18/10/2022 - Lo studio Sciveres Guarini Associati (Nunzio Gabriele Scriveres + Federico Guarini) ha di recente completato l’intervento di restauro, valorizzazione e rifunzionalizzazione di una parte del Castello di Tutino, a Tricase (LE).
Edificato nel XV secolo, costituì nei secoli un rifugio sicuro per gli abitanti del casale di Tutino. Verso la fine del XVI secolo, divenuto obsoleto rispetto ai dettami dell'architettura militare dell'epoca, il castello fu ceduto dal conte di Alessano Andrea Gonzaga a don Luigi Trani. Quest'ultimo ne ampliò e trasformò la struttura per farne una dimora signorile. Divenuto successivamente di proprietà della famiglia Gallone, ultimi baroni di Tutino, passò poi nelle mani della famiglia Caputo che ne destinò gli ambienti alla lavorazione del tabacco fino agli anni Sessanta del secolo scorso.
Oggi l’attuale proprietà ha deciso di trasformarlo in un’officina d’arte e un centro culturale per la penisola salentina e il resto del mondo.
Un centro dedicato alle sette forme d’arte, ma anche ai cinque sensi, dove ritrovarsi tutto l’anno e partecipare alle tante iniziative per gli abitanti del luogo, per i turisti, ma soprattutto per i giovani, che potranno contare su un luogo di riferimento dove apprendere, esprimere e sviluppare le loro capacità artistiche e culturali.
Il castello ospiterà festival, manifestazioni, presentazioni di libri e di film, esibizioni, concerti, laboratori per imparare i balli, l’artigianato, la cucina.
Eventi che partendo da un legame con la penisola salentina, comunichino a una visione del mondo più universale.
Il progetto architettonico e di recupero degli spazi
Il progetto del Castello di Tutino può avere due gradi di lettura separati: uno di esplicito restauro, l’altro di innesto contemporaneo. Il primo si pone come obiettivo il recupero del manufatto architettonico e di miglioramento della salubrità degli ambienti con un approccio conservativo; il secondo riguarda l’innesto di microarchitetture in grado di assolvere alle nuove funzioni.
Il restauro del complesso monumentale si pone nei riguardi del manufatto medievale con rispetto e secondo la logica conservativa del minimo intervento.
Il riuso previsto dalla committenza (polo culturale delle arti salentine), ha fatto sì che negli spazi interni, in seguito all’attento restauro, venissero inseriti una serie di iperarredi che, in base al loro posizionamento e alle relazioni spaziali innescate, consentissero che l’antica struttura generasse nuova energia senza snaturarne il carattere.
Le funzioni di sala spettacolo, ristorazione e caffetteria sono innestate all’interno dei singoli ambienti con l’obbiettivo di mettere a sistema i vincoli spaziali dettati dalla struttura, con le nuove necessità senza andare in contrasto con l’involucro esistente.
L’approccio progettuale è stato quello della resilienza intesa come la capacità di un sistema di adattare, organizzare e modificare il proprio ambiente, in funzione delle singole necessità.
Il progetto innesta all’interno di un ambiente statico, come può essere un’architettura storica, degli elementi d’arredo dinamici e contemporanei in grado di soddisfare le esigenze funzionali e spaziali di un centro culturale che ospita diversi tipi di arti locali come danza, musica, teatro, cinema.
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