19/12/2012 – Il giovane studio Noses Architects, per il progetto dell'osteria Kook a Roma, ha portato a termine una 'missione architettonica': creare un luogo che esaltasse la percezione dei sensi senza prevaricarla.
Affermano i progettisti: “La progettualità ha creduto nel freddo cemento, scaldato dal caldo legno e personalizzato da arredi carichi di memoria e, forse, fino a poco tempo fa, testimoni di intime scene familiari. Il filo dell’oggi e dello ieri si intrecciano nell’architettura e nella cucina.
A rafforzare il rapporto tra innovazione e tradizione, tra ricette della nonna e ricette da chef, un ulivo, simbolo di saggezza, longevità ed essenza mediterranea, incastonato nel vetro. Un 'acquario verde' che imprigiona uno dei simboli reali della cultura e della cucina locale, rendendolo però libero catalizzatore di luce che si diffonde in tutto il locale.
La parola chiave è armonia. Passeggiando all’interno del locale, si possono scoprire una serie infinita di dettagli, palesi (come la bicicletta Bianchi) o celati (come i tubi a vista dei lavandini, proprio quelli di una volta), enormi o piccolissimi, che dialogano tra loro in un perfetto stile industriale, vintage, ma pur sempre fedele alla nostra identità mediterranea.
Il saper dosare progettualità da parte si legge anche nel raffinato accostamento di diversi tipologie materiche di pavimento: dal parquet color miele, alla resina industriale, ai classici colori mediterranei delle mattonelle in cemento".
Per incentivare la percezione multisensoriale e far cogliere i molteplici stimoli provenienti dal contenitore e dal contenuto, i progettisti hanno anche inciso alcune parole o frasi nel legno e nel cemento, come ad esempio la citazione di un detto popolare che recita “Matto, furioso e privo di buon senso è chi del pasto non gode ogni senso”.
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