Dimensione testo  |
|
25/10/2007 - Sarà inaugurato l’8 giugno prossimo il nuovo edificio che Daniel Libeskind ha progettato per il Contemporary Jewish Museum (CJM) di San Francisco. La struttura consente l’annessione di nuovi spazi espositivi per quasi 6mila metri quadrati di superficie.
Il progetto di ampliamento, reso necessario sin dagli inizi degli anni ’90 alla luce della ricca programmazione museale, è consistito nella realizzazione di nuove gallerie nella storica sottostazione elettrica di Jessie Street - costruita nel 1907 su progetto di Willis Polk - che soddisfò il fabbisogno energetico della città dopo il terremoto del 1906. Dopo quasi 100 anni dalla sua realizzazione, lo storico edificio del quartiere culturale Yerba Buena apre ufficialmente le porte al pubblico.
Il noto architetto di origine polacca ha immaginato, in collaborazione con lo studio di San Francisco WRNS Architects, due distinti volumi: un cubo alto circa 18 metri che compie una brusca torsione, ed un parallelepipedo dalla base rettangolare che percorre l’intera lunghezza della sottostazione. La combinazione di questi due elementi riproduce l’espressione ebrea “L’Chaim” (= alla vita), composta dalle due lettere “chet” e “yud”. Insieme, queste due lettere diventano simbolo dell’importanza che si vuole attribuire alla cultura e alla storia, nonché emblema dello sviluppo che vede già da tempo protagonista il quartiere culturale Yerba Buena. In tal modo il progetto intende rendere omaggio alla tradizione ebraica.
L’indubbia architettura contemporanea creata dalla matita di Libeskind preserva inoltre alcuni caratteri distintivi della struttura disegnata da Polk, come la facciata a sud rivestita in mattoni e gli ornamenti in terra cotta.
Peculiarità del progetto sono senza dubbio i 3mila pannelli in acciaio blu che rivestono la struttura. La colorazione bluastra del rivestimento non è ottenuta con pigmenti o vernici, bensì mediante l’applicazione di componenti ottici interferenziali a film sottile (Interference coatings) che conferiscono dinamicità alla facciata esterna nella misura in cui ne determinano una colorazione sempre diversa a seconda dell’ora del giorno e del tempo. Ne deriva che la “pelle” del CMJ sarà sempre salva dal deterioramento cui sono invece tradizionalmente soggetti gli edifici.
La struttura si sviluppa su tre livelli. Al pian terreno trovano spazio l’ingresso principale, un centro di formazione, una galleria espositiva, l’auditorium, la sala convegni, una caffetteria, il Museum store, e la cucina per i catering.
Il piano superiore ospita una più ampia galleria espositiva, una galleria per eventi speciali e gli uffici amministrativi. Il piano interrato accoglie infine il magazzino e le aree riservati agli impianti elettrici e meccanici.
|
Consiglia questa notizia ai tuoi amici
|
|