21/12/2006 – Enrique Barés, Federico Barés, Nicolás Barés, Daniel Becker, Claudio Ferrari y Florencia Schnack. Sono i nominativi dei vincitori del concorso internazionale per il la futura sede del CCB - Centro Cultural Bicentenario della Repubblica Argentina da realizzarsi nell’antico Palazzo delle Poste di Buenos Aires.
La Sociedad Central de Arquitectos, ente banditore del concorso, ha inoltre assegnato due terzi premi ex aequo agl architetti Luis Ibarlucía e César Jaimes (Trabajo N° 031- Clave A6) e Juan José Vicario e Juan Ignacio Meoz (Trabajo N° 032- Clave A3). Il secondo premio è stato dichiarato “deserto”.
Menzionati Tom Payne (con Carlos Ventin, Chris Hall y Peter Berton), Flora Manteola (con Javier Sánchez Gómez, Josefa Santos, Justo Solsona, Carlos Sallaberry y Damián Vinson) e Alberto Varas (con Julián Varas).
Due menzioni d’onore (senza premio in denaro) a Pablo Rozenwasser e Valeria Migueles e a Rolando Schere e Jorge Moscato.
Il progetto vincitore ha pensato al Palazzo delle Poste come ad un oggetto chiuso e concluso in se stesso. La proposta intende il Nuovo CCB come punto chiave nella conformazione spaziale del Nuovo Parco Urbano, convertendo la vecchia Posta in un edificio attivo, permeabile e “vibrante” che si integra nella città a partire da un piano di utilizzo, diviso in vari livelli, che conduce i “passanti” dal parco e dalla città direttamente nel centro dell'edificio, trasformando così la sua condizione iniziale da edificio-oggetto in edificio-città. Il nuovo spazio architettonico interno del nuovo CCB è definito da tre elementi singolari:
La Jaula (la gabbia) composta da una struttura metallica (pilastri ripetitivi) a supposto della copertura della corte del vecchio edificio. In tal modo si crea una nuova facciata (interna), transizione tra due tempi storici: passato e presente.
Questa struttura spaziale, costruisce una “cassa virtuale” in cui flottano due volumi rialzati da giochi di luce, ombre e trasparenze e creando uno spazio “magico, fluido e illusorio”.
El Chandelier (il candeliere). Lo studio ha giocato facendo un parallelismo con i grandi candelieri del secolo XIX sospesi nelle hall di teatri e sale da musica, rappresentativi, ancor’oggi, di quelle attività.
Seguendo la logica di un oggetto analogo, questo nuovo elemento architettonico sospende i tre piani della struttura del soffitto, permettendo la visione della sua conformazione geometrica tridimensionale da distinti livelli.
Lo spazio interno contenuto in questo “candeliere contemporaneo” contiene le grandi sale per gli allestimenti temporanei del museo.
Sale di gran flessibilità spaziale che permettono l’adattamento e la suddivisione in funzione delle diverse manifestazioni artistiche.
La Ballena Azul (la balena azzurra)
Paradigmatico dell’intenzione dei progettisti risulta lo spazio progettato per la sala sinfonica, le cui dimensioni e tecniche gli conferiscono un posto centrale nella composizione. Questo oggetto “monolitico” è stato denominato "la balena azzurra".
La grande sala sinfonica sembra una balena che emerge sospendendosi nell’aria.
La sorpresa massima (la tecnica è quella dell’effetto sorpresa del giardino italiano) sarà per chi entrerà nell’edificio attraverso il nuovo piano spaziale, estensione interna del piano-parco urbano.
Il Moby Dick Musical rievoca, infine, un'immagine arcaica, presente nella tradizione culturale argentina: i “mostri della pampa” o big sloths, dei quali tanti viaggiatori hanno riferito nel secolo XIX, ripresi anche dalla letteratura e dall'arte del secolo XX fino ad oggi.
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