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CONVEGNO ARTE

Il mosaico paesistico-culturale in transizione: dinamiche, disincanti, dissolvenze
The XVI International Interdisciplinary Conference
convegno  UDINE, dal 22/09/2011 al 23/09/2011
Il Convegno IPSAPA del 2011 prosegue lo stimolante tema del mosaico paesistico-culturale. Negli ultimi due anni sono stati esplorati gli aspetti meno appariscenti dei processi evolutivi (il Backstage) e quelli meno ortodossi (il Wonderland). Quest’anno la parola chiave sarà la “transizione” e quindi i partecipanti saranno invitati a riflettere nelle loro presentazioni sulla innovazione, sui ritorni, sulle sfasature tra costruzione e percezione, sulla continua necessità di rinnovare stimoli e modelli logorati dall’uso.

Si raccomanda di cogliere anche le possibili divergenze tra progetto culturale, esigenza economica, realismo progettuale.

Il 150° anniversario dell’unità d’Italia darà anche l’occasione per analisi di lungo periodo, dove i segni della transizione possono essere colti con maggiore chiarezza al di là delle turbolenze del breve periodo.

Le tessere del mosaico divengono sempre più piccole e frastagliate…

Le tessere del mosaico divengono sempre più grandi e indeterminate…

La rete telematica compie questo gioco di prestigio e ci abitua a formidabili sbalzi percettivi.

Aggiunge alle immagini gli elementi lineari, strade, ferrovie, fiumi, e vi sovrappone informazioni generali, funzionali quali edifici pubblici, storico-culturali quali chiese, musei, palazzi. Le fotografie aeree e satellitari sono una innovazione recente, gli altri elementi sono eredi di una lunga tradizione cartografica e della pubblicistica delle guide turistiche, più o meno colte. Ciò che è mutato è la velocità di interscambio tra una dimensione e l’altra, tra un tematismo e l’altro.

La diffusione degli strumenti informativi non è stata uniforme; a livello progettuale si potrebbe dire che fin dai tempi della copertura IGM al 25.000 sono esistiti strumenti importanti per la rilevazione e l’elaborazione del mosaico paesistico, semmai il dubbio è se ora non vi siano troppo layers di informazioni, difficili da coordinare e sintetizzare per giungere alle valutazioni e al progetto.

Diversi sono i tempi della percezione; fino a poco tempo fa l’uomo comune vedeva il mosaico paesistico-culturale in modo praticamente simile a cinquant’anni fa, con grande enfasi sull’impatto visivo e con l’indirizzo delle guide per la localizzazione delle emergenze di interesse culturale, ludico, gastronomico, sportivo, naturalistico…

Oggi la rete, con i suoi motori di ricerca e con le sue possibilità di navigazione, fornisce la possibilità di dominare in rapida sequenza livelli dimensionali e modalità di acquisizione diversificate. In particolare la “navigazione” permette una acquisizione di informazione poco strutturata, e quindi più soggetta a derive scarsamente prevedibili. E’ un andare a zonzo intellettuale, che anticipa e forse sostituisce l’andare a zonzo fisico nell’ambiente sconosciuto, che ora invece diviene tecnologicamente prevedibile.

Questo mutamento della visuale si unisce alla diffusione delle reti sociali, che creano la possibilità di rapide aggregazioni movimentistiche monotematiche, per cui certi elementi prima rimasti nello sfondo possono emergere con improvvisa risonanza. Nell’ultimo cinquantennio la possibilità di imposizione tematica era stata affidata ai mass media, primo fra tutti la televisione; ciò aveva comportato grandi mutamenti di percezione nel mondo culturale, allargando enormemente la base delle persone coinvolte, ma al contempo allargando di molto i confini della cultura, fino a includervi forme cosiddette minori di letteratura e di arte.

In questo nuovo momento di transizione della tecnologia si deve valutare l’impatto che le nuove forme di rapporto sociale stanno avendo sia dal punto di vista propositivo e decisionale, sia dal punto di vista della percezione paesistico-culturale, con relative soglie di attenzione, di tolleranza, di desiderio.

Quanto spazio si creerà per il ritorno ai paesaggi di un tempo, in una ricostruzione filologica, quanto spazio per paesaggi di innovazione o di creazione fantastica, quanto spazio ci sarà per l’equilibrio e per il buon gusto, quanto si dovrà cedere al kitsch?

Il mosaico paesistico-culturale presenta le dinamiche proprie di tutte le strutture della conoscenza organizzata. Troviamo la tendenza all’assimilazione, alla creazione di tessere sempre più grandi in cui non viene più colta la suddivisione fine, che ha portato ad esempio alla tolleranza verso lo sprawl urbano, che ora viene elegantemente qualificato con l’appellativo di “città diffusa” (Burelli).

