Foto ©Roberto Conte
12/11/2025 - È stata inaugurata lunedì scorso, 10 novembre, l’installazione Rovina Inversa, intervento site-specific firmato dal duo belga Gijs Van Vaerenbergh all’interno del Parco Archeologico di Herakleia a Policoro (MT).
L’opera rientra nel progetto SIRIS, un’azione di valorizzazione culturale promossa dal Ministero della Cultura, curata da STUDIO STUDIO STUDIO – il laboratorio interdisciplinare fondato da Edoardo Tresoldi – con la direzione artistica di Antonio Oriente.
Un tempio rovesciato che sfida la percezione
Nel luogo dove sorgeva il Tempio Arcaico – oggi visibile solo nei resti di fondazione – Gijs Van Vaerenbergh propone un gesto architettonico paradossale: invertire la rovina, mostrando la parte superiore dell’edificio scomparso. Una struttura reticolare metallica alta dodici metri sospende frammenti ricostruiti del timpano, delle cornici e di altre porzioni del tempio, evocando una “presenza fantasma” capace di restituire la monumentalità perduta.
L’installazione è pensata per attivare una percezione scenica e riflessiva. Attraverso un uso sapiente dei materiali (acciaio, malta, giunti a vista), gli artisti accentuano la tensione tra architettura e rovina, realtà e illusione, materia e assenza. La composizione frantumata, i cieli incorniciati dalle geometrie instabili e la posizione ribaltata dell’opera definiscono un’esperienza di attraversamento e visione: il monumento scompare per riapparire sotto forma di nuovo abitante del paesaggio.
Una riflessione sul tempo e sul paesaggio
“Invertire la presenza materica è stato un modo intelligente per lasciare spazio visivo alle evidenze archeologiche e assicurare la reversibilità dell’intervento”, spiega il direttore artistico Antonio Oriente. La forma accennata, incompleta, mette in discussione sia l’illusione del restauro che quella della ricostruzione, generando un dialogo tra passato e contemporaneità, tra permanenza e transitorietà.
Un’opera tra arte, architettura e narrazione
La Rovina Inversa è parte di un progetto più ampio che include altre due installazioni site-specific: “Chora” di Selva Aparicio, un percorso scultoreo nel Bosco Sacro di Demetra, e “Arbosonica” di Max Magaldi con Claudia Fabris e Daniela Pes, un’installazione sonora geolocalizzata. Le tre opere compongono un dispositivo corale, non invasivo e reversibile, che intreccia mito, natura, rovina e tecnologia.
SIRIS si propone come un nuovo modello di Ecomuseo archeologico, capace di aprire relazioni tra realtà e rappresentazione, tempo e paesaggio.
Con la Rovina Inversa, i Gijs Van Vaerenbergh non si limitano a ricostruire un edificio perduto, ma ne ribaltano il senso: il tempio greco – icona dell’architettura occidentale – diventa traccia sospesa, scultura concettuale, landmark visivo. Un simbolo capace di attivare nuove narrazioni e offrire al visitatore una lettura poetica e percettiva del patrimonio, al confine tra arte pubblica, architettura e installazione.
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