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Water cube: della meccanica delle bolle di sapone
Inaugurato il National Acquatics Centre di Pechino
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18/02/2008 - Come si formano le bolle di sapone, quali regole matematiche sono necessarie per suddividere uno spazio tridimensionale? Nasce da qui il progetto per il National Acquatics Centre di Pechino, aperto domenica 3 febbraio per il Good Luck Beijing – 2008 Swimming China Open.

Si tratta di una delle infrastrutture destinate ad ospitare le Olimpiadi di Pechino 2008. Ribattezzato “Water cube” in virtù della straniante geometria che lo contraddistingue, il nuovo impianto natatorio sorge a pochi passi dallo stadio progettato da Herzog & de Meuron, all’interno del Beijing Olympic Green. Autore del progetto è lo studio australiano PTW Architects, con il quale hanno collaborato China State Construction Engineering Corp e Ove Arup Ltd.

“Siamo partiti dall’immagine delle bolle di sapone - afferma Wong Toby, direttore di PTW Beijing - non come riferimento formale, quanto come soluzione per suddividere uno spazio tridimensionale potenzialmente infinito in una struttura iterabile che non appaia come ripetizione di un pattern”.
“La teoria di Wearie-Phelan – continua Wong Toby – ci ha permesso di combinare bolle di dimensioni uguali (ma di forma diversa) in una struttura organica e flessibile alle necessità del centro acquatico olimpico”.

La struttura si presenta con un volume semplice, disegnato nella forma quadrata per creare un contesto armonioso insieme allo stadio circolare di Herzog & de Meuron. Una spettacolare dualità di forma geometriche all’interno del Beijing Olympic Green.
“Il volume semplice - spiega Wong - nasce dalla volontà di creare un dialogo con lo stadio, senza entrare in competizione (lo stadio e 10 volte più grande della piscina), quanto cercando un rapporto dialettico che esalti le peculiarità dei due edifici simbolo delle Olimpiadi.

Un’affascinante struttura reticolare tridimensionale sostiene le bolle, realizzate in ETFE (materiale plastico traslucido e resistente) che sono state assemblate prima di essere poste in opera e quindi gonfiate. Un sistema di controllo gestisce il pompaggio continuo delle bolle mantenendo la struttura. Sfruttando la doppia pelle trasparente l’edificio riduce la quantità di energia necessaria per mantenere costante la temperatura delle piscine.

L’insolita geometria dell’intelaiatura consente, inoltre, di rispondere efficacemente ai requisiti antisismici imposti dalle particolari caratteristiche del luogo.

Il progetto accoglie la principale piscina olimpica, il trampolino per le competizioni di tuffi (che si staglia dinnanzi alla vetrata principale della struttura ed offre una magnifica vista sul “bird nest” (tradotto in italiano “nido d’uccello”) di Herzog & de Meuron), la piscina per il riscaldamento degli atleti, uno spazio multifunzione, un futuristico lounge bar e 17000 posti a sedere di cui 11000 pensati come struttura rimovibile e riciclabile che lasceranno spazio, a manifestazione conclusa, ad uffici ed aree ristoro.

Le sue pareti traslucide formano poligoni irregolari, che di giorno assumono una colorazione grigio azzurra come il cielo. Di notte, quando gli spazi interni sono illuminati, brillano come un caleidoscopio.
“Ad un primo sguardo può sembrare che si tratti di un sistema naturale creatosi quasi fortuitamente; in realtà uno studio matematico rigoroso ha consentito l’effetto straniante delle bolle d’acqua”.
“La trasparenza dell’acqua, insieme al misterioso effetto delle bolle, porta inevitabilmente coloro che si trovano sia all’esterno che all’interno della struttura a soffermarsi e riflettere sulla propria esperienza con l’acqua”.

  Scheda progetto: Watercube - National Acquatics Centre
© Gabriele PITACCO, OMA
Vedi Scheda Progetto
© Gabriele PITACCO, OMA
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Grischa Rueschendorf
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Angelo Dell'olio
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Grischa Rueschendorf
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  Scheda progetto:
PTW Architects

Watercube - National Acquatics Centre

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