Ph. © Gregorio Gonella
13/05/2025 - In occasione della 19. Biennale Internazionale di Architettura, il Negozio Olivetti di Venezia ospita fino al 28 settembre “Formafantasma. The Shape of Things to Come”, un progetto espositivo che intreccia design, critica sociale e riflessione ambientale. Curata da Bartolomeo Pietromarchi, la mostra del duo di designer e architetti Formafantasma affronta il tema dell’impatto ambientale dell’industria tecnologica con un linguaggio visivo stratificato, composto da arredi, video, animazioni 3D e oggetti iconici della cultura “usa e getta”.
Il progetto si inserisce nella cornice concettuale della Biennale 2025 esplorando le connessioni tra design, scienza e architettura, e rilancia il valore del design come strumento di consapevolezza e trasformazione.
“In questa ottica, non si tratta solo di un’operazione estetica o funzionale, ma di un atto critico. È come se ogni oggetto creato o reinterpretato per questo progetto fosse un portatore di memoria, capace di raccontare un percorso – di uso, riuso e trasformazione – che sovverte il tradizionale paradigma di consumo e rifiuto”, affermano Andrea Trimarchi e Simone Farresin, fondatori di Formafantasma.
Fulcro della mostra sono arredi realizzati con componenti elettronici dismessi: materiali carichi di memoria industriale che, riassemblati, assumono nuove forme e nuovi significati. Questo lavoro si innesta in continuità con il progetto Ore Streams, avviato nel 2017, e si sviluppa nel cuore simbolico della cultura del progetto italiana: il Negozio Olivetti progettato da Carlo Scarpa. Un luogo che, come sottolinea la Direttrice Culturale FAI Daniela Bruno, diventa chiave di lettura ulteriore:
“Accanto alle macchine storiche, conservate come pezzi da museo, che testimoniano gli albori di una rivoluzione tecnologica di cui la Olivetti fu protagonista a livello mondiale, gli oggetti realizzati con le macchine riciclate raccontano l’altra faccia di quella storia e gli esiti di quel progresso, non del tutto felici, svelandone alcune ombre e soprattutto gli attuali costi, per l’uomo e per l’ambiente”.
Attraverso filmati come la dissezione di uno smartphone o la rappresentazione dell’obsolescenza programmata, l’allestimento decostruisce visivamente il ciclo di vita dei dispositivi tecnologici, invitando a una riflessione etica sul nostro rapporto con gli oggetti. Una tensione, quella tra contenuto e contenitore, che il curatore Bartolomeo Pietromarchi definisce così:
“Credo che il progetto metta in scena una tensione davvero interessante tra il contenuto e il contenitore della mostra. Da un lato, abbiamo la logica effimera dell'obsolescenza programmata [...], dall’altro, l’architettura di Scarpa e i prodotti Olivetti, che condividono una stessa filosofia su durabilità, estetica e valore sociale”.
Il titolo The Shape of Things to Come, ispirato all’omonimo romanzo futuristico di H.G. Wells, suggerisce una prospettiva progettuale orientata al futuro: riciclo, durabilità, impatto ambientale e giustizia sociale diventano criteri imprescindibili nel fare design.
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