08/01/2008 - Architetture in contesto umanitario, sociale e di emergenza. È questa l’identità del progetto italiano “Hopeandspaceâ€, termine inglese che si traduce con “speranza e spazioâ€. Ideato e diretto da Luca Bonifacio, il progetto riunisce ingegneri e architetti che hanno scelto di mettere le proprie competenze al servizio delle diverse emergenze sociali nel mondo. Afghanistan, Sudan, Brasile, Brimania e Sri Lanka i paesi in cui diversi interventi sono già realizzati o in fase di costruzione.
Obiettivo principale di Hopeandspace è offrire spazi sicuri e dignitosi ovunque si evidenzino necessità di tipo sociale. Si pensi non solo alle sterminate favelas sudamericane o ai milioni di sfollati ancora vittime di guerre e calamità naturali, ma anche ad un crescente disagio che ci tocca sempre più da vicino.
Per questo il network di professionisti impegnati nell’ambizioso progetto si propone a Fondazioni, o.n.g., Istituti, enti e associazioni come referente specializzato in grado di offrire le proprie competenze per la realizzazione in tutto il mondo di opere civili in contesto umanitario.
“Si tratta di architetti ed ingegneri che, stufi di operare in un contesto ormai troppo condizionato dagli interessi economici, le mode e i cavilli burocratici, partono zaino in spalla, pronti a mettersi alla prova in realtà dove una costruzione realizzata in modo “intelligente†può fare la differenza tra un futuro “con†o “senza†speranzaâ€.
Negli ultimi anni H+S ha realizzato progetti in quasi tutti i continenti.
Case, scuole, ospedali, orfanotrofi, ma anche urbanizzazioni, ponti, lavatoi, parchi gioco per bambini disabili. Tutti interventi che si rivelano prova di una particolare attenzione verso l’utilizzo di “tecnologie appropriateâ€, e cioè di sistemi e materiali capaci di integrarsi e adattarsi nel tempo con la realtà di riferimento: bambù, teak, legno di palma, argilla, ma anche materiali di recupero come fusti di combustibile, bottiglie, copertoni, catene meccaniche.
Grande attenzione è inoltre riservata alle fonti rinnovabili; aspetto fondamentale dal momento che si opera nella maggior parte dei casi in contesti in cui sia acqua che elettricità non sono direttamente accessibili: sistemi solari e a stabilizzazione passiva, pompe a pressione, turbine idriche, etc.
In Afghanistan è in fase di realizzazione, nell’ambito del progetto nazionale di reintegrazione dei profughi ritornanti in patria, promosso e gestito dal Ministero dei Rifugiati e Ritornati, con il coordinamento di UNHCR, un progetto che prevede la costruzione di 160 case, 300 latrine ed una clinica.
Le case sono realizzate in autocostruzione dalle famiglie. Ogni nucleo familiare ha a disposizione un terreno di 400 metri quadrati, su cui costruisce un'abitazione di 43 mq e una latrina.
Mattoni in fango essiccati al sole, legno, acciaio e pietre per le fondazioni sono i materiali utilizzati.
A Bor, nel Sudan Meridionale, è in itinere l’intervento di recupero dell’Ospedale civile regionale, un edificio degli anni 50 che è stato a metà degli anni 80 danneggiato da un terremoto che ne ha pregiudicato la stabilità .
La strategia di intervento prevede il rivestimento degli elementi strutturali portanti con stratificazioni sovrapposte di cemento armato.
Tra i progetti ultimati vi sono l’Istituto “Fratel Felice†per l’infanzia a Myanmar, in Birmania, dedicato alla memoria del fabbro e missionario Felice Tantardini, che visse in questa parte del mondo per gran parte della sua vita, offrendo una casa a 35 orfani; l’intervento di edilizia residenziale per famiglie disagiate e sviluppo urbano nell’ex-campo sfollati Kaali Kovil, nello Sri Lanka, che ospitò più di 100 nuclei familiari colpiti dallo Tsunami; fattorie sperimentali in Birmania per una sperimentazione sia agrotecnica che infrastrutturale facilmente trasmissibile alle comunità locali; e sempre in Birmania, il Parco giochi Anna Campioni per bambini disabili.
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