La accompagnano la tendenza all’omogeneizzazione, per cui gli elementi dissonanti e funzionali non vengono percepiti come estranei al sistema, Reazioni sono date dall’incontro con la volontà culturale e progettuale, che spesso cerca effetti di mitigazione da un lato, dall’altro cerca di imporre segni territoriali forti (landmark), sia ripristinando l’esistente sia creando nuove strutture.

Il caso gioca un ruolo importante in questa evoluzione, in quanto grandi strutture che connotano il territorio urbanizzato nascono spesso con motivazioni economiche e funzionali che fanno aggio sull’inserimento nel contesto. Si tratta di complessi ospedalieri, di zone industriali, di quartieri popolari. Quante volte riescono a venire metabolizzati o addirittura a dare un segno positivo e armonico?

Al livello di dettaglio possiamo osservare che esistono azioni di tipo locale, basate sulla progettualità per adeguamento al luogo, azioni di rete conseguenti al trasferimento delle capacità professionali (skills), di cui grande esempio storico fu dato già nel medioevo dai maestri comacini, di azioni globali trasmesse dalla scuola e dall’alta cultura (knowledge), che spesso però rischiano di cadere nell’incomprensione del pubblico e richiedono tempi lunghi per la loro assimilazione.

Si potrebbe pensare che vi siano tre attori in campo: la bellezza del paesaggio, la coscienza critica, le forze dell’economia e della necessità.

La bellezza serve da modello, ma viene continuamente svilita dalle esigenze quotidiane, mentre viene protetta dalla coscienza critica.

La necessità tende ad autoalimentarsi (“l’appetito vien mangiando”) e in genere tende ad attingere alle risorse di bellezza sia rovinandole, sia involgarendole e svilendole (il fenomeno del kitsch secondo Eco); la coscienza critica è la forza che può porre il freno alla dgenerazione.

La coscienza critica tende a diffondersi, ma è frenata proprio dall’eccesso di bellezza, che la ottunde e la banalizza. Essa si alimenta con molta più forza proprio dall’antagonismo del brutto.

Queste componenti, essendo in competizione reciproca, sono necessarie tutte e tre per giungere a situazioni di sviluppo equilibrato. Una analisi dei reciproci rapporti tra queste tre forze può suggerire chiavi di lettura delle dinamiche sia generali che locali degli interventi che incidono sull’evoluzione del mosaico paesistico-culturale.

I segni che contraddistinguono il mosaico paesistico-culturale tendono a perdere la loro specificità con l’uso, così come avviene in ogni sistema semiotico. Vi è dunque una costante dissolvenza che richiede di essere controbilanciata da nuovi modelli percettivi e, prima ancora, culturali. Il mondo tende a dissolversi in una struttura caotica, in cui la lettura e il riordino divengono essenziali a una
corretta percezione.

Le avanguardie, nella loro provocazione audace, tracciano nuovi possibili itinerari, che talvolta vengono adattatati, normalizzati e resi accessibili a un pubblico più vasto. Man mano che aumenta il pubblico diminuisce la forza originaria del messaggio, che tende a ridursi a
stilemi; e questi come le parole possono essere trasferiti ad altri contesti, perdendo ulteriormente il significato originario. In questo modo diviene necessario l’accumulo di stilemi per comunicare un messaggio, e questa ridondanza, spesso eterogenea, tende a generare la facile consolazione del kitsch, dove si dà all’utente l’illusione di partecipare a una operazione artistica (Eco), di cui invece restano
solo gli involucri.

Quante volte l’arredo urbano cade in questi errori? Per dominare efficacemente la dissolvenza è dunque necessario il segno forte della creazione artistica, sia pure provocatoria?

Il disincanto sta sempre in agguato, sia quando rivisitiamo un luogo conosciuto, sia quando vediamo per la prima volta un luogo presentato da altri media.

Nel momento che viviamo un luogo a tutto tondo non possiamo più ignorare le immagini che la memoria o i media riescono a cancellare. Il disincanto può nascere dalla mancanza dell’itinerario di avvicinamento, che pone l’emergenza turistica su un piedistallo artificiale, ormai sconnesso dal territorio, e comunque circondato dalla corona dei servizi, pur necessari, ma spesso troppo male inseriti nel contesto.

Dare poca importanza al percorso comporta anche una scarsa attenzione ai paesaggi del movimento. I movimenti, per ora
pionieristici, per la mobilità dolce danno questo stimolo al recupero dei percorsi del tempo passato, ferrovie e strade dismesse, mulattiere, tratturi…

Nell’occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia questo tema trova una nuova centralità legata alla presa di coscienza della storicità del mosaico paesistico-culturale.
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Tel.: 0432 - 5583.05/04/17
Fax: 0432 - 558302
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http://ipsapa.uniud.it/
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