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Nel Padiglione della Svizzera c'è “un’abitazione impossibile”
'Svizzera 240: House Tour' è una sequenza labirintica di prospettive interne
Autore: cecilia di marzo
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01/06/2018 - «Svizzera 240: House Tour» è l'installazione architettonica, premiata con il Leone d'Oro, ubicata nel Padiglione svizzero della 16. Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia.
Mediante la celebrazione di una forma particolare di rappresentazione architettonica, ossia la «house tour», l’esposizione focalizza  l’attenzione sugli interni senza arredi degli alloggi contemporanei.
La visita di una casa offre una percezione non lineare, ad altezza d’occhio dei suoi interni. Questa prospettiva si traduce in una serie di immagini che classificano l’alloggio in base alle proprietà e alle emozioni prodotte dalla quintessenza della sua forma architettonica: un volume di ±240 centimetri con pareti bianche, battiscopa, pavimenti in legno o piastrelle e componenti e rifiniture standard.

Il pubblico della Biennale Architettura 2018 è invitato a entrare nel Padiglione svizzero e visitare gli interni ubiquitari di un’abitazione. Ciò che è allestito nel Padiglione svizzero non è una «casa», ma la visita di una casa: gli ambienti interni sono realizzati in scala variabile e poi uniti, formando una sequenza labirintica di prospettive interne.

Per la preparazione di questa mostra, il team di curatori ha raccolto un gran numero di fotografie di ambienti interni senza arredi tratte dai siti internet di studi di architettura svizzeri. Concentrando l’attenzione sulla struttura spoglia dell’abitazione, tali immagini pongono in primo piano una superficie iconoclasta che storicamente ha eluso lo scopo della rappresentazione architettonica nascondendosi dietro la promessa di razionalità e controllo del progetto architettonico. Come le pareti bianche delle gallerie d’arte o delle chiese protestanti, le pareti di un appartamento non sono mai state pensate per essere guardate.

Secondo Alessandro Bosshard, Li Tavor, Matthew van der Ploeg e Ani Vihervaara, gli architetti di «Svizzera 240: House Tour», la presenza paradossale dell’immagine degli interni privi di arredi implica una sfida alla tradizione della “non-apparenza” degli interni e prelude a una sensibilità architettonica alternativa attraverso la quale reinterpretare questa più intima superficie di contatto tra architettura e società.

L’installazione rovescia il modello classico dell’esposizione architettonica, poiché, invece di rappresentare la costruzione (o ricorrere alla rappresentazione per costruire), gli architetti costruiscono la rappresentazione. La costruzione dell’installazione ricalca più i principi dell’immagine di un appartamento che quelli di un appartamento reale.
L’incapacità dell’immagine di rendere la scala, le dimensioni, la profondità e la prossimità spaziale è presentata in forma costruita al visitatore, che entra in un’abitazione impossibile.
Durante la visita, quest’ultimo non è più abitante, costruttore o acquirente – e nemmeno un ricercatore o un architetto – ma diventa un soggetto architettonico del tutto nuovo, un turista di case.

Riallacciandosi a «Freespace», il tema della Biennale Architettura di quest’anno, «Svizzera 240: House Tour» sottolinea che la pertinenza dell’architettura non risiede soltanto nella sua capacità di edificare spazi generosi, ma anche nella sua abilità di costruire rappresentazioni che, sollecitando vie alternative per vedere o coinvolgere il mondo, siano in grado di cogliere potenzialità nascoste anche nelle condizioni architettoniche più restrittive.


  Scheda progetto: Svizzera 240 - House Tour
Wilson Wootton © Wilson Wootton, Alessandro Bosshard, Li Tavor, Matthew van der Ploeg und Ani Vihervaara
Vedi Scheda Progetto
Wilson Wootton © Wilson Wootton, Alessandro Bosshard, Li Tavor, Matthew van der Ploeg und Ani Vihervaara
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Wilson Wootton © Wilson Wootton, Alessandro Bosshard, Li Tavor, Matthew van der Ploeg und Ani Vihervaara
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Wilson Wootton © Wilson Wootton, Alessandro Bosshard, Li Tavor, Matthew van der Ploeg und Ani Vihervaara
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Wilson Wootton © Wilson Wootton, Alessandro Bosshard, Li Tavor, Matthew van der Ploeg und Ani Vihervaara
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