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MOSTRA ARTE

Fiorella Iori, Marisa Settembrini e Chiara Silva
Mitografie familiari
mostra  MANTOVA, dal 16/04/2011 al 28/04/2011
Mitografie familiari
E' dentro il Novecento che si stempera l'arte contemporanea, o meglio si conforma dentro la storia di un secolo da noi e da molti vissuto attraverso segni e segnali  di paradiso e inferno, distruzione e speranza, quasi una faccia bipolare che si sfoglia e campiona eventi e volti di scienza e sapienza, di letteratura e di arte, di rivoluzione e di ritorno all'ordine.

Non poteva essere altrimenti e non poteva ciò sfuggire a molti artisti contemporanei che in questo contesto hanno avviato, vivacizzato e colto la loro  sfera iconica e/o aniconica. Dico ciò per togliere di mezzo subito ogni parola vuota, ogni fuorviante attenzione verso scelte estetiche fini a se stesse, e operare quella scelta di individuazione della realtà e della storia capaci da sempre di sorreggere, come d'altronde è stato, l'arte dei secoli. Tracce di luci e colori, fiori, segnali di nuvole informali, tutto ci informa di queste esperienze in movimento.

La mostra dal titolo “Mitografie familiari”, riunisce tre grandi installazioni delle artiste italiane, che nella prima decade del terzo millennio hanno fatto il punto sulle sperimentazioni più ardue, sulle declinazioni  emozionali più avvincenti e sulle culture più ermetiche del nostro tempo. Fiorella Iori ha fatto suo un grande fiore sotto il titolo di “Il grande fiore”, un fiore spettacolare, un fiore mobile, di un rosso  che irrompe sulle azzurrità primaverili e si pone omaggio a un  mondo neoliberty. Non è poco in questa dichiarata bufera di inizio millennio, che trascura la terribilità della poesia che passa attraverso le mute lettere di un alfabeto puramente interiore, ponendosi in quella rete balenante di allusioni. La persistente inerzia metafisico-cromatica, la ricerca archetipica, gli episodi figurali della ricchezza plastica, il paesaggio interno realizzato in uno spazio brevissimo, la quiete ingannatrice dell’attesa come grido di tensione esplosiva, il gesto veloce e deciso, l’allusività espressiva teatro d’una magia di nebbia e di fuoco, i colori forti e cupi da scuola pittorica romana.

La pittura di Fiorella Iori da qualche tempo vive e attinge suggestioni formali nell’estetica del sublime, la quale, iniziata nel settecento ha influenzato ben due secoli, connotandosi di romanticismo e di simbolismo,  e alimentando non poche correnti del novecento, si muove verso la costruzione di uno spazio e di una immagine l’universo percettivo dei colori. Marisa Settembrini omaggia la sua installazione a Girolamo Comi, poeta che dedicò un poemetto “Canto  per Eva” alla donna; ma le intere sequenze si raccontano anche come omaggio alla donna e alla sua femminilità, al cogliere suggestioni, aromi, e irrequietudini in un clima di smorfie e melodie e  sogno che si lega alla vita.

Da anni Marisa Settembrini sembra riscrivere a colori un’Anabasi, cose viste, cose catturate, mescolando cronaca e cultura, arte e mestiere. Il tempo passa ma l’Avanguardia non è fuggita, così Marisa Settembrini vive la sua Avanguardia in un  modo che sa d’altramodernità, portandosi verso orizzonti nuovi senza tralasciare le  vecchie orme che si leggono persino nel  segreto delle parole, dei segni e delle onde di colore, dalle nuvole laboratoriali che stringono l’immagine, le immagini del mondo, fermate proprio in quella fissità  che reclama sia la potenza espressiva, sia il senso intimo dell’apparizione, sia l’espressione del bello che racchiude l’immagine in cornice, sia l’espressione suggestiva della riflessione filosofica. Infine un “Viaggio nel viaggio” di Chiara Silva, sottile magia di reperti divenuti in parte tenda, capace di farsi magica architettura spaziale e racconto di colori e di memorie, ed anche lo scenario di carte a mo’ di libro aperto su un grande tavolo e a parete pronto a far cogliere il rapporto tra natura e cultura vissuto come rispecchiamento dei sentimenti umani.

C’è una sorta di intima trasparenza nella produzione recente di Chiara Silva, giovane artista italiana di vivace talento, che lascia leggere un dettato estetologico di portata eccezionale, un percorso di equilibrio dinamico del creato, un ritmo di pure e semplici analogie di macchie e colori, allineato a una spettacolare crescita interiore. La faccia di quest’arte ha una fisionomia generazionale emersa pennellata dopo pennellata, infinite pennellate, come infiniti sono questi paesaggi d’infinito deflagrati  da sfrangiamenti di colore e una pluralità di superfici che si compongono in una immagine ricca di molte dimensioni, di visibili libertà dove tutto prende a palpitare, pulsare, oscillare.

Paesaggi in cui lo spazio e il tempo sembrano condensarsi in una storia impercettibilmente stratificata attraverso ogni segno, ogni ruga. Il dato più vero di questa scelta estetologica, poetica, è che la giovane artista italiana si è riappropriata di un’arte carica di interiorità vera, lontana dalla concettualizzazione dell’arte, ponendosi fuori dalla distanza fra l’opera e chi guarda.
Carlo Franza
 
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ARTE & OBJECT DESIGN
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