12/09/2016 - Nel 1966, Aldo Rossi pubblica L’architettura della città. Al di là di ogni aspettativa, il libro diventa subito un classico a livello internazionale, ridefinendo le teorie correnti sulla città e sulla sua progettazione. Risalendo alle fonti cui Rossi ricorre nella costruzione del libro per esporne tanto il loro contenuto testuale quanto quello iconografico, l'esposizione The Books of the Architecture of the City, a cura di Victoria Easton, Kersten Geers e Guido Tesio, celebra la generosità del libro al di là della fama del suo autore, suggerendo di considerare Rossi come uno dei tanti autori di un progetto collettivo: un libro fatto di libri.
Allestita negli spazi dell'Istituto Svizzero di Milano, dal prossimo 15 settembre 2016, The Books of the Architecture of the City non propone una nuova esegesi dell’ambiguo capolavoro di Rossi. La mostra offre piuttosto una semplice panoramica di tutto quello che Rossi ha voluto includere nel libro. Qui, per la prima volta, tutti i libri de L’architettura della città sono riuniti e resi accessibili assieme a raccolte di fotocopie che mettono assieme – nel loro formato originale – tutti i brani e le immagini citati da Rossi. Un saggio fotografico di Stefano Graziani si accompagna a questi frammenti di testo.
Costruito a partire da una inusuale combinazione di frammenti provenienti dalle discipline, le culture e gli autori più svariati, il libro si offre al lettore come un dispositivo concettuale con cui esplorare la complessità della città contemporanea. Con il passare del tempo tuttavia, sarà l’architettura di Rossi stesso, con tutte le sue tarde semplificazioni e prese di posizione grottesche – a determinare una diversa maniera di intendere il libro.
In occasione del cinquantesimo anniversario della pubblicazione del libro questa mostra si presenta come un esercizio teso a celebrare e – allo stesso tempo – de-monumentalizzare un’opera “mitica”, suggerendo la possibilità e l’opportunità di una rinnovata presa di possesso di L’architettura della città.
L’importanza del libro si palesa nell’incertezza che ci accompagna nell’interpretazione e nella progettazione delle nostre città contemporanee. I problemi sollevati da Rossi negli anni ’60 non sono stati tutti superati: le città sono certamente ancora complesse, la loro storia si riflette ancora in maniera contraddittoria e non-lineare nella loro configurazione fisica, i fenomeni urbani continuano a poter essere spiegati solamente tenendo conto della città come di un tutto. È ancora valida la metafora rossiana della città in forma di libro o del libro in forma di città?
Forse, dato che la costruzione di questo libro è per molti versi il risultato della costruzione dello stesso architetto, è con L’architettura della cittàche si costruisce, per così dire, Aldo Rossi. Tuttavia con questa mostra, smantellando a posteriori questa costruzione, ci prendiamo la libertà di impedire che questo accada, abbracciando la ricchezza del libro senza pregiudizi.
|