01/02/2012 – L'Isabella Stewart Gardner Museum di Boston ha inaugurato da pochi giorni i nuovi spazi espositivi firmati dal Renzo Piano Building Workshop. L'elegante ampliamento, rivestito di vetro e pannelli di rame ossidato (purtoppo in maniera tanto uniforme da sembrare tinteggiati) si innesta con leggerrezza all'edificio esistente.
La nuova ala è costituita da quattro volumi distinti, collegati tra loro da passaggi vetrati, serre e, in verticale, da una scala a tre rampe, di gusto e proporzioni quasi rinascimentali. All'interno, il ritmo degli spazi espositivi è interrotto dalla grande sala cubica, di 10 m di lato, che amplia non poco le possibilità espositive del museo, e soprattutto dal virtuosismo di una sala per concerti verticale, con gli spettatori disposti sulle balconate, come in un moderno teatro shakesperiano.
Con la nuova ala, di ben 6500 m2, il museo ha visto più che raddoppiata la superficie a disposizione della sua ricca collezione. Questo ha avuto l'immediato effetto positivo di liberare gli spazi del museo originale, un palazzotto di inizio secolo, dimora della rispettata signora bostoniana Isabella Stewart Gardner che qui aveva accumulato la sua multiforme ma importantissima collezione.
Ai nostri occhi europei questo edificio, eclettico incocio di gusto gotico e rinascimentale, può apparire poco più di una curiosa manifestazione della borghesia americana. L’istituzione che rappresenta invece è per i bostoniani un’icona leggendaria e non c'è da stupirsi che il progetto di Piano abbia incontrato non pochi ostacoli nella sua realizzazione.
In un paese che, tradizionalmente, non offre molta resistenza al cambiamento o non si scompone nel sacrificare icone del suo passato per fare posto al nuovo, sono senz'altro singolari le resistenze nel sacrificare la garden house e altri elementi minori del giardino. Forse gli americani stanno inizando a comprendere l'importanza di conservare, oltre alla forma, anche l'essenza ed il contesto originale delle loro opere... O forse stanno solo scoprendo la nostalgia.
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