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30/06/2025 - Il 14 luglio, Palazzo di Varignana - resort sulle colline di Castel San Pietro Terme (BO) fondato sul rapporto tra agricoltura, accoglienza e natura – ospita il convegno “Coltivare il Paesaggio. Dialoghi tra natura, arte e agricoltura”.
Il paesaggio italiano è il frutto di un equilibrio millenario tra natura e lavoro dell’uomo: un sistema complesso in cui agricoltura, arte e cura del territorio si intrecciano, dando forma a un patrimonio culturale e ambientale unico. Ma come si può oggi preservare questo equilibrio alimentando la storia di nuovi capitoli? Come si può restituire significato e funzione a territori segnati dall’abbandono, promuovendo una nuova cultura del paesaggio?
A queste domande proverà a rispondere il convegno.
Sarà un pomeriggio di confronto tra esperienze italiane di eccellenza - imprenditoriali, paesaggistiche, culturali - che hanno saputo dare luogo e senso a spazi naturali, riconosciuti oggi per essere diventati risorse vitali per le comunità e i territori.
L’incontro, in programma dalle 15.00 alle 17.30, vedrà la partecipazione di figure di primo piano nel panorama italiano del paesaggio e dell’agricoltura, accomunate dall’essere parte del circuito di Grandi Giardini Italiani:
- il paesaggista Adelmo Barlesi del Parco Villa Trecci a Montepulciano (SI)
- Anselmo Guerrieri Gonzaga della Tenuta San Leonardo di Rovereto (TN)
- Brando Brandolini D’Adda della tenuta Vistorta in Friuli
- Agostino Rizzardi dell’Azienda Agricola Guerrieri Rizzardi a Bardolino (VR)
- Carlo Gherardi, padrone di casa, fondatore di Palazzo di Varignana.
A moderare il confronto sarà Judith Wade, fondatrice del circuito Grandi Giardini Italiani e Great Gardens of the World.
Il convegno si propone come spazio di riflessione su pratiche capaci di restituire vita e valore ai territori: dalla rinaturalizzazione attraverso progetti di restituzione di terreni marginali e in abbandono, al recupero di antiche colture, dalla rigenerazione agricola delle aree rurali alla valorizzazione estetica e culturale del paesaggio.
L’obiettivo è mettere in dialogo la dimensione produttiva con quella culturale, immaginando nuovi modi per abitare, coltivare e custodire il paesaggio italiano: un equilibrio nel quale la dimensione contemplativa e quella produttiva siano connesse come parti di una identità comune.
L’appuntamento si inserisce nel programma delle celebrazioni per i dieci anni dalla fondazione di Agrivar, l’azienda agricola di Palazzo di Varignana. Nata nel 2015 con l’obiettivo di ripensare il rapporto tra agricoltura e paesaggio e riportare la coltivazione dell’olivo – e delle sue cultivar autoctone come la Ghiacciola e la Nostrana di Brisighella – là dove già i romani l’avevano sviluppata, Agrivar ha trasformato oltre 650 ettari di colline e terreni in precario equilibrio idrogeologico in un laboratorio di biodiversità e sostenibilità.
È oggi riconosciuta come una case history esemplare, capace di preservare e far evolvere il lavoro della terra insieme alle competenze necessarie per proiettare nel futuro il mestiere più antico dell’uomo. Cuore del progetto sono i 265 ettari di uliveto – il più esteso dell’Emilia-Romagna –, 57 ettari di vigneti, un frutteto di antiche varietà dimenticate, una rara produzione di zafferano, bacche di goji, mandorleti, coltivazioni di melograno e di fichi.
A questo si aggiunge la Country House Oliveto sul Lago, nata dal recupero di un’antica dimora distrutta dai combattimenti della Linea Gotica durante la Seconda Guerra Mondiale: a disposizione degli ospiti 12 camere (di cui una all’interno dell’ex cappella privata della villa), un ristorante, piscina a sfioro e un ampio giardino.
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