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Piero Lissoni firma il nuovo D'O di Davide Oldani
Una cucina circolare a tutti gli effetti, con le radici e la voglia di 'crescere'
Autore: valentina ieva
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22/07/2016 - Sorge nella piazza antistante la chiesa di San Pietro all'Olmo, adiacente al vecchio D'O di Cornaredo, che l'ha consacrato tra gli chef più noti del Paese, il nuovo ristorante D'O di Davide Oldani, un mix di storia, accoglienza ed 'evoluzione costante'.

A dare forma al pensiero di Oldani, il progetto dell'amico Piero Lissoni, realizzato con Stefano Castelli, David Lopez Quincoces ed Ugo Pennella, per rendere ancora più esclusiva un'esperienza gastronomica già di eccellente qualità.

Sulla facciata della chiesa, sono murate delle 'patere', scodelle in maiolica che avevano la duplice funzione, decorativa e segnaletica, di indicare ai pellegrini il fatto di poter trovare, in quel punto, ospitalità insieme ad un pasto caldo. Oldani si ispira proprio a questa visione di accoglienza nello sviluppo del nuovo ristorante.

Desidero che la porta del ristorante sia aperta, in tutti i sensi, che una parte della preparazione del menu avvenga davanti agli ospiti - commenta Davide Oldani. - L’obiettivo è coinvolgerli a trecentosessanta gradi, in un ambiente esteticamente bello ma anche accogliente. L’idea di bellezza del mio amico Piero si è perfettamente combinata alla mia idea di praticità, realizzando il mio desiderio di un’estetica che non rinunciasse alla comodità.

Ho voluto ingrandirmi in senso fisico, di metrature intendo, anche se non era questo lo scopo principale. L’ho fatto con l’obiettivo di realizzare una cucina più “grande”, capace di evolvere, di confrontarsi con altre cucine nel nostro Paese e anche fuori; e nello stesso tempo per razionalizzare gli spazi e rendere tutto più funzionale oltre che, naturalmente, confortevole, esteticamente gradevole.
Diciamo che ho effettuato un PICCOLO spostamento fisico - sono andato a pochi metri dal primo D’O- per realizzare una GRANDE evoluzione nella semplificazione, nell’organizzazione e nella funzionalità. Ma non ho cambiato il numero di coperti della sala.”.

Protagonista dell'intervento di Lissoni è la vetrata impreziosita da un profilo inmetallo traforato e coperta da una pensilina che si affaccia sulla piazza, con una superficie vetrata grande abbastanza da far sì che la piazza possa “entrare in casa” e che la casa possa “entrare nella piazza”.

“E il tocco finale è quello di aver lavorato con la matrice dell’architettura: ho tagliato gli spazi e regolamentato gli ingredienti architettonici come fa un cuoco. E tra gli ingredienti annovero la trasparenza verso la piazza, la luce, la connessione tra il luogo dedicato alla ricerca e il ristorante, la cucina vera e propria e le differenti stanze, che si rincorrono una nell’altra” spiega Lissoni.

Tutto è stato concepito  per abbattere le barriere tra cucina e sala da pranzo, tra Davide e i suoi ospiti. Davide stesso ha curato la realizzazione degli arredi: la comodità, a suo parere, si traduce in tranquillità e rilassatezza, ma anche nel favorire - attraverso una forma ergonomica degli arredi nata dall’osservazione quotidiana degli ospiti - una digestione corretta, che comincia quando ci si siede a tavola e non quando ci si alza.
 
Il piano interrato è riservato alla ricerca e dotato di aree distinte ma comunicanti. Qui si trova una cucina a isola attrezzata per creare e sperimentare nuovi piatti, uno spazio destinato allo sviluppo del brand D’O e dei sui prodotti, ed una cantina a temperatura controllata aperta alle degustazioni.
 
 

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