|
03/06/2009 - “A forza di credere nei sogni l’uomo li trasforma in realtà” ha affermato una volta Hergé, pseudonimo di George Rémy (1907-1983), padre del noto fumetto del reporter giramondo Tintin. E così è successo per il museo a lui dedicato. Si è difatti inaugurato ufficialmente ieri a Louvain-la-Neuve, paese a 25 km da Bruxelles, il Museo Hergé progettato nel 1996 dall’architetto francese Christian de Portzamparc.
L’annuncio della sua costruzione fu dato il 10 gennaio 2001 (giorno della nascita di Tintin nel 1929), ma la sua costruzione ha avuto inizio solo il 22 maggio 2007 (giorno del compleanno di Hergé). Il Museo è stato costruito in soli due anni e i lavori, costati 17 milioni di euro, sono stati finanziati dalla seconda moglie di Hergé, Fanny Rodwell.
I disegni anni ’20 di Hergé hanno ispirato il logo del Museo, composto da un mix tra la lettera H (iniziale di Hergé), la forma del Museo e la testa stilizzata di Tintin.
L’edificio ha la sagoma di un prisma allungato. La facciata bianca rafforza la sensazione di leggerezza dell’edificio che emerge da una zona alberata (i boschi di questa regione che il fumettista ha riprodotto tante volte) e che collegata al resto della città da una passerella.
Le enormi vetrate laterali assomigliano a delle vignette. Non vi sono linee verticali né all’interno né all’esterno. Quattro pareti di colori vivaci (giallo, verde, salmone e quadri in bianco e nero) con disegni astratti accolgono il visitatore come omaggio simbolico alla avventure vissute da Tintin.
Passerelle ondulate e tetto parzialmente vetrato per il guadagno luce solare danno la sensazione di irrealtà ai visitatori che iniziano la visita dai piani superiori.
Negli otto ambiti in cui sono divisi i 3800 mq si possono distinguere 3 livelli “di conoscenza”, da principiante a “tintinòlogo”, ammirando disegni, filmati e fotografie sulla storia dell’artista belga. I primi due ambiti scavano nella vita di un amante dei gatti e di un uomo che ha iniziato lasua carriera come disegnatore. Vi è poi una sala per i suoi personaggi, una per la sua passione cinefila e giornalistica, allusioni alla sua visionaria vocazione scientifica e sulla sua ricerca umanistica. Una vasta area reception ospita i quattro volumi dedicati all’esposizione collegati tra loro da passerelle sospese.
Il progettista, de Portzamparc,ha affermato: “Quando guardiamo il museo Hergé, vediamo prima di tutto un interno colorato, simile a un sogno. Questo mondo interiore può essere visto anche dall’esterno attraverso le grandi vetrate. Forse questo ci ricorda le caselle dei fumetti che ci conducono in un mondo infinito. Questo paesaggio, che unisce la città alla natura, è caratterizzato dai tratti di Hergé. Si entra, si vede il cielo dal lato opposto, e gli alberi...Siamo entrati in un disegno? Il tratto di Hergé sarà la nostra linea. A volte ispessita, proiettata… Siamo parte di essa".
|