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Fernando Romero: intervista al visionario architetto messicano
Un'architettura futuristica, innovativa e altamente tecnologica
Autore: blink
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19/03/2014 – Lo staff di Blink, corporate blog di Bticino, ha intervistato l'architetto messicano Fernando Romero. Alunno di Rem Koolhaas, con il quale ha lavorato presso l'Office for Metropolitan Architecture (OMA ) fino al 2000, dal 2010 ha aperto lo studio a New York dove traduce in realtà le sue visioni innovative e futuristiche.

# 1 LA GRAMMATICA
La tua architettura si muove su un sottile equilibrio, tra semplicità e complessità, pragmatismo e utopia. Nei tuoi progetti si intravede una sorta di dialogo continuo con il caos, un dialogo che cerca di “mettere ordine”, senza trascurare la caoticità della realtà. La tua architettura traduce la lezione della storia in visioni futuristiche, innovative, estetiche e tecnologiche con forti risultati iconici. Qual è la grammatica dei tuoi progetti?

Credo che l'architettura si muova tra concetti profondamente radicali e contrastanti, razionali e realistici al tempo stesso. D'altra parte, disponiamo di centinaia di tecnologie in continua evoluzione che ci consentono di costruire in maniera concreta un mondo migliore. Penso si tratti di forze opposte ed estremamente presenti, poiché noi ci muoviamo in un ambiente (ndr: il Messico), che è al tempo stesso una giovane democrazia e un paese nuovo. In realtà, ci siamo sempre trovati tra queste forze opposte, tra clienti che vogliono realizzare progetti razionali, low-cost ed efficienti e per i quali si può solo optare per materiali legati alla produzione di massa, ed altri clienti che vogliono invece innovare ed utilizzare le tecnologie più all’avanguardia per costruire edifici “nuovi”. Penso che l'architettura sia un processo di traduzione e che per ogni differente contesto si debbano operare traduzioni diverse, proprio perché sono completamente diverse le forze implicate.

# 2 IL CONTESTO
"You are the contest" è il titolo di un tuo libro che esplora, sia nella contemporaneità che nel corso della storia, il rapporto tra Contesto e Architettura e il ruolo dell’architetto come il traduttore del contesto. Potresti spiegarci l'importanza di questo genere di esercizio oggi?

Se si considera che solo una percentuale molto bassa dell'architettura oggi possa essere definita priva di autore, e che la maggior parte di essa sia piuttosto anonima, ciò sia da attribuire proprio al ruolo che ha l’architetto. L'architettura anonima opera sostanzialmente in assenza di progetto, in quanto si risolvono solo problematiche connesse alla pianificazione. Personalmente ritengo molto più interessante quell’architettura che considera il contesto non solo in termini di spazio, ma anche in relazione allo sviluppo di nuove tecnologie e al modo in cui le specifiche forze politiche ed economiche influenzano il progetto. “You are the context" si basa su questo concetto: “Tu, individuo” come definizione stessa dell'architettura, dal momento che i fruitori dell’architettura sono essi stessi il contesto. Quindi non va considerato solo il progetto, non solo lo spazio, ma vanno considerate anche le persone. E forse un cambiamento, sulla reale importanza di quanto le persone rappresentino la priorità e su come la tecnologia dia significato e valore alla gente comune, c’è stato. E questo ha avuto grande influenza e molteplici implicazioni sul modo in cui vediamo l’architettura e su come l’abbiamo vista sino ad oggi. È per questo che il contesto è oggi un argomento forte sul quale discutere.

# 3 FELICITÀ
Il tuo progetto Free City è un modello urbano per le economie emergenti che sintetizza tre tipologie urbane esistenti e integra sostenibilità, crescita della popolazione e interazioni in modo intelligente e sistematico. Può un modello utopistico davvero trasformare le società, le cultura, le economie? E la felicità può divenire il paradigma finale per una vera innovazione?

Quando si parla di felicità ci si imbatte spesso in discorsi filosofici. Nel caso di “Free City” l'idea è di creare qualcosa che possa dare potere alle persone, creare nuovi posti di lavoro, promuovere investimenti ed economie più equi, ridurre l'immigrazione dai paesi dell'America Latina verso quelli più sviluppati. L’idea di “Free City” è dunque quella di dare vita ad una nuova area che utilizzi la tecnologia per costruire città più sostenibili, che promuova il trasporto pubblico gratuito, e che in un certo senso sviluppi un ambiente più felice. Ma non si tratta di felicità in senso ideale; riguarda piuttosto lo sviluppo economico, l’occupazione, la sostenibilità, ogni tipo di progetto urbanistico da intendere non più come “nuovo sul vecchio”, ma, piuttosto, attento a conservare la memoria storica, attento ai problemi derivanti dall’immigrazione da paesi che non hanno opportunità e dove l'economia sta affrontando le dure conseguenze di quest'epoca.
[...]

Continua a leggere l'intervista su Blink - www.blinkproject.it


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