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ARTE
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Something in the Water |
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MAXXI ROMA, dal 18/04/2025 al 26/10/2025
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L'acqua diventa un filtro attraverso cui vedere il mondo nella mostra Something in the Water visitabile al MAXXI di Roma fino al 26 ottobre 2025. Curata dall'artista statunitense Oscar Tuazon, l'esposizione è un nuovo capitolo del progetto Water School, un'iniziativa educativa e artistica che esplora le dinamiche di potere che regolano l'accesso alle materie prime del pianeta.
Tra architettura e attivisimo, i progetti di Tuazon - spesso evocativi delle architetture sperimentali - sono spazi di collaborazione e apprendimento, luoghi per lavorare con altri artisti o con il pubblico stesso. Al MAXXI le sue opere si confrontano con quelle di quattordici artisti e la sua nuova produzione, Ocean Pavilion, si pone come un dispositivo fisico e un attivatore di coscienza.
II percorso espositivo di Something in the Water si sviluppa nello spazio delle gallerie come un’esperienza fluida in cui l’acqua diventa il veicolo di connessione tra artisti di diversa generazione e provenienza. Le opere esposte invitano a percepire le sottili connessioni che le legano tra loro, in un allestimento che evoca il flusso sinuoso delle anse del Tevere.
Il tema dell’acqua entra in mostra tracciando il ruolo che essa occupa nella nostra vita economica, politica e sociale. Secondo la visione di Tuazon per poter lavorare con l’acqua, dobbiamo dimenticare chi siamo. L’acqua ci precede nella consapevolezza: un corpo privo di confini che ingloba i nostri corpi.
L’acqua ha resistito ai nostri continui tentativi di dare forma alla materia, per questo diventa il mezzo più essenziale per gli artisti: uno specchio allo stato puro. Essa rappresenta il vuoto informe ove gli oggetti sembrano per un istante galleggiare, prima di scomparire.
È qui considerata come veicolo capace di raccordare una grande eterogeneità di opere che attraversano generazioni e geografie diverse, e che affrontano temi che spaziano dall’attivismo, la precarietà della vita, il riuso e l’espropriazione delle materie prime, fino ad affrontare storie di pratiche indigene e a raccontare la potenza delle forze della natura o il fascino del paesaggio.
Something in the Water trae origine dalla condizione esistenziale del museo nella sua vacuità: un vuoto che viene continuamente colmato e svuotato, affermando così come lo stato ontologico della mostra sia il nulla. Analogamente a un fiume: sempre bagnato, mai immobile, in cui sussistono le condizioni necessarie alla vita.
Le opere in mostra
In mostra si possono visitare le opere di: Lita Albuquerque, Saif Azzuz, Matthew Barney, Christo, Abraham Cruzvillegas, Torkwase Dyson, Leslie Hewitt, Nancy Holt, Pavlo Makov, Virginia Overton, Marjetica Potrc, Ugo Rondinone, Peter Sandbichler, Anna Sew Hoy, Oscar Tuazon.
Liquid Light (2022) di Lita Albuquerque, figura pionieristica della Land Art, è il secondo di una trilogia di film che vedono come protagonista Najma, un’astronauta del futuro, mentre esplora il pianeta terra in momenti differenti. Il lavoro di Albuquerque, con la sua distesa di sale che sembra fuoriuscire dallo schermo, invita lo spettatore a prendere parte a questo viaggio nel quale si racconta la connessione tra uomo, natura e infinito.
Attraverso vivaci dipinti raffiguranti forme vegetali e opere scultoree dall’aspetto visionario, Saif Azzuz si confronta in modo critico con le pratiche di gestione del territorio proprie degli Yurok e del popolo libico da cui proviene. In Under the Willow Tree (let the earth stabilize your postcolonial insecure jitters) (2022), l'artista restituisce l’aspetto florido della fonte di Collect Pond, che per oltre due secoli ha rappresentato la principale fonte di approvvigionamento idrico, prima che gli effetti del colonialismo portassero alla sua urbanizzazione. Scraping By (2022), parte della serie The Scrap Wood, è una scultura che sembra riemergere dall’acqua dopo un naufragio. Realizzata con materiali di scarto, è un manifesto contro lo spreco, fonte di nuova vita per oggetti e materiali.
Le opere scultoree di Matthew Barney emergono dalla candida alchimia del processo di fusione. Water Cast 8 (2015) fa parte di una serie di quattordici sculture, realizzate attraverso la tensione generata dal calore del metallo fuso e l’acqua contenuta in un crogiolo. Ispirata al mito egizio di Iside e Osiride, in cui il Nilo straripa a causa delle lacrime di Iside che cerca il corpo del marito Osiride, l’opera esplora la trasformazione e la fragilità della materia. La reazione alchemica tra il metallo e l’acqua dà vita a una mutazione imprevedibile, simboleggiando il perpetuo ciclo di distruzione e rinascita.
