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Milano: il progetto di Archea per l’area ex Ansaldo
I vincitori ex aequo collaborano per conciliare le due soluzioni
Autore: roberta dragone
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MILANO: IL PROGETTO DI ARCHEA PER L’AREA EX ANSALDO
21/02/2006 – Lo studio Archea Associati di Firenze ed il californiano Michael Maltzan Architecture vincevano ex aequo ad ottobre scorso il concorso di progettazione indetto da Pirelli Real Estate per l’area ex Ansaldo di Milano, in zona Bicocca. I due studi sono stati successivamente invitati a collaborare per dare forma ad una terza soluzione che, lungi dall’essere una mediazione tra i due progetti presentati al concorso, possa configurarsi come il risultato di un ripensamento ad opera di entrambi.

Il concorso richiedeva la progettazione dell’area Grande Bicocca a Milano. Si tratta dell’area compresa tra viale Ansaldo, via Chiese e viale Sarca, che si estende su una superficie complessiva di 60mila metri quadrati circa, divisa dal bando in due lotti. Questo prevedeva la realizzazione di un edificio uso uffici sul primo lotto di 52mila mq, e la distribuzione di usi compatibili nei restanti 8mila mq, prevalentemente a destinazione commerciale. Veniva inoltre richiesta la realizzazione di parcheggi, in prevalenza interrati, per una superficie di 17mila metri quadrati circa.

Studio Archea Associati, con Marco Casamonti, e Michael Maltzan sono stati scelti ex aequo per la capacità dimostrata da entrambi di rispondere ai requisiti del bando. Tra questi particolare importanza ha rivestito il criterio della sostenibilità ambientale, che il concorso richiedeva secondo i parametri della metodologia “Green Building Challenge” - un network composto da Istituti ed Enti pubblici e privati appartenenti a più di 20 nazioni nato con l’obiettivo di sviluppare e sperimentare un nuovo metodo per la certificazione della performance ambientale degli edifici che possa divenire in futuro uno standard di riferimento a livello mondiale.
Il gruppo di Casamonti ha proposto pannelli solari, raccoglitori per l’acqua piovana e impianti di raffreddamento a ghiaccio. Lo studio californiano ha invece immaginato acciaio riciclato ed un particolare sistema che assicura raffrescamento naturale in estate ed una giusta illuminazione nel periodo invernale.

Il progetto dello studio californiano propone una struttura composta da due torri a pianta quadrata, di diverse dimensioni, che sono collegate a 20 metri circa di altezza da un ponte in vetro.
Archea propone invece un’unica struttura di 52mila metri quadrati, scavata all’interno per dare spazio a corti, giardini, piazze e pozzi luce. Un’architettura senza frammentazioni, che gioca su “pieni” e “vuoti”, corti e vuoti interni dalla forma cilindrica.
I due studi intraprenderanno a breve una collaborazione per una possibile integrazione dei due progetti. Entrambi hanno manifestato entusiasmo all’idea di lavorare insieme; resta nonostante questo il punto interrogativo sulla notevole sfida di conciliare le numerose e differenti soluzioni tecniche adottate.

Il progetto firmato da Marco Casamonti dello studio Archea
Il principio ispiratore del progetto firmato dallo studio fiorentino Archea (nelle foto) è “il vuoto come sistema ordinatore dello spazio pubblico come anche dello spazio di lavoro, garantendo continuità tra la quota urbana ed i livelli sopraelevati degli edifici insediati”. Un tessuto spaziale complesso – si legge nella descrizione del progetto - fatto di concavità e convessità, di volumi intorno ai quali scivolare o all’interno dei quali disegnare traiettorie di movimento curve e diagonali.
I volumi cilindrici sono proposti come spazi commerciali di fronte al Bicocca Village; un sistema di “alberature artificiali” che richiamano i numerosi gasometri presenti in tutta l’area. Riportiamo parte della descrizione del progetto.

“La configurazione qui presentata è una sorta di spazio bianco aperto a programmi multipli sovrapposti, che possono funzionare simultaneamente ovvero indipendentemente l’uno dall’altro. L’idea di fondo che guida il progetto è che sia possibile per il nuovo sistema insediato, dilatarsi o contrarsi nel tempo a seconda delle esigenze e delle logiche di evoluzione e trasformazione del comparto in oggetto sul quale insiste l’intervento. Sono stati isolati alcuni sistemi principali sui quali concentrare i programmi di gestione ed uso degli spazi:

Uffici
Il progetto consente di supportare differenti configurazioni degli spazi per uffici sia in funzione delle esigenze di una singola società di differenziare e gerarchizzare gli ambiti lavorativi, sia seguendo l’esigenza di suddividere il complesso in una serie di unità immobiliari diversificate gestite da società differenti.

Locali commerciali
L’organizzazione dei locali commerciali tende a superare la logica tradizionale dell’isolato commerciale che vede i negozi al piano terra e gli uffici al piano superiore. Si intende disegnare una sequenza di spazi pubblici aperti che vadano dalla grande piazza inclinata di fronte al cinema multisala fino alla piazza coperta su due livelli, costellata da spazi commerciali che abbiano caratteristiche differenti legate a tipologie di utenza differenziata. All’interno dei cilindri antistanti il cinema multisala e ai primi due livelli dell’edificio di testa del lotto B1 vengono collocati locali commerciali di media pezzatura (1500 mq), disposti su tre livelli e direttamente accessibili dalla piazza e dal parcheggio interrato. Le attività che si insediano al piano terra ed al primo piano dell’edificio nel lotto A, hanno invece caratteristiche differenti: la metratura è più ridotta e, per quanto riguarda la piazza sopraelevata al piano primo, si ipotizza la presenza di caffetterie e ristoranti a servizio del distretto terziario. I primo piano si configura quindi come un luogo ibrido tra la piazza pubblica, lo spazio ricreativo del grande complesso per uffici e lo spazio di rappresentanza dell’intero isolato.

Gli Spazi pubblici
Ci interessa costruire una sorta di narrazione che si sviluppa lungo l’asse trasversale della strada carrabile che unisce i due lotti A e B1, fatta di spazi aperti che siano in continuità tra loro e con gli ambienti via via sempre più privati degli edifici per uffici. In questo senso le piazze ed i giardini funzionano come appendici esterne o, per meglio dire, scoperte, di tutta una serie di spazi collettivi di socializzazione che si organizzano all’interno dei nuovi manufatti. La piazza coperta del lotto A è in rapporto diretto con il tracciato pedonale che si collega al parco antistante viale Sarca, ma è anche la naturale prosecuzione della piazza sopraelevata. Se esiste un sistema di collegamento diretto attraverso le dieci colonne scale e ascensori che dal parcheggio interrato conducono ai sei livelli degli uffici, la piazza sopraelevata è connessa alla quota della piazza coperta attraverso una serie di rampe e scale mobili aperte sulla piazza stessa che intercettano i locali commerciali, i ristoranti e le caffetterie in una sorta di spazio pubblico continuo e tridimensionale. Allo stesso modo i cilindri del lotto B1 si collocano come oggetti astratti nello spazio aperto della grande piazza inclinata, intercettando i percorsi ed i flussi degli utenti e degli operatori, quasi come “stanze chiuse”, parte di un sistema più ampio e complesso: cilindri pieni in contrapposizione dei vuoti dell’edificio A. Ciò che è spazio asportato in un lotto è oggetto che genera lo spazio nell’altro lotto”.

  Scheda progetto: Area ex Ansaldo
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