18/09/2018 – È stata inaugurata il 12 settembre, presso la Galleria del Progetto del Politecnico di Milano, la mostra Mario Bellini. Il disegno del progetto.
Esposti oltre duecento tra schizzi e disegni realizzati da Mario Bellini e dal suo studio negli ultimi quarant’anni, riguardanti alcuni dei progetti più significativi sviluppati nella sua lunga e prolifica carriera: una rassegna introduttiva che spazia dal design all’architettura, con alcune divagazioni di fantasia; quattro progetti architettonici, disposti cronologicamente; nove progetti di design d’arredo.
Dalle sequenze di disegni, testimoni di tanti percorsi progettuali compiuti da Bellini, emerge con evidenza il ruolo che ha avuto e conserva tuttora il disegno come luogo del progetto: strumento di ricerca, di pensiero, di disamina del reale; efficace mezzo di comunicazione per visualizzare, verificare e condividere un’idea; potente ausilio della memoria, che rimanda a quel personale repertorio di immagini e riferimenti, stratificato nel tempo, a cui è possibile ricorrere – anche inconsciamente – ogniqualvolta si intraprenda un nuovo percorso interpretativo o progettuale.
La mostra è anche occasione per una riflessione sullo sviluppo degli strumenti del disegno e della rappresentazione dell’architettura dall’analogico al digitale, laddove lo schizzo resta l’irrinunciabile elemento di continuità nell’euristica del progetto.
Gran parte dei materiali esposti sono schizzi di progetto realizzati da Mario Bellini: abbozzati, spesso frammentari e immediati, sono annotazioni tese a fissare un pensiero, un’impressione, una suggestione, a fermare un’idea ancora indecisa e contraddittoria. Hanno a che fare con l’intuizione e l’ideazione iniziale, sono depositari di infinite potenzialità. I primi schizzi di un progetto, infatti, contengono in nuce tutto ciò che il progetto sarà e tutto ciò che non sarà mai, ma che avrebbe potuto essere. Gli schizzi successivi rielaborano quelli iniziali: selezionando, approfondendo, affinando, sbozzando l’idea iniziale, tracciando un percorso che diventa sempre più univoco man mano che vengono eliminate le tante soluzioni alternative possibili, in processo di progressiva riduzione dell’indeterminato. Emerge, dunque, con evidenza, nelle sequenze in mostra, il ruolo dello schizzo come momento chiave del percorso progettuale, che è un procedere non lineare, dominato da elementi spesso inconsci e difficilmente oggettivabili, in cui si incontrano techne e inventio, sapere tecnico e capacità inventiva, vincoli imposti dal programma funzionale e riferimenti sedimentati nel sapere, nella cultura e nella memoria personale dell’architetto.
Altre opere presentate in mostra, come le tavole tecniche realizzate a mano o i fotomontaggi, raccontano invece prassimodalità espressive cadute in disuso in una pratica professionale oggi profondamente mutata. In questo senso la mostra delinea una sorta di archeologia del contemporaneo disegno di architettura, che nell’arco di due decenni è talmente mutato da costringere a un lavoro di scavo, per ricostruire pratiche che erano usuali fino a vent’anni fa e che poi sono assai rapidamente scomparse, e sono ora pressoché sconosciute agli architetti in formazione (il disegno tecnico manuale, i supporti, gli strumenti, le modalità di riproduzione, etc.).
|