riteniamo opportuno che ogni Regione si organizzi in autonomia, procedendo per ordine sparso.
È proprio quando si presentano situazioni di questa rilevanza e complessità che gli imprenditori ed i cittadini tutti auspicano a direttive chiare emanate da un governo centrale. Al quale si chiede tuttavia capacità di giudizio, di sintesi fra quanto espresso dal mondo e della scienza e da quello economico finanziario, equità.
Questa epidemia può essere un’occasione per il nostro paese per ripartire cercando finalmente di accelerare ineludibili processi di modernizzazione così come snellire la pesante burocrazia che è uno dei nostri atavici problemi.
 
Strategie per il futuro. In che modo la pandemia avrà modificato l’approccio dell’azienda al mercato? per esempio come cambieranno i vostri rapporti con progettisti e rivenditori? L’e-commerce è un tema?
 
Il primo grande cambiamento è che ci troviamo a lanciare la nuova collezione in assenza del Salone che è stato rimandato al prossimo anno 2021. Questo ci mette nella condizione di pensare a modalità alternative per dialogare con i nostri partner e con la design community tutta per mostrare loro i frutti della nostra creatività, fortunatamente la tecnologia offre oggi delle possibilità inimmaginabili fino a pochi anni fa.
Per quanto riguarda l’e-commerce, benché pensiamo che il nostro prodotto sia maggiormente valorizzato da un’esperienza reale anche tattile e di confort, così come da un servizio di progettazione e vendita che si espleta al meglio dentro il punto vendita, certo è del tutto opportuno pensare anche alle innegabili opportunità offerte dall’e-commerce.

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