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La mostra 'Here We Are! Donne nel design dal 1900 a oggi' al Vitra Design Museum
Un progetto per raccontare il design femminile degli ultimi 120 anni, tra oggetti iconici e parità dei diritti
Autore: ilaria galliani
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22/07/2021 - Sia come creatrici di mobili, moda o prodotti industriali che come architette d’interni o imprenditrici, le donne hanno dato contributi decisivi allo sviluppo del design moderno. Tuttavia, nei libri di storia del design viene dato loro meno spazio che agli uomini. Con l'esposizione «Here We Are! Donne nel design dal 1900 a oggi» il Vitra Design Museum presenta il design femminile degli ultimi 120 anni e, sullo sfondo della lotta per la parità dei diritti, racconta la storia del design con un approccio nuovo, un approccio a più voci.

In mostra ci sono opere di ben 80 donne attive nel design, fra cui spiccano esponenti della modernità come Eileen Gray, Charlotte Perriand, Lilly Reich o Clara Porset, e nell’imprenditoria, ad esempio Florence Knoll e Armi Ratia, ma anche opere di personalità meno note come la riformatrice sociale Jane Addams. Le posizioni contemporanee sono rappresentate da artiste quali Matali Crasset, Patricia Urquiola, Julia Lohmann o il collettivo Matri- Archi(tecture) che conducono i visitatori nel presente e nel futuro.
 
La mostra si suddivide in quattro sezioni che accompagnano i visitatori in un viaggio nella storia del design. La prima sezione è dedicata allo sviluppo del design in Europa e negli Stati Uniti dove intorno al 1900, nello stesso periodo in cui le donne lottavano pubblicamente per una maggior partecipazione politica, emerse la figura professionale del designer moderno. Le rivendicazioni femminili di allora influenzarono anche il design, ad esempio il lavoro delle riformatrici sociali Jane Addams e Louise Brigham che oggi definiremmo come «design sociale».
 
Nello stesso periodo, a New York, Elsie de Wolfe diede un’impronta decisiva alla neo-nata professione dell’interior designer. In esame ci sono anche opere di esponenti del Bauhaus, delle scuole russe del Wchutemas e delle Deutsche Werkstätten Hellerau di Dresda. La sezione evidenzia come le donne, pur acquisendo una maggiore professionalità grazie a migliori possibilità formative, continuassero ad essere relegate in modelli di ruolo tradizionali.
 
La seconda sezione copre il periodo che va dagli anni Venti agli anni Cinquanta del XX secolo. È in quest’epoca che le prime designer iniziarono a riscuotere successo internazionale, sebbene la società in cui vivevano continuasse ad essere di stampo patriarcale: si pensi a Charlotte Perriand, Eileen Gray o Clara Porset, ma anche alla creative director Jeanne Toussaint che per decenni ha plasmato le collezioni della prestigiosa casa di gioielli Cartier ed è considerata una figura di spicco dell’industria del lusso parigina. Alcune delle artiste qui presentate lavorarono a stretto contatto con i loro compagni, ad esempio Ray Eames con il marito Charles o Aino Aalto con Alvar Aalto, e non di rado il loro lavoro venne oscurato delle personalità maschili al loro fianco.
 
L’esposizione dimostra, però, che in molti casi l’apporto femminile alla creazione di opere comuni è stato più decisivo di quanto non sia emerso finora. L’esempio più noto è Charlotte Perriand: il suo contributo alla creazione dei leggendari mobili progettati con il famoso collega Le Corbusier è stato completamente rivalutato negli ultimi anni. Altre designer rappresentate nella mostra lavorarono tutta la vita in modo indipendente, ad esempio la ceramista Eva Zeisel alla quale il Museum of Modern Art di New York dedicò una mostra personale già nel 1946.
 
La terza sezione si concentra sui decenni dal 1950 alla fine degli anni Ottanta, un periodo in cui si sollevò una seconda ondata di femminismo, formatasi soprattutto a partire dagli anni Sessanta e nata per contrastare la mentalità conservatrice del secondo Dopoguerra. Esempi quali la Schweizerische Ausstellung für Frauenarbeit SAFFA (esposizione svizzera del lavoro femminile) del 1958 dimostrano che le donne, pur continuando ad essere associate alle attività domestiche anche in ambito di design e nonostante tali restrizioni, produssero opere straordinarie.
 
L’ambivalenza e le rotture di questi turbolenti decenni si riflettono anche nell’appariscente design di Marimekko degli anni Settanta e negli spettacolari oggetti postmoderni di designer italiane quali Nanda Vigo, Gae Aulenti o Cini Boeri.
 
Nella quarta sezione la mostra raggiunge il presente. Le opere di artiste di fama internazionale come Matali Crasset, Patricia Urquiola o Hella Jongerius dimostrano quanto oggi sia scontato il fatto che le donne ottengano successo internazionale alla pari dei loro colleghi di sesso maschile.

Alcune designer trascendono addirittura i tradizionali confini della loro disciplina e contribuiscono a ridefinire il design in modo sostanziale. Ne fanno parte Julia Lohmann, che studia le alghe marine come nuovo materiale sostenibile, così come Christine Meindertsma, che mette in discussione i processi di produzione.
 
La sezione presenta anche una selezione di iniziative attuali in cui si evidenzia come il discorso femminista nel design e nell’architettura riesca a mettere in discussione i modelli di autorialità, istruzione e riconoscimento collegandoli a concetti contemporanei quali quelli di diversità e intersezionalità. Il collettivo Matri-Archi(tecture), nell’opera creata appositamente per la mostra «Weaving Constellations of Identity», affronta le esperienze personali di artiste africane e nere, mentre numerosi network e pubblicazioni mettono in discussione il canone tradizionale del design.
 
La mostra è accompagnata da un vasto programma che comprende, tra l’altro, workshop, online talk ed eventi al Vitra Campus.

Here We Are!
Women in Design 1900 – Today
23 settembre 2021 – 6 marzo 2022, Vitra Design Museum
Conferenza stampa e presentazione della mostra: 22 settembre, ore 14:00, Vitra Campus

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