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Ultimato a Shanghai progetto firmato da Silvio D'Ascia e AREP
Made in Italy per il nuovo polo tecnologico
Autore: roberta dragone
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28/09/2010 – È quasi ultimato a Shanghai il D.d.d.p.c (Derivatives Development and Data Processing Centre), il nuovo centro informatico di calcolo per i prodotti finanziari della Borsa di Shanghai. Il progetto porta la firma dell’architetto italiano Silvio D’Ascia, alla guida dell’omonimo studio con sede a Parigi, vincitore nel 2005 del concorso internazionale di progettazione con Arep e Smad. 
 
L’imponente complesso sorge nella periferia della città, su un terreno di circa 10 ettari di superficie (un rettangolo di 420 m x 230 m) circondato a Nord da un’asse urbano importante (Weisan Road) e a Sud da un piccolo fiume (the Zhaungjiabang River). Si compone di 14 edifici che occupano una superficie complessiva di quasi 94mila metri quadrati, oltre 10mila mq di parcheggio interrato.
 
Ispirato all’estetica digitale e all’universo informatico, il nuovo polo tecnologico ospita le attività di produzione, ricerca e di svago in volumi concepiti come componenti della scheda madre di un grande computer; collegati tra loro da percorsi pedonali il cui disegno in pianta ricorda i circuiti elettronici che connettono le diverse parti di un micro processore.
 
A est sorge il Data Processing Centre (DPC) – 10mila mq di superficiecentro nevralgico del complesso dove avviene calcolo e registrazione dei derivati della Borsa. Si tratta della “scatola nera”, che ospita l’attività principale del centro, inaccessibile al pubblico. La sua funzione vitale è tuttavia rivelata da pannelli metallici grigio antracite sulla facciata e dalla trama pixelata di aperture dalla distribuzione irregolare che ricordano la visualizzazione grafica dei calcoli aleatori dei microprocessori.
 
A nord una serie di edifici direzionali (6 blocchi di 5 piani ciascuno per 24 m di altezza – 51mila mq) identifica il fronte urbano del complesso. Le facciate color terra bruciata, in continuità con la copertura, ne sottolineano l’allineamento con il principale asse urbano lungo la Weisan Road. I sei blocchi sono collegati tra di loro da hall trasparenti che permettono il passaggio visivo dalla città verso il fiume attraversando la sistemazione paesaggistica del sito.
 
A sud 3 edifici di 2 e 3 piani ospitano i Centri di ricerca e formazione. La loro architettura – volumi in granito nero al primo piano posati su una scatola di vetro ed alluminio al piano terra – ricorda l’immagine dei microchips, con le lame verticali laterali a doppia altezza in acciaio metallizzato.
 
Al centro del lotto trova spazio il centro per lo sport e il tempo libero, rivestito di pannelli metallici dorati. Diversamente dalla “scatola nera” che ospita il Data Processing Centre, il centro sportivo (3500 mq) è una “scatola d’oro” che attira lo sguardo.
 
A ovest sorge l’hotel, un grattacielo di 40 metri distribuiti su 10 piani (12500 mq), che segna l’ingresso del sito. La torre si compone di due lame strutturali, rivestite in terra cotta color marrone, che incorniciano dietro una facciata vetrata la circolazione verticale dell’edificio.
A sud-est della torre, il centro conferenze e di formazione ospita un auditorium da 480 posti e 3 sale di formazione da 100 posti a sedere ciascuna. Anche questo edificio è rivestito in terra cotta marrone.
 
Di fronte all’ingresso principale sorge il Centro delle esposizioni (4500 mq). La facciata principale è rivestita in terra cotta marrone, mentre il retro dell’edificio è rivestito con elementi metallici che ricordano lo schema dei chip informatici.
 
“Il concept delle facciate degli edifici del DDDPC – spiega D’Ascia – trae la sua ispirazione dai celebri trigrammi cinesi.
In realtà si tratta di composizioni geometriche basate sulle molteplici combinazioni di due tipi di rettangoli di lunghezza diversa disposti su tre linee parallele sovrapposte che simbolizzano valori umani e sociali, elementi della natura: la forza, la ricchezza, il potere, il fuoco, la terra, l’aria. Al momento della composizione delle facciate, l'idea è stata quella di prendere spunto proprio dalla geometria dei trigrammi per organizzare la trama delle bucature introducendo però una sorta di meccanismo “dissacrante” di slittamento delle composizioni geometriche originali a cui non era necessario fare riferimento specifico. Il dispositivo ha permesso inoltre di integrare nella trama delle bucature la grande quantità di griglie di ventilazione meccanizzata in entrata ed in uscita necessarie per i vari volumi funzionali”.
 
Con la chiusura nel luglio scorso della seconda fase del cantiere, è stato completato il complesso edilizio ad Ovest del sito con 4 dei 6 blocchi uffici e con gli edifici della parte dedicata al pubblico, lo Spazio Espositivo, il Centro Sportivo e per il tempo libero, ed il Centro di Conferenze con la piccola torre dell’Hotel.
 


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