04/07/2025 - Un tempo fienile dimenticato lungo la Strada Blu che attraversa la campagna parmense, oggi simbolo di rinascita comunitaria e architettura gentile: la nuova sede della Fondazione Caterina Dallara a Varano de’ Melegari, nel cuore della Val Ceno, porta la firma di Alfonso Femia / Atelier(s) Alfonso Femia.
L'intervento, nato dalla visione filantropica di Giampaolo e Angelica Dallara, è un piccolo volume che interpreta con sensibilità l'identità del luogo. Ispirato ai fienili della campagna padana, l’edificio si integra nel paesaggio con forme discrete, materiali naturali e una composizione che favorisce la permeabilità visiva. Il progetto si sviluppa su due livelli sfalsati, seguendo la dolce inclinazione del terreno, e si affaccia da un lato sulla provinciale, dall’altro sul torrente Ceno, che funge da bordo naturale.
L’identità visiva della Fondazione è affidata a un sistema di farfalle ceramiche blu e bianche, appoggiate sulle facciate come se fossero appena atterrate. Un gesto poetico e partecipativo che rimanda alla delicatezza e alla trasformazione. Le farfalle, realizzate dal maestro ceramista Danilo Trogu, sono parte del più ampio “Bestiario Mediterraneo”, progetto artistico condiviso con Femia.
La nuova sede della Fondazione è pensata come luogo inclusivo, aperto e sociale, destinato a iniziative educative, culturali e ambientali. Accoglie un auditorium, sale riunioni, uffici e uno spazio polifunzionale, tutti progettati per favorire l’incontro e il dialogo tra generazioni.
Il portico frontale – una griglia leggera in listelli metallici color champagne – assume un significato meta-progettuale: non è solo protezione o ingresso, ma spazio civico tra interno ed esterno, invito al confronto e alla partecipazione.
Giampaolo Dallara sottolinea l’importanza di un’architettura capace di evocare bellezza e aggregazione senza imporsi, mentre Angelica Dallara ribadisce come la cura nel progettare un luogo renda possibile l’appropriazione collettiva da parte della comunità, rafforzandone il senso di appartenenza.
Alfonso Femia descrive il progetto come un’azione concreta per i territori interni, con l’obiettivo di attivare processi formativi, culturali e sociali tramite lo spazio costruito.
L’edificio adotta soluzioni costruttive leggere, con un mix equilibrato di trasparenze e opacità. Brise-soleil in legno pre-composto, facciate ventilate, pannelli fotovoltaici e una scala esterna in cemento armato sono solo alcuni degli elementi che compongono il sistema architettonico. La scelta di non rendere visibili gli impianti, integrati nella copertura, sottolinea l’intento di non disturbare il paesaggio.
Questo progetto rappresenta un esempio virtuoso di come architettura, arte e missione sociale possano fondersi in un organismo vivo e partecipe. La Fondazione Caterina Dallara diventa così non solo uno spazio fisico, ma una promessa per il futuro di un’intera comunità.
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