I resti dei monumentali interventi di Christo e Jeanne-Claude nei paesaggi naturali da loro esplorati riescono a trasmettere parte della maestosità di quegli spazi che tanto li hanno affascinati. Over the River (Project for the Arkansas River), è frutto di un ventennale lavoro di ricerca ed esplorazione del territorio del Colorado. Il progetto prevedeva 9,5 chilometri di pannelli argentati di tessuto rifrangente sospesi sull’acqua lungo 67,6 chilometri dell’Arkansas River tra Cañon City e Salida nel Colorado centro meridionale. Nonostante i permessi ottenuti dalle autorità la realizzazione è rimasta incompiuta a causa dell’opposizione di un gruppo locale.
Abraham Cruzvillegas crea le condizioni materiali affinché la poesia dell’acqua possa sentirsi affiorare nelle circostanze del quotidiano. L’installazione in mostra presenta una canoa tradizionale del lago Pátzcuaro, in Messico, sospesa nello spazio della galleria, all’altezza del livello di carenza d’acqua calcolato su un arco di 49 anni, corrispondente all’età dell’artista all’epoca. Con quest’opera, Cruzvillegas esplora la propria identità, la relazione con la sua cultura e la connessione con la comunità, usando la canoa come simbolo di movimento e resistenza, mentre affronta la questione ambientale e l’esaurimento delle risorse naturali.
L’opera di Torkwase Dyson invita a immergere lo sguardo negli abissi dell’acqua nera, che racchiude l’esperienza di storie in cui i fiumi sono stati arginati, le case sommerse, le vite sfollate. Le forme poetiche delle sue opere esplorano, attraverso un linguaggio astratto e potente, le alterazioni del paesaggio naturale causate da processi di sfruttamento, immaginando un percorso verso un futuro più giusto da un punto di vista ecologico e sociale.
Leslie Hewitt spazia dalla fotografia concettuale alla scultura post - minimalista. Le opere in mostra sono ispirate alla memoria materiale dei fondali marini dell’Atlantico in cui forze geologiche e movimenti delle maree hanno alterato senza sosta uno spazio essenzialmente invisibile. Nella difficoltà di delineare una geografia che sfugge alla cartografia, Hewitt riproduce i punti più profondi dell’Atlantico in sculture di bronzo, che fungono da mappe imperscrutabili del terreno sottomarino.
Nel luglio del 1975, Nancy Holt utilizzò la sua cinepresa Bolex 16 mm per catturare le acque impetuose e le maestose cascate del fiume Niagara, vicino alla sua opera Hydra’s Head, realizzata l’anno precedente all’Artpark lungo le rive del fiume. Questo materiale video, recentemente digitalizzato, rappresenta un esempio della profonda fascinazione di Holt per le forme del paesaggio, l’acqua e l’uso dei suoi interventi scultorei nella natura, visti come lenti o dispositivi ottici per inquadrare il mondo naturale. In mostra, anche il disegno di Hydra’s Head, realizzato dall’artista per mappare i movimenti del terreno rispetto all’opera di Land Art.
Concepita per la prima volta a Kharkiv a metà degli anni Novanta, The Fountain of Exhaustion (1995–2022) di Pavlo Makov era originariamente intesa come metafora delle sfide sociali e civili legate alla ricostruzione di uno Stato indipendente. Nell’opera il flusso d’acqua della fontana viene gradualmente diviso mediante una serie di 78 imbuti disposti a cascata, riducendo il getto iniziale a un rivolo. Con l’intensificarsi della guerra tra Russia e l’Ucraina, The Fountain of Exhaustion ha assunto un nuovo significato simbolico. Mentre le infrastrutture di Kharkiv subiscono continui attacchi, la costante carenza d’acqua ci ricorda che l’uso delle risorse ambientali non è pubblico, ma è continuamente soggetto ad appropriazione ed estrazione da parte delle potenze imperiali.
Nelle mani di Virginia Overton, un volume composto da materiali messi sfacciatamente in mostra rivela la natura profana delle cose slegate dal loro uso abituale, trasformate in realtà. In Untitled (cascade) (2020), le lettere di alluminio provenienti da elementi pubblicitari dismessi vengono riassemblati a formare piattaforme e bacini idrici per una fontana perpetua. Qui, elementi di scarto trovano nuova identità e richiamano il visitatore ad una nuova coscienza del riuso.
Il lavoro di Marjetica Potrc guarda, con particolare attenzione all’aspetto antropologico, a temi che vanno dall’attivismo all’urbanistica. Il “Kuku Town Core Unit” è una “unità centrale per la fornitura di servizi” fondamentale nel processo di riqualificazione di Kuku Town, a Città del Capo. Oltre a dotare l’insediamento di un sistema fognario, la Kuku Town Core Unit garantisce l’approvvigionamento di acqua a ogni famiglia. Nel caso di Koku Town, il processo è stato gestito dalla comunità, sulla base di un nuovo modello in cui contributi e responsabilità sono stati condivisi tra residenti e comune. Ogni famiglia ha integrato le unità all’interno del proprio appezzamento di terreno, compiendo un passo in avanti verso la legalizzazione dell’insediamento informale.
