18/11/2008 - Commissionata dieci anni fa dal premio Nobel per la Pace Shimon Peres, è stata ufficialmente inaugurata alla fine del mese scorso la Peres Peace House, il Centro per la Pace che sorge maestoso sul litorale di Jaffa, a Tel Aviv. Il progetto porta la firma dell’architetto romano Massimiliano Fuksas.
Definita dall’autore del progetto una ”scatola magica”, la Peres Peace House è un parallelepipedo ottenuto dalla stratificazione di piani irregolari di cemento cui si alternano strati in vetro translucido.
Il volume poggia su un basamento monolitico. Ad un’estremità di questo c’è l’ingresso al parcheggio delle auto, dall’altra l’ingresso pedonale. In questo punto il basamento diventa una grande piazza, un piano pulito tagliato longitudinalmente da due sole rampe simmetriche che introducono all’interno della piastra. Da questo ambiente buio si arriva ad uno spazio aperto e illuminato per tutta l’altezza dell’edificio, dove è collocata la reception. Da qui è visibile l’alternanza di layers di luce e d’oscurità.
“Ho pensato ad una stratificazione – spiega Fuksas – ad una costruzione che rappresentasse il TEMPO e la PAZIENZA. Stratificazione di “materia” alternata dei luoghi che più hanno sofferto. Il cemento composto con differenti sabbie ed inerti, alternati e sovrapposti. Un basamento in pietra che tenga l’edificio sollevato rispetto al luogo d’incontro, dal quale si entra attraverso due lunghe scale in un luogo di riposo, in cui le dimensioni e l’altezza, con la luce che filtra dall’alto, ci porti a dimenticare gli affanni del mondo, e ci dia un’attitudine positiva, necessaria all’incontro con altri uomini e altre donne”.
Il nome dell’architetto romano è legato in questi giorni ad un altro progetto di indiscutibile rilevanza. Si tratta dell’ Istituto Italiano di Cultura di San Paolo, in Brasile, di cui è stato presentato nei giorni scorsi il progetto di ampliamento. L’intervento prevede l’annessione di una nuova ala all’edificio esistente.
Sul fronte principale in Avenida Higienópolis, l’edificio in stile neoclassico costruito negli anni 20 resterà intatto, e continuerà ad ospitare gli uffici amministrativi. Alle spalle, contenuta nella sagoma dell’esistente, nascerà separata l’espansione: una struttura in legno stratificato lamellato che troverà spazio in un’area arricchita da specchi d’acqua e piante tropicali.
“Come un organismo naturale, un’ossatura lignea immersa in un regno vegetale di acqua e di essenze”.
“Un basamento, completamente libero e interamente vetrato, sostiene due volumi con struttura e tamponamento lignei. Gli specchi d’acqua e la vegetazione, riflettendosi sulle vetrate, avranno l’effetto di dissimulazione della base. La continuità del verde, all’interno nei patii al piano terra, accentuerà la trasparenza in un continuum interno esterno, ed ospiterà la sala polifunzionale per le iniziative dell’Istituto italiano di cultura”.
I due volumi soprastanti, collegati tra di loro e al vecchio edificio mediante passerelle, accoglieranno le sale lettura della biblioteca e il piccolo auditorium per 100 posti a sedere.
Al fine di mantenere la memoria di una scala di edifici ormai quasi scomparsi a San Paolo, l’architetto romano ha inoltre optato per il riuso delle casupole all’estremità dell’area. Qui troveranno spazio gli archivi a libera consultazione della biblioteca per 30mila volumi, la caffetteria e un giardino d’inverno.
Per la realizzazione dell’opera è stato stimato un costo di circa 700mila euro, che saranno finanziati da esponenti della comunità italiana a San Paolo. Non sono stati ancora resi noti i tempi di realizzazione.
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