15/12/2017 - "Ciò che resta del tempo" è un percorso di ricerca sull'estetica della memoria: lo sguardo su un luogo colmo di assenze, raccontato negli spazi del Quinto Piano di Via Milazzo 10, a Milano.
Una mostra - a cura di Alessandra Dalloli, Nemo Monti, Walter Terruso, con fotografie di Andrea Martiradonna - che ha messo in scena, per una sera soltanto, quella di ieri 13 dicembre, frammenti di memoria, stanze, arredi, oggetti abbandonati.
I segni del lento divenire hanno composto una sequenza di tracce, operando la trasformazione delle superfici.
In questo contesto di preesistenze va in scena un racconto per sottrazione: design degli istanti.
Opere concettuali sono create utilizzando i resti del tempo: frammenti di memoria sopravvissuti alle trasformazioni.
Stanze, arredi, strutture, fratture, si trasformano in elementi di un racconto per immagini: opere di luce, design dell’effimero, del transitorio. Archeologia domestica. Porzioni di significato si succedono attraverso l’uso degli elementi primari: il colore della luce, l’uso dello spazio, le forme della memoria.
Un progetto di opere effimere suscitato dalla forza evocativa di ambienti abbandonati da 40 anni, nei quali scoprire i molti possibili destini di un tempo in frammenti.
Installazioni luminose si alternano a composizioni di elementi; testimonianze di memoria, create per fissare alcuni attimi di un perpetuo divenire.
Andrea Martiradonna è intervenuto a fermare il tempo, interpretando gli spazi prima che fossero oggetto di attenzione, allargando la riflessione dai luoghi fisici a concetti astratti, al rapporto tra tempo, luce, spazio ai diversi livelli di percezione della realtà.
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