06/03/2018 - La mostra Liu Bolin. The invisible man al Vittoriano racconta la storia di dell’artista cinese, dalla prima perfomance a Pechino fino agli scatti più recenti del 2017 alla Reggia di Caserta e al Colosseo, appositamente realizzati per la mostra romana e qui esposti in anteprima mondiale.
È il 2005: l’amministrazione di Pechino ordina di abbattere il quartiere Suojia Village, dove risiedono molti artisti critici con il governo. Liu Bolin, classe 1973 e ai suoi esordi come artista, si mimetizza con le macerie del suo studio, si fa fotografare e divulga la foto dando il via a una protesta silenziosa e “trasparente”, riscuotendo allo stesso tempo un inaspettato successo.
Inizia così la straordinaria carriera di uno degli artisti contemporanei più talentuosi e interessanti, capace di nascondere forti messaggi sociali attraverso immagini apparentemente semplici, in una
sintesi di molteplici linguaggi quali la pittura, l'installazione e la fotografia.
Le sue performance vogliono essere un messaggio forte e chiaro di ciò che accade nel presente, tra il peso della storia e le conseguenze del progresso.
Nel tempo Liu Bolin si fa fotografare davanti ai più importanti monumenti del mondo, a librerie, a scaffali dei supermercati, a opere d’arte, a montagne di rifiuti e tra gli immigrati; la sua fama cresce fino a quando le sue immagini diventano un’icona per i grandi brand: uno per tutti Moncler, che utilizza per diverse stagioni un camouflage di Liu Bolin per pubblicizzare il proprio marchio, ma anche Tod’s, Ferrari e molti altri.
City del 2005 fino ai giorni nostri, in un viaggio ideale tra la Cina - con i suoi celebri edifici, i suoi miti, le problematiche sociali - e l’Italia. La mostra si snoda infatti dalle origini al Grand Tour di Liu Bolin degli ultimi dieci anni (dal 2008 ad oggi), racchiuso nel titolo Hiding in Italy, durante il quale l’artista si immerge nei luoghi simbolo dell’Italia, da Milano a Verona, passando per Venezia fino a Roma e alla Reggia di Caserta. Un viaggio che continua nel mondo con la sezione Hiding in the rest of the world, in cui l’artista si fa ritrarre a Londra, Parigi, New York, Nuova Delhi, Bangalore.
Nelle tappe di questo itinerario, tuttora in corso, Liu Bolin riesce ad affrontare in maniera neutrale, seppur consapevole, temi sociali di stretta attualità, come la frenesia del consumismo, che emerge in Shelves, o il nodo dell’immigrazione in Migrants, senza tralasciare il glam del Fade in Italy, fino alle Cooperations, ovvero immagini create per campagne pubblicitarie di grandi fashion brand italiani e francesi, dimostrando come l’arte s’intrecci sempre strettamente alla realtà in tutta la sua complessità e contraddizione.
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