11/11/2015 - Da oggi il MAXXI espone le opere di quattro 'transformers' provenienti da quattro angoli del mondo: Choi Jeong-hwa (Seoul, Corea 1961), Didier Fiuza Faustino (Chennevières-sur-Marne, Francia 1968), Martino Gamper (Merano, Italia 1971) e Pedro Reyes (Mexico City, Messico 1972).
I visitatori prenderanno parte all'esperienza di trasformazione secondo quattro step: attraversare una foresta sospesa per scoprire che è fatta di 3000 scolapasta in plastica; sedersi su una sedia che con interventi in vetro e tessuto ha cambiato la sua forma originale; ascoltare la melodia prodotta da un’orchestra fatta di armi; immaginarsi soli in mezzo al mare, aggrappati ad una boa gigantesca.
L'obiettivo è quello di accendere la fantasia, stimolare la riflessione, invitare alla condivisione.
“I creatori – afferma Hou Hanru, Direttore Artistico del MAXXI e curatore della mostra – sono sognatori straordinari. I loro atti creativi sono ispirati da un forte impegno sociale e ambientale nei diversi contesti geopolitici odierni. Sono capaci di trasformare il quotidiano in fantastico e viceversa; trasformano il basso in alto, il vecchio in nuovo, il banale in arguto, il triste in gioioso e il vizio in virtù. Creano così nuove realtà più aperte, incoraggiandoci a vivere pienamente l’esperienza di esseri umani”.
Ad accogliere il visitatore, nella piazza antistante il museo, sarà l’installazione Golden Lotus di Choi Jeong-hwa, un gigantesco fiore di plastica dai petali dorati di 10 metri di diametro che, gonfiandosi e sgonfiandosi, riproduce la sensazione del respiro.
Seguirà il progetto Post Forma, una particolare collezione di sedie che, con interventi di tessuto filato a mano e vetro soffiato, cambiano, si modificano, si trasformano, E’ il progetto di Martino Gamper, nel quale la sedia rappresenta riposo, socialità, dialogo, scambio.
Pedro Reyes, architetto di formazione, amante delle sfide nei confronti delle convenzioni, firma l’installazione Disarm, un'orchestra di fucili e pistole, realizzata con i resti delle armi raccolte e distrutte dall’esercito messicano. L'opera è accompagnata da un giornale con dati, numeri, informazioni sconcertanti sulla produzione e il traffico d’armi.
A chiudere il percorso espositivo, Lampedusa, l’installazione site specific di Didier Fiuza Faustino, artista e architetto che esplora la relazione tra le condizioni sociali del corpo e la produzione dello spazio. Un'enorme boa in polistirolo cui aggrapparsi per salvarsi la vita, è posizionata di fronte alla grande riproduzione de La Zattera della Medusa di Géricault.
In un momento storico segnato dalle trasformazioni globali, i confini fra Arte e Design tendono a fondersi e a confondersi con il risultato di un vero e proprio esperimento sociale.
|