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Iris Tondo

La nuova bottaia della cantina Mandrarossa di Menfi
Un progetto semi-ipogeo con l’obiettivo di coniugare l’identità del sito e la storia di un territorio antropizzato
Autore: cecilia di marzo
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04/02/2022 - La nuova bottaia della cantina Mandrarossa di Vid’A sorge in un’area di elevato interesse paesaggistico, situata nella periferia meridionale della Città di Menfi.
Il manufatto si trova su una collina posta a circa 90 m s.l.m. ed è organizzato in vari livelli adagiati sul terreno in modo da utilizzare la morfologia del sito per interagire completamente con il paesaggio di vigne ed ulivi della campagna menfitana, il cui sfondo è il mar d’Africa.
 
L’idea dei progettisti è stata quella di “pensare” la costruzione come una “terrazza” modellata sulle curve di livello; il risultato dell’operazione è un edificio a tre piani quasi completamente celati nel pendio naturale, ma denunciati all’esterno tramite un basamento in cemento colorato, orientato a sud ovest, su cui poggia un corpo rettangolare con tetto inclinato. Quest’ ultimo è, dunque, il livello più alto della struttura e costituisce la zona di accoglienza iniziale, nonché il Wine-Shop della cantina.
Da qui si diparte un sistema di collegamento verticale atto a generare un percorso esplorativo che, tramite una passerella con struttura metallica posizionata ad una quota intermedia, permette al visitatore di osservare dall’alto gli ambienti della bottaia nella quale sono organizzate 15 botti da 50 Hl, circa 100 barriques e due zone destinate a riserva vini.

Il percorso della passerella trova la sua conclusione all’interno di una sala degustazione con due grandi aperture verso il suggestivo paesaggio, denunciate all’esterno, sulla facciata principale, da due elementi parzialmente a sbalzo che interrompono la rigorosità del basamento.
 
Dal punto di vista dei materiali sono stati utilizzati dei rivestimenti che, data la dimensione importante della costruzione, riescono ad integrarla il più possibile con i colori del paesaggio circostante; per questo motivo i corpi di fabbrica che emergono dal piano basamentale e i volumi della sala degustazione sono rivestiti in legno mentre, il basamento, è stato realizzato in cemento colorato con pigmenti simili al colore della terra locale.
 
Considerando che l’assunto del progetto è stato quello di generare un manufatto che lavorasse con la morfologia del sito, parte della copertura dell’edificio è stata pensata come un tetto giardino che rende la costruzione una modellazione della collina. Sia nel tetto che in tutte le aree pertinenziali dell’edificio sono state messe a dimora essenze tipiche della macchia mediterranea e lo stabilimento esistente verrà schermato tramite la piantumazione di alberi ad alto fusto.
 
Questo progetto semi-ipogeo ha avuto come obiettivo quello di coniugare l’identità del sito e la storia di un territorio antropizzato puntando a diventare un landmark riconoscibile del luogo.
Partendo dalla consapevolezza dell’impatto ambientale che tutti gli edifici industriali di elevata dimensione hanno sul territorio, si è posto l’obbiettivo di ridurlo al minimo orientando la scelta progettuale su una struttura semi ipogea che puntasse all’integrazione nel contesto territoriale. L’edificio, scavato nel terreno, si integra perfettamente nell’ambiente circostante ed il contatto con esso contribuisce a mantenere il livello di umidità stabile all’interno della sala barrique in modo da favorire le condizioni per la conservazione del vino.
 
L’esposizione dell’intero complesso è stata pensata per ottimizzare l’uso della radiazione solare in ogni periodo dell’anno, le facciate a sud sono protette da uno sporto ligneo della copertura che favorisce l’ingresso della radiazione solare nel periodo invernale e lo impedisce in quello estivo.
Le altre superfici verticali non vetrate presentano molte aperure, ma di dimensione ridotta in modo da permettere un’illuminazione completa degli interni senza i problemi dell’irraggiamento diretto.
Il tetto giardino costituisce una coibentazione naturale delle superfici orizzontali grazie allo strato di terra che ospita la vegetazione. Infine, l’impiego di materiali naturali come il legno per tutto il rivestimento della zona di accoglienza diminuisce l’emissione di CO2.
Gli impianti sono alimentati dall’energia prodotta tramite l’impianto fotovoltaico della già esistente Cantina Settesoli.
 

  Scheda progetto: Mandrarossa Winery
Lamberto Rubino
Vedi Scheda Progetto
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Vid’A

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