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The Architect's Stair - Edition #2
17/06/2025 - Buildner lancia il concorso di idee The Architect's Stair / Edition #2, che sfida i partecipanti a esplorare la scala come artefatto concettuale, un’opportunità per esprimere la propria identità architettonica, provocare riflessioni e reimmaginare una forma architettonica senza tempo, oltre la sua funzione tradizionale. Deadline iscrizioni 24 luglio.
Il concorso
Confine tra livelli e momenti, le scale sono più di un semplice mezzo per attraversare lo spazio: modellano il modo in cui ci muoviamo, sentiamo e percepiamo l'ambiente artificiale.
The Architect’s Stair Edition #2 non è una sfida vincolata da norme o da esigenze di funzione, ma una piattaforma concettuale, un libero invito a esplorare la scala come contenitore di espressione personale, spaziale e filosofica. I partecipanti sono incoraggiati a trattare le scale come una tela bianca su cui esprimere il proprio linguaggio architettonico, la scala diventa estensione della propria sensibilità progettuale e valori architettonici.
La scala può essere calpestabile o astratta, fisica o immaginaria: l'importante è come comunica un’idea architettonica. Il concorso non invita i partecipanti a creare una soluzione tecnica, né un prodotto standardizzato, ma elimina i confini convenzionali tra dimensioni, tipologia, contesto o materialità, ed enfatizza la chiarezza di pensiero, la profondità di concetto e l’originalità della narrazione spaziale.
La proposta può evocare ricordi, manipolare la percezione, provocare movimento o esplorare la poetica di luce e ombra. Può celebrare l’artigianato, mettere in discussione la gravità o sfidare completamente la logica. In questo senso, The Architect’s Stair Edition #2 diventa un esercizio intellettuale e creativo che onora l’eredità storica della scala e, al contempo, ne stimola il potenziale concettuale. Sfida i partecipanti a riflettere non solo su cosa sia una scala, ma anche su cosa possa diventare.
I partecipanti sono liberi di scegliere un contesto reale, teorico o completamente astratto per la loro proposta di scala. Che la scala sia progettata per un’area urbana densamente popolata, un paesaggio remoto, un ambiente interno sacro o un mondo immaginario, il contesto scelto dovrebbe servire ad arricchire e sostenere la narrazione architettonica del progetto. La location non viene valutata in base al realismo, ma in base alla sua rilevanza rispetto al concept e al suo contributo all’intento progettuale complessivo.
In questo concorso non ci sono vincoli di budget e non sono imposte limitazioni di costo. I partecipanti sono liberi di esplorare le proprie idee senza le restrizioni di fattibilità finanziaria. Questa libertà vuole incoraggiare la sperimentazione concettuale, l’esplorazione formale audace e il pensiero architettonico astratto. La scala può essere ipotetica, non costruibile o visionaria: ciò che conta è la chiarezza e la forza dell’idea architettonica che rappresenta. Non è previsto che i partecipanti razionalizzino i costi o propongano strategie pratiche di pianificazione delle spese.
Le scale nella storia
Dai primi gradini in pietra incisa dei templi preistorici alle ampie scalinate di palazzi e musei, la scala ha accompagnato la civiltà umana nel tempo, lasciando la propria impronta sia nei rituali collettivi che nell’immaginario architettonico. È una delle prime invenzioni architettoniche, ed è allo stesso tempo strutturale e simbolica, funzionale e cerimoniale. Nelle culture antiche, le scale fungevano spesso da collegamento sacro tra la vita terrena e il divino. Le scale monumentali delle ziggurat mesopotamiche, i gradini delle piramidi dei templi mesoamericani e le grandiose rampe di pietra di Angkor Wat non erano semplici percorsi verso l’alto: erano percorsi processionali, viaggi metafisici. Ascendere significava elevare non solo il corpo, ma anche lo spirito.
Nell’architettura classica, la scala ha acquisito nuove proporzioni di grandiosità e ordine. I teatri romani e greci utilizzavano gradinate a più livelli non solo per organizzare gli spettatori, ma anche per definire un ritmo spaziale condiviso. In seguito, il Rinascimento e il Barocco hanno elevato la scala a palcoscenico di opere teatrali e di prestigio: dalla meraviglia a doppia elica di Bramante nel Cortile del Belvedere in Vaticano alla teatralità della Scala Regia di Bernini, la scala è diventato un potente strumento di narrazione spaziale.
La modernità ha portato semplificazione e sperimentazione. Architetti come Le Corbusier, Adolf Loos e Mies van der Rohe hanno iniziato ad astrarre la scala in linee e piani minimali, inserendola nella logica del progetto piuttosto che esibirla come ornamento. Al contrario, architetti come Louis Kahn o Carlo Scarpa hanno nuovamente trattato la scala come un elemento scultoreo centrale, con ritmo, peso e luce accuratamente coreografati.
Oggi le scale continuano a svolgere un ruolo fondamentale negli spazi pubblici e privati. Nell’architettura civile favoriscono l’aggregazione, la pausa e l’interazione. Nei progetti residenziali incorniciano le abitazioni verticali, indirizzano la luce e guidano l’esperienza. E nella cultura visiva digitale sono sempre più condivise e celebrate, fotografate, percorse e ammirate per la loro audacia scultorea o poesia spaziale.
La letteratura, l’arte, il cinema e la filosofia hanno usato a lungo le scale per indicare il cambiamento, il conflitto, la gerarchia, la fuga e l’aspirazione. Basti pensare alle infinite scale di Escher che sfidano la logica, alle scale inquietanti dei thriller di Hitchcock o all’ascesa solitaria in un museo minimalista. La scala è rimasta un contenitore di tensione narrativa, sia che salga verso la rivelazione sia che scenda verso l’ignoto.
Progettare una scala significa coreografare un’esperienza. Reinterpretare la scala significa rivisitare una delle idee più durature dell’architettura e forse scoprire qualcosa di completamente nuovo.
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