La ricerca artistica di Ugo Rondinone si esprime attraverso una varietà di media, che vanno dalla scultura alla pittura, fino alle installazioni al neon, con i quali esplora le relazioni fra naturale e artificiale. Attraverso il suo linguaggio poetico, Rondinone ricrea le forze elementari della natura all’interno dello spazio museale, ponendoci di fronte alle qualità essenziali dell’acqua e delle montagne. La recente serie di grandi acquerelli, ispirati al lago di Lucerna, raffigura chiaramente l’acqua di un lago e le montagne circostanti.
Psychic Grotto Birdbath (Blue) (2018) di Anna Sew Hoy propone un’architettura speculativa per volatili, spingendo l’idea di una vaschetta per uccelli oltre l’esigenza umana di provvedere ai bisogni fisici essenziali di questi esseri viventi, verso un regno di poesia, immaginazione e assurdità. La vasca antropomorfica sostenuta da un paio di gambe diventa una forma umana contenitrice della coscienza di altri esseri. La scultura è un lavoro preparatorio per una struttura permanente in bronzo di grandi dimensioni situata nel Los Angeles State Park, dove un reticolo crea uno spazio di contemplazione e di ritrovo, nonché un possibile luogo di contatto tra persone e uccelli.
L’architettura utopica, spesso definita “architettura di carta”, esiste solitamente solo sotto forma di disegni e modelli di edifici speculativi che propongono futuri alternativi non ancora realizzati. Great Lakes Water School di Oscar Tuazon e Peter Sandbichler spinge il modello architettonico al limite dello spazio abitabile, diventando una struttura dalle dimensioni di una stanza fatta di cartone riciclato. Realizzata a Vienna con materiali recuperati dai negozi di biciclette locali, la struttura conserva tracce del suo ambiente originario, un bricolage di linguaggi che suggeriscono proposte architettoniche utopiche in continuo divenire.
Una nuova opera site specific prodotta per la mostra al MAXXI, Ocean Pavilion, costituisce parte del lavoro di ricerca di Oscar Tuazon effettuato sull’acqua quale mezzo di conduzione e materiale scultoreo. La facciata a cascata suggerisce che le questioni pragmatiche di conservazione dell’energia e circolazione dell’acqua possono lasciare il posto a visioni futuristiche. La finestra d’acqua funge da lente, un dispositivo ottico che ci permette di vedere il mondo attraverso uno strato liquido. Questa cascata perpetua è accolta in un esoscheletro di alluminio e nodi ottenuti mediante stampa in 3D, che ricreano un padiglione visto come dispositivo fisico e attivatore di coscienza. È un luogo in cui interrogarsi sul posto che occupiamo nel mondo naturale e il nostro rapporto con l’acqua, elemento da cui dipendono le nostre vite.
Il video in mostra Cedar Spring Water School racconta la storia del movimento guidato dagli indigeni per proteggere il cedro bianco, un albero geneticamente unico presente in un solo luogo al mondo: un’alta valle desertica nella regione del Great Basin, nel Nevada nord-orientale. Secondo gli anziani delle tribù Goshute e Shoshone, che hanno lottato per proteggere questo ecosistema unico al mondo, la violenza della storia colonialista che ha interessato questa terra viene riprodotta attraverso una logica di estrazione che considera l’acqua non come la base della vita, ma, piuttosto, come una merce. In collaborazione con le comunità Goshute e Shoshone, Tuazon ha fondato la Cedar Spring Water School, un’organizzazione no-profit dedicata alla conservazione delle tradizionali conoscenze ambientali di questo ecosistema incontaminato e della falda acquifera sotterranea che lo tiene in vita.
In Floating Flower, ispirandosi alle tecniche di marmorizzazione della carta, Tuazon utilizza i pigmenti per creare motivi fluidi, catturando il movimento dell’acqua grazie all’uso del colore. Attraverso il processo performativo della pittura, Tuazon prova a imprimere i pensieri sull’acqua come se dipingesse direttamente su di essa. Imparando dal comportamento dell’acqua, cerca un metodo mutevole capace di registrare i movimenti di questo mezzo, come una bolla che galleggia sulla superficie di un fiume. Specchio trasparente, l’acqua registra l’intero ambiente circostante: ogni colore, ogni dettaglio.
Building (2023) di Oscar Tuazon è al tempo stesso un modello architettonico in scala, un disegno nello spazio e un padiglione per incontri pubblici all’interno dello spazio espositivo. Si tratta di un modello in scala 1:2 della casa su cui Tuazon e la sua famiglia hanno lavorato negli ultimi dieci anni, nella foresta pluviale di Hoh, nella costa nord-occidentale del Pacifico: un esperimento di vita autosufficiente caratterizzato da un sistema di filtraggio dell’acqua piovana. Una scultura con una genesi intima e personale proposta come spazio pubblico, un luogo di sperimentazione pedagogica ove il concetto di casa viene messo in discussione. |
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