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Llinàs Carmona e Valagussa firmano il Museo Diocesano
Vince un’architettura di intensa valenza pubblica per Milano
Autore: cecilia di marzo
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30/10/2007 – Si è concluso il concorso internazionale di progettazione per il “Museo Diocesano” a Milano. Il progetto vincitore è quello del gruppo composto da arch. Josep Llinàs Carmona e dall’ing. Carlo Valagussa con ing. Gilles Clément, dott. Giovanni Valagussa e ing. Giulio Boati.

Il luogo del progetto si è generato da una distruzione arbitraria, risultato di un bombardamento della Seconda Guerra Mondiale, che ha aperto un vuoto di grandi dimensioni su Corso di Porta Ticinese e, al contempo, ha provocato la scomparsa di un lato del chiostro del Museo Diocesano. Come risultato di questa “arbitrarietà” si produce una connessione, in un certo modo smisurata e senza scala urbana, tra la strada e il parco delle Basiliche. La connessione, opportuna da un punto di vista funzionale, risulta però priva di quelle caratteristiche di scala che articolano il passaggio tra le dimensioni del tessuto urbano e quelle del tessuto vegetale del parco.
Il progetto propone una copertura assolutamente indipendente per morfologia e materiali dalle costruzioni limitrofe, che si limita a coprire, guidare e proteggere i percorsi urbani che connettono la strada, il parco e il museo.
L'adozione di una trama geometrica e strutturale romboidale permette di adattare, come una fisarmonica, la copertura alle differenti dimensioni dei passaggi e permette allo stesso tempo di non entrare in “terreni paludosi” che instaurino relazioni di competitività tra il linguaggio architettonico del chiostro e quello della proposta progettuale.
“Infine abbiamo deciso di intervenire sul chiostro per dare luce e uscita alla pianta -1, in modo da assicurare luce e benessere agli ambienti di passaggio del piano interrato. Abbiamo pensato, inoltre, che la grande scalinata che collega i due livelli del chiostro, possa dar luogo a momenti di pausa e di relazione con l'esterno, complementari rispetto alla sola visita delle sale espositive”.

Tra i progetti finalisti anche quello di Cino Zucchi, con Elsa Prochazka e Stefano della Torre, che, instaurando nuovi rapporti tra il Corso di Porta Ticinese, il Parco e il chiostro, definisce i margini di un nuovo spazio di transizione che si offre come un “foyer all’aperto” del museo stesso. Il suo disegno risponde ad attente considerazioni di forma urbana – il completamento parziale della cortina sul corso, la ricostruzione del quarto lato del chiostro, la vista sul campanile di Sant’Eustorgio – in stretto rapporto con l’organizzazione dei nuovi spazi di accoglienza ed esposizione del Museo. La grande trasparenza del piano terra, che apre lunghe viste sul chiostro, dona al museo e alle sue funzioni accessorie un carattere estroverso, aperto verso la città, creando una transizione tra la vivacità del corso e lo spazio tranquillo del parco. I volumi più chiusi del piano superiore, con i grandi lucernari che cercano la luce da nord, definiscono il nuovo invaso spaziale, consolidando il perimetro del complesso monumentale di Sant’Eustorgio che trova così forma compiuta.
L’ingresso principale al Museo è posto in posizione baricentrica in corrispondenza del flesso dell’edificio che registra le diverse giaciture presenti sull’area e costituisce lo sfondo naturale delle direttrici visive dai due opposti punti di vista.
Le funzioni richieste dal bando sono disposte nello spazio cercando la loro posizione ideale in rapporto con gli spazi della città, con le viste sull’intorno, con le sue varie qualità ambientali. La loro posizione reciproca assicura al contempo una grande naturalezza di orientamento da parte degli utenti e degli addetti ai lavori e una grande flessibilità d’uso per le esposizioni e gli eventi previsti dallo spirito di un Museo vivo, che interagisce e sa comunicare con pubblici diversi per età, cultura e interessi. Questa disponibilità a cambiare nel tempo secondo le esigenze corrisponde in realtà a una notevole chiarezza dello schema distributivo: gli ambienti della sala polifunzionale, della galleria, del loft e delle aule per seminari possono essere usati in maniera indipendente e congiunta. L’atrio, il bookstore, la cafeteria e le aree relax, sempre fortemente collegati con gli spazi esterni, costituiscono un connettivo gradevole tra le diverse parti del Museo.

  Scheda progetto: Museo Diocesano - 1° premio
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  Scheda progetto: Museo Diocesano - finalista
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