17/12/2025 - Nel cuore della Mongolia meridionale, a pochi chilometri dal nuovo aeroporto internazionale Chinggis Khaan, sorgerà Hunnu City, la futura capitale territoriale pensata per accogliere oltre 300.000 abitanti entro il 2045. Il progetto vincitore del concorso internazionale è firmato dallo studio parigino Bechu & Associés, capofila di un team europeo che include, tra gli altri, SOA Architecture, Parcnouveau, MIC-Hub, Atelier Ten, Future Food Institute e The Climate Company.
Un organismo urbano nato dalla steppa
Il masterplan interpreta la città come un ecosistema vivente, capace di rigenerare più risorse di quante ne consuma. L’approccio progettuale, definito “A new steppe of constellation”, si ispira alla biomimetica, al paesaggio mongolo e alla cultura nomade del popolo Hünnü, da cui la città prende il nome.
La forma urbana non viene imposta, ma emerge dal territorio, seguendo flussi naturali e sociali: quelli dell’acqua (raccolta, riuso), dell’energia (solare, geotermica, vegetale), della biodiversità e della mobilità dolce. Il risultato è una rete cellulare e adattiva di quartieri autosufficienti, distribuiti su un’area di oltre 31.000 ettari, perfettamente integrati con l’orografia della steppa.
Gli Amid Od: stelle di vita per la città del quarto d’ora
Fulcro della composizione sono gli Amid Od, “stelle di vita” ispirate alla forma circolare della ger, la tradizionale yurta mongola. Questi nuclei urbani multifunzionali funzionano come hub climatici e sociali: ospitano servizi pubblici, spazi culturali, produzione alimentare, lavoro e sport, nel raggio di 15 minuti a piedi. Sono anche luoghi di memoria e innovazione, che celebrano l’identità nomade reinterpretandola in chiave contemporanea.
Il paesaggio urbano si articola in un gradiente poroso: densità e vitalità nei pressi degli Amid Od, campi coltivati, giardini e steppa man mano che ci si allontana. L’intera città evolve per cicli e stagioni, secondo un’idea di co-evoluzione tra natura e cultura.
Una visione in nove principi
Alla base del masterplan, nove pilastri progettuali disegnano la filosofia di una città che ascolta e apprende: dalle origini nel paesaggio al rapporto simbiotico tra natura e architettura, dalla resilienza climatica alla cura del suolo come risorsa strategica. Il tempo stesso – con le sue stagioni e i suoi rituali – diventa matrice di progetto.
Come afferma Clémence Bechu, direttrice di Bechu & Associés:
“Hunnu City non è solo un progetto urbano, ma un gesto culturale e ambientale. Una città nata dalla terra, che restituisce più di quanto preleva, celebrando l’unicità della cultura mongola.”
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